TAV, vicentini rassegnati? La diocesi no. Don Matteo Zorzanello: “ci sarà impatto sociale e ambientale, cittadini hanno diritto di protestare”

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don Matteo Zorzanello
don Matteo Zorzanello

(Articolo da VicenzaPiù Viva n.5, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

Intervista al responsabile Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Vicenza, direttore della pastorale giovanile e reggente del tempio di San Lorenzo.

Si chiama come il prete investigatore reso celebre da Terence Hill, ha la passione per la chitarra, ascolta Bob Dylan. Don Matteo Zorzanello, è responsabile della Pastorale Sociale e del Lavoro della Diocesi di Vicenza, direttore della pastorale giovanile e con altri quattro sacerdoti della diocesi di Vicenza è reggente del Tempio di San Lorenzo. Il 13 dicembre ha partecipato, con un contributo video, all’incontro con la cittadinanza tenutosi al Teatro Astra e avente come tema la linea cosiddetta TAV, cioè dell’alta velocità, e del suo attraversamento dentro la città di Vicenza. Proprio di questo
tema, centrale nei prossimi anni, e della posizione sua e della Diocesi al riguardo, abbiamo voluto parlare con lui.

Don Matteo, lei è contro la TAV?

C’è stata una riflessione condivisa con la commissione pastorale sociale del lavoro. La questione TAV non è tanto sull’essere d’accordo o meno, bensì riflettere sulle modalità con ì cui i lavori arrivano in città e sulle conseguenze: abbattimenti di case, inquinamento, etc.; c’è stata poca condivisione e poca informazione nei confronti della cittadinanza.
Ci sarà un impatto sulla viabilità, sull’inquinamento, ci saranno molti abbattimenti, tra cui l’albergo cittadino di via Giordano e il centro sociale Bocciodromo. La mia domanda è: siamo sicuri che non ci fossero alternative?

Don Matteo Zorzanello parla sulle scale di Palazzo Chiericati
Don Matteo Zorzanello parla sulle scale di Palazzo Chiericati

Lei teme quindi che il volto della città post TAV possa essere meno sociale?

Siamo sicuri che l’amministrazione attuale, e anche quelle successive, si faranno carico del sociale, ma sono problemi importanti, l’albergo cittadino ospita persone in difficoltà, anche con disagi psichici, che altrimenti sarebbero per strada. C’è un gruppo di lavoro e di pensiero, c’è stato un confronto con il vescovo che ha accolto le riflessioni e ha emesso un comunicato stampa a settembre, i cittadini hanno diritto di dire la loro opinione e di protestare.

Ma lo stanno veramente facendo?

La mia impressione è che ci sia una sorta di disaffezione, di rassegnazione, del tipo “la mia opinione non conta, non posso fare nulla, se il tracciato dei lavori non tocca la mia abitazione allora non importa”; è venuta meno la socialità, la solidarietà. Lo vediamo anche con i dati del volontariato, in calo dopo il Covid. Penso per esempio alla questione Dal Molin, sicuramente diversa, ma oggi non c’è una mobilitazione della stessa portata.

Forse c’è delusione proprio perché le battaglie del passato sono state perse. O magari il movimento no tav viene visto come troppo politicizzato ed estremista?

In passato non si è riusciti a cambiare le cose e allora non si fa più niente, sì. Probabilmente c’è anche questo atteggiamento. Per quanto riguarda il movimento ci sono molte anime, purtroppo il modo di comunicare fa risaltare alcune cose e non altre, è una cosa che avviene sempre. Come ho già detto nell’intervento mostrato al Teatro Astra, vorrei che si provasse a sognare la città del futuro. Per esempio, se si fa la ferrovia allora si punta sui treni e non sulle auto, allora magari non si fa la quarta corsia dell’autostrada.
Invece si fa tutto, c’è una cementificazione sfrenata.

Questo interesse della diocesi vicentina ai temi ambientali segue l’influenza di papa Francesco?

Papa Francesco nell’enciclica Laudato si’ del 2015 ha messo in relazione fede cristiana e cura del creato, sul modello di Francesco d’Assisi: un buon cristiano non può non essere attento alla cura del creato. Nell’enciclica Laudate deum, dell’ottobre 2023, si parla di ecologia integrale: se tutto è un dono, bisogna rispettare le altre persone, la pace, la giustizia, l’ambiente; è tutto collegato, gli effetti climatici creano problemi sociali come l’immigrazione, oltre che problemi di salute.

Perché una città molto cattolica come Vicenza è diventata fredda su questi temi?

Probabilmente i vicentini non vogliono occuparsene perché sanno che la TAV verrà realizzata lo stesso, quindi non c’è la voglia di impegnarsi in una battaglia che si considera già persa in partenza, ma sarebbe importante parlare anche del futuro, di altre opere, di altri casi.

Prossimi eventi?

Sicuramente a settembre, mese del creato, si tornerà a riflettere e guardarsi attorno e a essere protagonisti del territorio; ci saranno quindi nuovi incontri con la cittadinanza.

TAV
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