Il sindaco Francesco Rucco ha concluso “Think. Il pensiero diventa città“, la convention del Centrodestra ospitata nella sala Palladio della Fiera di Vicenza, di cui riferiremo a breve e in cui si è parlato della Vicenza del futuro, con un intervento molto articolato e ricco di contenuti. Molti hanno interpretato la sua certo non condizionata esposizione della “Agenda urbana 2023” come una implicita conferma della ricandidatura per le elezioni comunali dell’anno prossimo, che, però, nemmeno stavolta ha avuto palese ufficialità.
Quello del primo cittadino a “Think. Il pensiero diventa città” è stato un intervento che ha dato una visione prospettica ad ampio raggio, più vicino a un format alla Bill Gates che a quello di un politico e di un amministratore locale. Ha messo a fuoco temi e sfide, nuovi ruoli e impegni per il Comune, problemi e soluzioni. Volutamente non ha affrontato temi concreti e imminenti, come quelli attualissimi della Tav e del Pnrr, per concentrarsi sui punti della “Agenda Urbana”, una sorta di programma di interventi che spaziano dal sociale, alla urbanistica, alle tecnologie, alla mobilità e disegna un futuro di sviluppo ad ampio raggio per Vicenza.
“Dobbiamo imparare a a non piangerci addosso – ha esordito il sindaco a Think (così lo chiameremo in seguito per semplicità e per riproporre la scritta che si intravede su una vetrina della sede, presumibilmente, elettorale, di Idea Vicenza – Rucco Sindaco in contrà Muscheria – e ad apprezzare quello che abbiamo. Queste è una bellissima città e dobbiamo valorizzarla e farla andare verso il domani. Due anni di Covid hanno cambiato il paradigma delle priorità nel governo della città. Ecco allora che una buona amministrazione, come abbiamo fatto oggi, si deve porre l’obiettivo di costruire un pensiero strategico in grado di leggere la complessità delle trasformazioni che stiamo vivendo e di individuare i punti fondanti di una nuova agenda urbana per Vicenza.”
Il primo punto affrontato da Rucco è stato lo spopolamento di Vicenza. “Nelle città come la nostra, la cosiddetta provincia, vive il 60% degli italiani e dobbiamo ricordarci che, dopo la pandemia, c’è stata una fuga verso i centri medio-piccoli in cerca di nuovi e migliori spazi di vivibilità e di relazione. La Agenda urbana del 2023 dovrà ricostruire la trama della vita dentro le mura. Bisogna attivare meccanismi di attrazione interna ed esterna che possono fare la differenza. E ciò sta nella capacità di migliorare le condizioni che consentono alle persone di rimanere sul territorio, di formare una famiglia ed avere figli. Questo è legato sempre di più alla qualità della vita che non è solo qualità dei servizi, ma, ad esempio, di infrastrutture tecnologiche per lavorare da remoto. E’ la sintesi di ambiente, senso della bellezza e vivere in comunità. Tutto questo deve essere progettato in maniera adeguata da chi amministra il territorio, perchè ne dipendono le scelte di rimanere nella nostra città o andarsene. Ed i Comuni che riescono ad alimentare un contesto più favorevole di sviluppo sono quelli che non perdono abitanti, ma anzi attraggono persone sia dall’interno che dall’estero, e le inseriscono in un contesto in cui poter realizzare i propri progetti di vita.”
Il Sindaco è poi passato al dettaglio dei contenuti dell’Agenda urbana: “I servizi per l’infanzia, fondamentali per favorire l’occupazione femminile e la natalità. La Città Universitaria: dobbiamo consolidare e sviluppare la presenza delle Università a Vicenza con un piano per l’Università diffusa che riqualifichi le aree degradate. Le Infrastrutture tecnologiche, fondamentali per lo sviluppo: un’amministrazione deve garantire che ci siano servizi digitali efficienti e di facile utilizzo. La condizione degli anziani: c’è una popolazione in costante invecchiamento ma spesso ancora attiva, decisiva per la comunità. Bisogna essere consapevoli che siamo dentro ad una rivoluzione qualitativa nell’articolazione della vita e quindi dobbiamo riflettere sull’invecchiamento attivo, vedendo che c’è una fase della vita decisamente tutta nuova e da inventare che si sta inserendo tra le tradizionali età adulta ed età anziana del passato. E’ una grande sfida che riguarda il nostro tempo.”
