Tav veneta, Toninelli: «Decido io sui cantieri». Ipotizzato lo stop alla Brescia-Verona

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«I cantieri apriranno quando lo decido io» . Il ministro alle Infrastrutture e ai Trasporti Danilo Toninelli alza il livello dello scontro con l’alleato Matteo Salvini. Ma a difendere le posizioni nordestine c’è Confindustria che ribatte punto su punto.

La Tav veneta rallenta. Anzi no. Prosegue il braccio di ferro a suon di dichiarazioni fra il ministro alle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli e il Nordest, compatto, con in testa la Confindustria. Il ministro batte i pugni anche sulla tratta Brescia – Padova nonostante sia esclusa dal contratto di governo e sembra un chiaro messaggio all’alleato Matteo Salvini. Nei giorni scorsi ha dichiarato: «I cantieri apriranno quando lo decido io».


I pentastellati restano gli unici a fare le barricate ma, in Veneto, la Lega, con il governatore Luca Zaia in primis, ribadisce ad ogni occasione utile che sul corridoio Mediterraneo indietro non si torna. Nel ciclico contraddittorio col ministro più chiacchierato del governo legastellato, c’è, però, soprattutto Confindustria.

Alfiere della Tav a Nordest è Franco Miller che per gli industriali veneti segue proprio questo tema anche in nome del suo incarico di presidente di Transpadana – Sistemi di Corridoi Europei, il comitato promotore dell’alta velocità per la tratta Lione-Torino-Milano/Genova-Venezia-Trieste-Lubiana. Navigante di lungo corso, Miller, ormai si stupisce poco e sceglie il pragmatismo. «Sì, ho letto le ultime dichiarazioni del ministro ma al momento non mi risulta ci siano stati stop o sospensioni con provvedimenti formali. Il consorzio Cepav Due sta allestendo i cantieri del primo lotto della BresciaPadova, gli espropri sono conclusi». E, in effetti, pare che nel Bresciano, a Lonato del Garda, siano in fase di allestimento gli alloggi degli operai che lavoreranno in cantiere. Del resto, le penali previste in caso di rescissione del contratto sono commisurate alle spese già sostenute. Nessuna convenienza, quindi, a fermare i lavori in attesa dell’analisi costi/benefici che è il mantra di questi primi mesi al Mit per Toninelli. Il ministro prevede di completare la valutazione sulla Tav veneta entro l’anno. Intanto, pochi giorni fa, a Torino si è riunita l’assise di tutte le Confindustrie del Nord per le regioni attraversate dalle nuove rotaie con l’aggiunta dei francesi della Rhône-Alpes. Per il Veneto c’era, appunto, Miller: «Si è fatto il punto, ribadendo l’assoluta necessità, da Lione al confine sloveno, di completare questa ferroviaria. Vorrei ricordare che è l’unica linea che attraversa orizzontalmente il Sud Europa. Una linea che giusto in Veneto incrocerebbe altri due corridoi, l’Adriatico- Baltico e il corridoio Scandinavo. Tre direttrici europee preziosissime per il Nordest».

L’emergenza segnalata dagli industriali ha il volto del serpentone di tir che quotidianamente si riversa sulle autostrade nordestine. «Non lo dico io, il flusso di mezzi pesanti sull’A4 è impressionante – spiega Miller – con i notevoli rischi annessi. Di più. Sta per riaprirsi la stagione dei divieti alle auto per cercare di limitare l’emergenza smog nel bacino padano ma è evidente che se non togliamo dalle nostre strade i camion che arrivano da Lettonia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e così via, non andremo da nessuna parte».

I dati più aggiornati dicono che in Italia solo il 7% delle merci viaggia via ferro, altrove, in Europa, si arriva a superare il 25%. «Per tutti questi motivi chiediamo al ministro di essere lungimirante, – spiega Miller – le infrastrutture che vanno viste nell’arco di 100 anni. Con gli slogan non andiamo da nessuna parte, serve una visione a medio lungo termine. In particolare a Nordest». Curiosamente, il M5s predica la stessa cosa: una visione sulla lunga distanza. Tanto che la ricetta pentastellata non è di «fermare» la Tav bensì di adeguare l’attuale linea storica e far viaggiare le merci di notte. Il passo successivo, l’hanno ribadito spesso anche i consiglieri regionali del Movimento, sarà investire nel binario a levitazione magnetica e quindi sull’Hyperloop. «La levitazione magnetica è molto costosa e nel mondo si limita a qualche esempio. – conclude Miller – Potrebbe diventare la terza generazione di trasporti dopo la nascita delle vie ferrate con Cavour e, ora, la Tav. Ma se ne riparla fra 100 anni. Qui, invece, c’è da risolvere un problema, da cogliere un’opportunità e lo si deve fare rapidamente».

Nel frattempo, fra le contestazioni del M5s restano i conti, troppo salati secondo i detrattori, dell’alta velocità italiana. Un totale di 7,25 miliardi fra Brescia e Padova.

di Martina Zambon, da Il Corriere del Veneto