“La Regione mette in vendita per 16.737.000 euro lo storico stabilimento termale Inps di Battaglia, di cui è proprietaria al 90 per cento. Una decisione frutto della mancanza di progetti, che non porterà alcun beneficio a favore della comunità, come invece auspicavamo”. Così in una nota il portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni, dopo che, nei giorni scorsi, la Prima Commissione ha espresso parere favorevole alla Giunta regionale alla ‘Proposta di aggiornamento del Piano di valorizzazione e/o alienazione del patrimonio immobiliare’.
“Oltre all’ex Inps, saranno alienati le Terme di Recoaro e decine di altri terreni e fabbricati di pregio, tra cui Palazzo Balbi, sede della Giunta e parte essenziale dell’identità del governo del Veneto. Rischiamo – evidenzia il consigliere – di perdere una presenza storica oltre che una capacità di indirizzo dell’economia dei luoghi”.
“A nulla sembrano dunque essere serviti anni di incontri fra il Comune di Battaglia Terme, proprietario dell’immobile al 10 per cento, e la stessa amministrazione regionale per tentare di rilanciare il complesso, attivo fino al 1993, e il settore del termalismo a Battaglia. Si tratta di una sconfitta per l’intera collettività. E’ mancata una strategia lungimirante da parte di chi detiene la stragrande maggioranza della proprietà e purtroppo, oggi unica soluzione pare fare cassa”. “Il rischio concreto è che l’immobile, o quanto meno parte di esso, finisca nelle mani del miglior offerente, in una logica di profitto privato senza un valido ritorno a beneficio dei cittadini”.
“Secondo quanto indicato nell’allegato al Piano delle alienazioni, è prevista, la possibilità di stipulare accordi di valorizzazione, rigenerazione e riqualificazione paesaggistica; un’eventuale cessione, anche parziale, previa autorizzazione da parte della Soprintendenza di ambiti non pertinenziali alla risorsa termale per finalità connesse al termalismo, al turismo e al benessere”. “Inaugurato il 7 giugno 1936 – ricorda Lorenzoni – e intitolato a Pietro d’Abano nel 1943, il Centro termale venne trasformato in sanatorio per i soldati italiani, reduci dai fronti di guerra, per riprendere poi la sua vocazione alle cure termali nel 1947. In funzione tutto l’anno, vantava una capacità ricettiva di 400 posti letto. Successivamente, dal 1983 iniziò un lungo periodo di crisi, fino al 1993, quando l’attività venne chiusa definitivamente. Lasciar andare quel pezzo di storia, come altri complessi in tutto il Veneto – conclude Arturo Lorenzoni – significa venir meno al compito di indirizzo e di salvaguardia delle valenze architettoniche e della memoria collettiva, in capo alla Regione stessa”.