“Ci sono, infine i giovani. Si parla di continuo di fuga dei giovani dalle città, tuttavia dobbiamo definire le condizioni necessarie e lavorare per costruirle affinché si possa restare nel proprio territorio a coltivare ambizioni e competenze. Perché a Vicenza ci sono talenti ai quali serve un contesto dove crescere. Nel post Covid questo fenomeno aumenterà perché ha sdoganato lo smart working e questo ti permette di restare in una città come la nostra, secondaria rispetto ai grandi centri metropolitani del business e della creatività, che però ha un’eccellente qualità della vita.”
Il sindaco si è poi chiesto quali siano le condizioni per invogliare i cittadini a restare a Vicenza: “Quello che ha reso forte nel passato la nostra filiera era la verticalità, il concetto di distretto industriale. I distretti sono stati creati dalle scuole professionali che riuscivano a formare il bacino dei talenti che poi le aziende potevano assumere. Così è stato anche per le scuole tecniche e l’esperienza dell’arrivo a Vicenza delle Facoltà universitarie. Quando parliamo di digitale, di tecnologia e innovazione è la stessa cosa: le giuste condizioni sono degli ecosistemi dove le persone abbiano la possibilità di formarsi e di lavorare con altre realtà impegnate sulla stessa verticalità. La città di Vicenza, anche attraverso gli investimenti del PNRR, deve impegnarsi nella formazione e collegarsi ai bisogni delle imprese dove la digitalizzazione è una delle competenze chiave, perchè attraversa tutti i settori.”
“Per raggiungere questi obiettivi – ha sottolineato Rucco – bisogna individuare le persone che, a vario titolo, accettino la sfida della nuova Agenda per Vicenza, i costruttori di un nuovo ecosistema che tenga insieme spazi fisici, formazione ai vari livelli, imprese e laboratori di innovazione. Insomma una vera e propria filiera dei saperi.”
A questo proposito il primo cittadino ha lanciato un appello: “il Comune da solo non può farcela, serve uno sforzo più largo con associazioni di categoria, imprese, università, enti di formazione professionale, aziende pubbliche in cui ognuno porta le proprie competenze ed è disposto ad investire per un obiettivo di territorio. Il Comune deve essere il detonatore di questo processo, non l’unico soggetto altrimenti la partita è persa in partenza.”
Cosa fare per vivere meglio a Vicenza? Il ragionamento del sindaco parte dalla constatazione che “oggi c’è un’attenzione alle città piccole e medie come luogo di destinazione più semplice, perché spesso sono sulle vie di comunicazione – e Vicenza lo è -, e offrono uno stile di vita ed un accesso ai servizi più facile. Hanno una qualità della vita urbana con meno traffico, meno inquinamento. Sicuramente tanti ci stanno guardando, anche per le ricadute sul bilancio della famiglia.”
“Altro tema di grande interesse – ha aggiunto Rucco sul tema del miglioramento della vita in città – è quello delle periferie. Storica questione a Vicenza mai davvero risolta. Il termine periferia andrebbe abolito dalla nostra agenda. Periferia rispetto a cosa, visto che sono quasi sempre più grandi del centro storico? In ogni caso, mentre il centro è bello così e va al massimo salvaguardato e valorizzato, gli spazi di modernità stanno fuori, in queste aree esterne, più diradate, con più spazio dove l’architettura può dare una risposta al desiderio di vivere meglio. Le scuole semivuote per il calo della natalità possono diventare centri di comunità, i presidi Ulss decentrati possono diventare anche ambulatori di primo soccorso. Bisogna immaginare servizi di qualità fuori dal centro che diventino gli elementi qualificanti di alcune zone che hanno bisogno di queste presenze. Bisogna pensare ad incursioni dentro la città più moderna per rilanciare un tessuto che è potenzialmente pronto per un cambiamento ed ha solo bisogno di essere attivato. Il disegno più bello è creare un contesto più omogeneo dove il confine tra periferia e centro storico piano piano sia sempre meno netto. E anzi ci si trovi davanti ad una sorta di alter ego: una Vicenza storica con i suoi valori ed una Vicenza moderna che ne ha altri.”
