Correvano gli anni 70 del secolo scorso e il cantante inglese Ian Dury spopolava nelle classifiche mondiali col suo “Sex & Drugs & Rock & Roll” – afferma Vincenzo Donvito presidente di Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –.
Erano gli anni in cui gli Usa cominciarono la loro (poi diventata di tutti) “war on drugs”, criminalizzando, più di quanto già non lo fossero, tutte le droghe. In Thailandia diventava realtà il Triangolo d’Oro per la produzione di droghe illegali che finanziavano le rivendicazioni di alcune etnie minoritarie incastonate tra Thailandia, Birmania (oggi Myanmar) e Laos. I grandi viaggiatori (molti italiani) andavano a Bangkok tenendosi ufficialmente lontani da ogni droga, ma non disdegnando il sesso dei noti bordelli della Thailandia.
Cosa succede oggi in ambito droga nel Regno di Thailandia, monarchia costituzionale retta da militari e ultimamente in ebollizione politica, ma sempre con la ferrea presenza del guardiano Usa?
E’ recente la presa d’atto governativa che la cannabis fa economia, interna e per export: grandi terreni trasformati in piantagioni di cannabis, essenzialmente per uso medico. Che si aggiunge ad un progetto sperimentale che consente ai cittadini di coltivare sei piante di marijuana per famiglia, erba poi venduta al governo per uso medico (1).
E’ di questi giorni la depenalizzazione del kratom, un albero le cui foglie contengono composti psicoattivi, simili agli oppiacei, e vengono consumate per il loro effetto sull’umore, come antidolorifico e afrodisiaco. Più di 10mila persone, incriminate e detenute, sono state liberate e pulite le loro fedine penali (2).
Tutto questo in un Paese che sicuramente non è un punto di riferimento democratico nel mondo e neanche nel sud-est asiatico. Paese in cui vige la pena di morte anche per traffico di droghe e, se si insulta qualcuno della casa reale, si va in galera da 3 a 15 anni.
In Thailandia succede, a dispetto di diversi Paesi “occidentali” (si pensi a Giappone o Corea del Sud, per restare in zona Oriente non-comunista) che sta cambiando l’approccio verso le droghe, non più bandite ma usate per diventare ricchi, al proprio interno ed esportando legalmente per altrettanto uso legale, nei Paesi “occidentali”. Un approccio, cioè, pragmatico. Premessa di scuola per buona parte di un mondo che con droghe illegali finanzia contadini, popolazione (vedi Afghanistan -3) e terrorismi e delinquenze con ramificazioni fin sotto le nostre case. Un pragmatismo che sembra mediato da quelle culture economiche liberali americane (spesso di marca repubblicana) che creano imbarazzo al Paese più grande consumatore di droghe illegali, gli Usa.
Premessa di scuola che sembra esentarsi dal tipo di regime in cui si materializza, e che ci fa capire quanto sia futile e deviante l’approccio ideologico alle droghe che è nelle leggi proibizioniste dei “nostri” Paesi. E che ci fa dire, gioiosamente, che la Thailandia sta diventando la materializzazione della canzone di Ian Dury, “Sex and drugs and rock & roll”.
1 – https://droghe.aduc.it/notizia/cannabis+legale+si+puo+coltivare+anche+casa_138171.php
2 – https://droghe.aduc.it/notizia/kratom+depenalizzato+oltre+10+mila+incriminati_138177.php
3 – https://droghe.aduc.it/articolo/droghe+talebani+non+solo+come+combatterli+cambiando_33067.php
Vincenzo Donvito, Aduc