“Oggi celebriamo i 1600 anni della fondazione di Venezia, luogo unico e che il mondo ci invidia. Dobbiamo però guardare al futuro e impegnarci affinché, tra un secolo, si possa festeggiare ancora. Gli studi sui cambiamenti climatici e l’innalzamento dei mari parlano del rischio di una città sommersa entro il 2100, altri hanno previsioni addirittura più fosche”. A rilanciare l’allarme in occasione del compleanno della Serenissima è il consigliere del Partito Democratico Andrea Zanoni, citando recenti ricerche legate al riscaldamento globale.
“Non è un tema nuovo: quando ero parlamentare europeo – spiega il consigliere – dal 2011 al 2014, più volte la questione dell’innalzamento dei mari, ripercussione legata ai cambiamenti climatici, è stata al centro delle discussioni in Commissione Ambiente. L’esempio citato era sempre quello di Venezia, un caso eclatante: un gioiello mondiale, con un patrimonio inestimabile di storia e cultura che rischia di essere la prima città a ‘capitolare’. E gli studi più recenti, purtroppo, confermano”.
“Secondo un rapporto coordinato da Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, sul livello di variazioni nel Mediterraneo, senza interventi di mitigazione, entro il 2100 migliaia di chilometri quadrati di aree costiere italiane finiranno sott’acqua: l’innalzamento del mare nei principali porti è stimato in circa un metro, +1,064 a Venezia, seguita da Napoli e Cagliari. E ad oggi, non sappiamo se il Mose, che è stato progettato senza tener conto dei mutamenti climatici e quindi senza la necessità di dover entrare in funzione praticamente ogni giorno, potrà essere davvero di aiuto. Un’altra ricerca realizzata dagli scienziati di Climate Central nel 2019 e pubblicata sulla rivista ‘Nature’ prefigura uno scenario peggiore, con un pericolo concreto entro il 2050 per centinaia di città in tutto il mondo: Mumbai e Calcutta in India, Amsterdam e in Veneto Venezia e Rovigo. Sono previsioni che impressionano: l’Aqua Granda del novembre di due anni fa rischia di essere solo un inizio di quello che potrà accadere sempre più spesso se non interveniamo rapidamente. Occorre accelerare sulla transizione ecologica ed energetica prima che succeda l’irreparabile”, conclude Andrea Zanoni.