Doveva essere un controllo di routine. O, meglio, le verifiche approntate in quel periodo di Lockdown in cui, anche uscire di casa e transitare in strada , diventava una fattispecie da esaminare con la dovuta attenzione. Infatti la notte del 07 Aprile 2020, una pattuglia della radiomobile della Compagnia di Thiene, procedeva alla identificazione di R.A, utente stradale 33 enne di origine romena, residente in provincia di Padova, sorpreso alla guida di una autovettura in transito lungo la via Zuccola del Comune di Bolzano Vicentino (VI). Nella circostanza, l’utente forniva ai militari l‘autocertificazione giustificandosi che stava lavorando come autista per una ditta di trasporti del bassanese e pertanto stava facendo rientro alla sua abitazione di residenza.
A quel punto i militari del Nucleo Operativo, come da prassi, hanno avviato tutte le verifiche del caso per esaminare minuziosamente la documentazione. Infatti, analogamente ad altri simili casi, vengono espletati tutti accertamenti, nel caso specifico volti a verificare il rapporto di lavoro tra persona controllata e la ditta indicata, attività che però non permetteva di risalire ad alcun collegamento tra i due.
A quel punto le indagini sono proseguite attivamente a tal punto da scoprire effettivamente che, se da un lato non vi era alcun rapporto di lavoro con la ditta italiana, il cittadino romeno risultava invece dipendente di una ditta di trasporti del suo paese d’origine.
Le minuziose indagini avviate hanno poi permesso di accertare che il camionista romeno risultava invece risiedere in Italia e figurava “disoccupato” dal 2018. A questo punto é stato accertato che il predetto, licenziatosi verso la fine del 2018 da un’altra ditta di trasporti italiana, operante nella bassa padovana, aveva ottenuto dall’INPS la prevista indennità mensile per disoccupati. Di fatto, però, non ha mai smesso di lavorare come appurato dai puntuali controlli sul territorio nazionale eseguiti negli ultimi due anni e dalle scrupolose indagini svolte dai militari del Nucleo Operativo. Il cittadino romeno ha praticamente continuato a lavorare come dipendente della ditta del suo paese d’origine, senza mai comunicare all’ente erogatore di aver ripreso a lavorare e quindi percependo, oltre al suo stipendio, il contributo mensile ed intascando indebitamente una somma di circa 20.000 euro destinate invece ai veri “disoccupati”.
La sua posizione adesso è al vaglio dell’autorità giudiziaria competente per il reato di Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche mentre l’INPS territoriale ha immediatamente sospeso l’erogazione dell’emolumento.