Covid, sindacato Aaroi-Emac Veneto a Zaia: “carenza anestesisti non si risolve con breve formazione altri professionisti”

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Aaroi-Emac

In relazione alla situazione del numero di specialisti in Anestesia e Rianimazione in funzione dell’attuale incremento dei ricovero per COVID, l’AAROI-EMAC Veneto, ‘Organizzazione Sindacale Nazionale degli Anestesisti Rianimatori e dei Medici dell’Emergenza e dell’Area Critica, sostiene in un comunicato, contrariamente a quanto affermato dal governatore Zaia,  “che la carenza di specialisti è un fatto cronico e ben noto, dovuto a diverse cause e a responsabilità a tutti i livelli, che l’emergenza in corso ha solo evidenziato”.

Nel comunicato si sottolinea “l’estrema complessità di questa disciplina che praticamente fin dalla sua fondazione richiedeva la specializzazione per l’accesso agli ospedali, quando ancora questa non era necessaria per nessuna altra disciplina, eccetto la radiologia. Quando esisteva il cosiddetto “tirocinio ospedaliero abilitante” questo era di un anno per anestesia e radiologia, invece dei sei mesi delle altre specialità: oggi poi questa complessità è enormemente aumentata”.

“Non è quindi possibile ovviare alla carenza di Anestesisti Rianimatori con una breve formazione di altri specialisti: non è pensabile aprire la rianimazione e tanto meno l’anestesia a chi non abbia effettuato il percorso formativo necessario; risulta, invece, sicuramente plausibile la formazione di Colleghi di altre specialità, come già avvenuto causa emergenza COVID, per gestire nei reparti di degenza ordinaria e semintensiva, i pazienti in situazioni di criticità ma che non necessitino di ricovero in terapia intensiva, anche in collaborazione con l’Anestesista Rianimatore”.

“Per quanto riguarda l’aumento dei ricoveri COVID in terapia intensiva, nel caso si raggiungessero numeri critici le necessarie risorse mediche specialistiche saranno inevitabilmente rese disponibili dalla riduzione dell’attività operatoria e quindi anestesiologica di elezione, che deriverà comunque dalla prevista riduzione di ricoveri programmati e anche dalla inevitabile riconfigurazione delle sale operatorie in terapie intensive in quanto uniche strutture compatibili con le caratteristiche tecniche necessarie a tale livello di assistenza”.

“In tal senso, quindi, nell’emergenza COVID è possibile reclutare Colleghi dalla sala operatoria per incrementare il numero di Anestesisti Rianimatori in Terapia Intensiva, numero che invece risulta paradossalmente ben più critico nell’attività ordinaria che comporta costantemente il ricorso a prestazioni aggiuntive e ore straordinarie, l’accumulo di ferie arretrate non godute – conclude l’associazione – e la difficoltà ad effettuare i percorsi di aggiornamento clinico”.