Si parla spesso in questo periodo di Covid del disagio del mondo della cultura e degli spettacoli, danneggiato economicamente tanto quanto altri settori dal lockdown di marzo e di nuovo oggi dal Dpcm di ottobre. Ma l’allarme di Pier Giacomo Cirella, segretario generale della Fondazione che gestisce il Teatro Comunale di Vicenza, fa tremare i polsi. In un’intervista a Chiara Andreola su VeneziePost infatti a proposito del bilancio il segretario generale si esprime così: “grazie ai minori costi di gestione e attingendo al fondi di riserva, riusciamo a superare quest’anno. Ma nel prossimo, in assenza di aiuti statali e soprattutto di un aumento delle quote dei soci, non sarà così. E il 1 gennaio 2022 il Teatro Comunale di Vicenza chiuderà“.
Abbiamo quindi chiesto al presidente della Fondazione ed ex sindaco di Vicenza dottor Enrico Hüllweck se conferma questa previsione pessimistica, o crudelmente realistica, dovuta ovviamente all’emergenza Coronavirus e non certo a una cattiva gestione. “In questo momento non dobbiamo parlare di chiusura del Teatro, abbiamo bisogno di aiuto da parte del Comune, della Regione, delle banche e dei privati, il bilancio è passivo ma se nel 2021 si esce dall’emergenza Covid non è detto che si chiuda, si riprende a fare spettacoli. Se no che facciamo, distruggiamo il Teatro?“.
Il teatro Comunale non attinge al Fus, cioè a dire non prende soldi dallo Stato, ma non sarebbe il caso di chiedere al ministero un’eccezione data l’eccezionalità appunto dell’emergenza Covid?
“Purtroppo il Teatro non prende fondi statali, d’altro canto vediamo che nel governo non c’è un programma per quanto riguarda la cultura. Quando sono stato presidente la prima volta nei primi 3 anni abbiamo chiuso con 500 mila euro in attivo. Adesso sono stato richiamato in un momento assurdo. C’è una perdita economica dovuta al covid, ma è una situazione che colpisce tutti: industrie, bar, è un dramma, come una guerra. E quindi anche mettendomi nei panni del governo capisco che sia difficile star dietro a tutto. Però dobbiamo darci una mano tutti quanti per cercare di risalire e di farcela – conclude – piuttosto che parlare di chiusura“.
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