Molto chiara e innovativa la linea del sindaco sul consumo del suolo: “E’ un argomento su cui la politica deve sfidare l’urbanistica. Dire consumo zero non vuol dire bloccare l’edilizia, ma fare demolizioni e sostituzioni, o meglio ancora recuperare dall’abbandono e dal degrado. Significa zero consumo netto: abbatto il vecchio, l’inutilizzato e costruisco ciò che è più funzionale a soddisfare i nuovi bisogni, a rimediare a mancanze ed errori. Ci sono leggi, come quella dell’Emilia Romagna, che puntano a garantire comunque i flussi di cassa a favore del comune (oneri di urbanizzazione) dentro logiche di riuso. E in ogni caso sarà fatto un bilancio globale considerando che ci sono tante aree dismesse – militari, industriali, per esempio, che permetterebbero a zero consumo di suolo di demolire e ricostruire, o rigenerare e spostare volumi. Un esempio su tutti: la ex Caserma Borghesi. La sostituzione oggi è un tema centrale se si considera che anche a Vicenza il patrimonio edilizio ha da un pezzo superato il 50/60 anni di vita. E che abbiamo bisogno di nuove funzionalità, di un miglioramento delle performance e anche di una scenografia urbana che può qualificarsi se demoliamo il brutto ed inefficiente a favore del bello e funzionale alla modernità. Se poi inseriamo il tema della difesa dell’ambiente nella priorità 1 dell’agenda politica e si premiano gli interventi che valorizzino la cultura del riuso e dei materiali non inquinanti, il gioco è fatto.”
Altro punto strategico nell’Agenda urbana è quello della Mobilità: “È certamente uno dei punti nevralgici una mobilità diversa da quella che si legge nella tradizione amministrativa. Una mobilità in funzione tanto dei cittadini quanto delle imprese.”
Nella prospettiva del primo cittadino il Comune deve assumere un nuovo e diverso ruolo: “Va potenziato il sistema dei servizi decentrati con il Comune nel ruolo di aggregatore di funzioni a disposizione dell’area vasta, a partire dalle competenze del proprio personale. Vanno fatti investimenti su figure fortemente proiettate su innovazione e digitalizzazione, con abilità digitali in senso stretto, ma anche capacità di guidare l’innovazione che oggi è ancora più rilevante. Saper costruire un network, individuare e dialogare con un esercito di attori esterni al Palazzo, conoscendo competenze ed esperienze sempre nuove è fondamentale. Va progettato e messo a regime un ente intermedio che sappia analizzare domanda e offerta di innovazione nella città, che approfondisca i fabbisogni di Vicenza e supporti l’individuazione di una piattaforma di soluzioni tecnologiche e di innovazione possibili, anche organizzando tavoli di lavoro con imprese grandi o piccole che possono sviluppare soluzioni agili ed innovative.”
La sfida dei dati è fondamentale per un futuro migliore della città. “I dati sono il petrolio dell’economia digitale – ha spiegato Rucco -. Nel PNRR il tema è affrontato e ci si immagina l’obbligo per tutte le imprese che lavorano con le pubbliche amministrazioni di cedere i dati e metterli insieme. La città di Vicenza è un grande produttore, diretto ed indiretto (si pensi alle aziende partecipate) di dati. In questo senso devono sempre essere accessibili alla PA che li produce, si pensi ad esempio a quelli della mobilità che sono una vera e propria miniera. In città abbiamo una straordinaria esuberanza di dati, ma quasi sempre non sappiamo come capitalizzarli a favore dei servizi. Per le big tech company questa risorsa è decisiva e basta pensare a quanto ha fatto di recente Google che con il suo Google Art Project si è proposta al Ministero dei Beni Culturali per digitalizzare gratuitamente molto del patrimonio pubblico ed ha raccolto una quantità incredibile di dati. Non possiamo farlo anche a Vicenza?”
Sono sei le sfide che il sindaco lancia in occasione di Think per i prossimi cinque anni: “L’aggancio alla piattaforma digitale, che significa tanto il cablaggio quanto la relazione con l’Università e con i colossi alla Amazon. L’aggancio alla cultura manifatturiera perchè la storia di Vicenza è anche storia manifatturiera. L’attenzione alle piattaforme agroalimentari perchè in questo campo si giocherà una delle grandi partite per l’ambiente. L’attenzione alla nostra storia, tradizione e cultura ed al turismo che ne è collegato. Il capitalismo delle reti: il sindaco dovrà negoziare su strade, autostrade, collegamenti aeroportuali, Alta Velocità e ferrovia, che sono nessi fondamentali per restare collegati alle piattaforme produttive. Intervenire sulla piattaforma sociale, dal welfare di comunità alla medicina di territorio, all’Ospedale, al sistema delle Case di Riposo, che rappresentano un elemento decisivo di tenuta delle economie locali.”
“La moda della disintermediazione – ha concluso Francesco Rucco il suo intervento a “Think. Il pensiero diventa città” – e la crisi dei corpi intermedi (i partiti, le associazioni, i sindacati, ecc.) lasciano uno spazio immenso ad un sindaco e la pandemia ci ha aiutato a superare il clima di rancore dell’antipolitica ritrovando l’ospedale, il medico, il sindaco, la Caritas. La guerra in Ucraina ci costringerà a trovarne altri. Una nuova fase, ricostruttiva del tessuto urbano, è iniziata.”