“La Tav a Vicenza ci preoccupa perché ci sono molti appaltatori da fuori del nostro territorio ma che sul nostro territorio lavorano“. Lo ha detto a Il Corriere del Veneto, nell’edizione vicentina, Claudio Pozza, costruttore vicentino e presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili di Vicenza.
Dalle sue parole si comprende che non ci sono evidenze di infiltrazioni mafiose nell’ambito degli appalti e sub appalti dei cantieri, ma – ha precisato Pozza – “siamo orientati ad agire affinché non ce ne siano nemmeno in futuro“.
Per i lavori della Tav a Vicenza ci sono in ballo 2,2 miliardi euro: una cifra che farebbe ovviamente gola alla criminalità organizzata.
“Stando a Pozza – scrive Federico Murzio – i «rischi potrebbero aumentare quando i cantieri arriveranno in città, laddove lavoreranno molte più imprese con molti più uomini». Ad oggi, sulla tratta Montebello-Altavilla sono impiegati tra le 3.500 e le quattromila persone. Il numero emerge dalla Cassa edile. Non solo. Le imprese di costruzioni o di servizi esterne dalla provincia che operano però nel Vicentino sono obbligate a iscriversi alla Cassa edile locale. Ed è anche da qui che emerge un altro dato: il 15% delle imprese che operano sui cantieri Tav nel Vicentino arrivano da fuori regione“.
Le dichiarazioni sono state rese ieri, a margine di un incontro in prefettura a Vicenza dove i rappresentanti dei costruttori (Ance) hanno firmato un accordo attuativo del protocollo di legalità. Previsti dunque strumenti in mano a forze dell’ordine e imprese per “tracciare” la bontà dei sub appaltatori in merito a eventuali legami con organizzazioni criminali.
Fonte: Il Correre Del Veneto