Teresa Rampazzi, tra le prime donne in assoluto a occuparsi di produzione e diffusione della musica elettronica e d’avanguardia in Italia è una donna vicentina che ricorda, con il suo esempio, che la cultura è creazione, visione e “invenzione”. Questo stesso concetto è al centro del dossier che ha portato Vicenza a essere inclusa tra le dieci finaliste per il titolo di “Capitale della cultura 2024”.
Nata a Vicenza il 31 ottobre 1914 da Leonardo Rossi, proprietario terriero veneziano di famiglia benestante e da Marie Gregorin, casalinga, Teresa Rossi (Rampazzi è il cognome del marito che la donna fece suo) viene incoraggiata fin dalla tenera età di sette anni a studiare il pianoforte dal padre tanto che si trasferisce al conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e qui ottiene il diploma nel 1933.
Proprio gli studi Milanesi e i successivi in Germania stimolano il suo interesse per la musica sperimentale. Nel medesimo periodo conosce il futuro marito Carlo Rampazzi, con cui condivide sin da subito una grande affinità. Per Teresa è l’unico in grado di capire davvero la sua musica e proprio per questo motivo decide di adottare il cognome da sposata, Rampazzi. Nel 1958 l’incontro con John Cage corrisponde alla svolta elettroacustica che culmina con la clamorosa vendita del pianoforte ricomprato dal marito.
Nel 1959 partecipa al ciclo sulla musica d’avanguardia assieme a Bussotti, Metzger, Castiglioni e Carpitella. Stregata dal suono in tutte le sue forme Teresa inizia a studiarlo in ogni suo aspetto: fisico, acustico e psicologico con approccio quasi scientifico. Nel 1963, il suo lavoro di “sperimentatrice del suono” si concretizza con l’entrata in formazione di un gruppo musicale chiamato NPS (Nuove Proposte Sonore).
Tra i titoli prodotti dal gruppo vi sono Ricerca (quattro oggetti sonori) nel 1965, Ritmo (tre oggetti basati sul ritmo) nel 1967 e Interferenze (due sui rumori colorati) nel 1968. Il gruppo in seguito collabora con altri laboratori italiani, come lo Studio di Musica Elettronica di Torino (SMET) e il Centro Nazionale Universitario di Calcolo Elettronico (CNUCE) di Pisa.
Da sempre impegnata nella lotta per lo sviluppo e la diffusione della musica d’avanguardia a Padova, una città di provincia all’epoca culturalmente pigra, ottiene presso il conservatorio cittadino la cattedra del “Corso straordinario di musica elettronica” (1972). Per tutta la durata del corso insegna tecniche analogiche, accostandosi nel contempo alla musica informatica. Il suo primo brano realizzato al computer, al CNUCE, è “Computer 1800”. Tuttavia, nonostante i successi ottenuti grazie al computer Teresa considererà per tutta la vita il pc “il grande mostro”.
Negli stessi anni contribuisce inoltre alla fondazione presso l’Università di Padova del Centro di Sonologia Computazionale, attraverso il quale porta avanti esperimenti impiegando diverse tecnologie, dai nastri magnetici ai sintetizzatori, senza tralasciare i linguaggi della computer music.
In seguito alla morte del marito nel 1983, Teresa si trasferisce per quasi un anno ad Assisi dove approfondisce i suoi interessi nei confronti della musicoterapia, delle religioni orientali, delle lingue straniere (leggeva, scriveva e parlava correntemente francese, inglese, tedesco, russo), dell’astronomia e dell’architettura. Nel 1984 si stabilisce a Bassano del Grappa, costruisce un piccolo studio dotato anche di un sintetizzatore DX7 e con esso compone brani fino ai primi anni Novanta.
Muore il 16 dicembre 2001, all’età di 87 anni, ed è sepolta nel cimitero di Asiago, dove vive la figlia. Rimasta fedele ai suoi principi sul valore della cultura fino alla fine, ha donato la propria biblioteca personale, composta da partiture per pianoforte e saggi, al conservatorio di Padova, dove sono consultabili liberamente, mentre al Corso di Musica Elettronica si utilizzano tuttora gli strumenti da lei donati quando le venne istituita la cattedra.