Nuove promesse e grandi ritorni: giovedì 19 maggio il festival New Conversations – Vicenza Jazz offre numerosi spunti per l’ascolto. Il Teatro Olimpico (ore 21) ospiterà un doppio set sotto il segno del trio. Si esibirà per prima la band del pianista armeno Tigran Hamasyan con Matt Brewer al contrabbasso e Justin Brown alla batteria. Dopo questo astro nascente del jazz internazionale, sul palco salirà una delle formazioni più amate del jazz italiano, i Doctor 3, ovvero Danilo Rea al pianoforte, Enzo Pietropaoli al contrabbasso e Fabrizio Sferra alla batteria, che tornano insieme dopo una lunga pausa.
La serata al Jazz Café Trivellato – Bar Borsa sarà invece nel segno del sax, con il quintetto Five for Trane, che presenta in front line i sax tenori di Piero Odorici e Robert Bonisolo, con Luca Mannutza al pianoforte, Lorenzo Conte al contrabbasso e Sasha Mashin alla batteria.
Palazzo Chiericati sarà ancora una volta lo spazio per le giovani promesse del jazz regionale: alle ore 18 si esibirà il trio di Pietro Mirabassi, Francesco Bordignon e Fabio De Angelis.
Il festival New Conversations – Vicenza Jazz 2022 è promosso dal Comune di Vicenza in collaborazione con la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza, in coproduzione con Trivellato Mercedes Benz, con Aquila Corde Armoniche di Vicenza come sponsor e Acqua Recoaro come sponsor tecnico.
I Doctor 3 sono degli specialisti della forma canzone, che sanno scavare in ogni suo anfratto lirico, sia che si tratti di un classico del song book americano o, com’è più probabile, di un noto tema pop-rock riletto in chiave jazz.
La sensibilità musicale dei Doctor 3 si è concretizzata in undici dischi dai toni poetici, umbratili, sussurrati, intimisti, caratterizzati da un senso melodico debordante e uno slancio ritmico che trasforma la semplice pulsazione in puro colore strumentale. Non stupisce che il trio abbia saputo conquistarsi la stima del pubblico e la critica musicale in un batter d’occhio, sin dal suo esordio nel 1997. Pluripremiati dalla stampa specializzata (hanno vinto più volte il referendum Top Jazz di Musica Jazz sia come gruppo che per i loro dischi), in oltre venti anni di attività i Doctor 3 hanno portato alla massima coerenza la loro idea originaria: la capacità di dare una marcata personalità jazzistica agli spunti più interessanti del pop internazionale e della canzone italiana d’autore.
La band mancava dai palcoscenici da un po’ di tempo e un suo ritorno in scena era quanto mai atteso e auspicato. Ma quello che stupisce è l’adesione dei Doctor 3 al tema portante di Vicenza Jazz 2022: il gruppo si cimenterà su un terreno più jazzistico del consueto, inserendo in scaletta musiche di Mingus.
Gestualità, postura e, quel che più conta, espressività musicale sono à la Brad Mehldau: è davvero il caso di tenere gli occhi aperti su Tigran Hamasyan. Ma il pianista armeno (nato nel 1987) non è certo un emulo. Persegue invece una spiccata originalità: nella musica che esegue emerge prima di tutto l’elemento folklorico del suo paese. Ad arricchirne la tavolozza intervengono poi elementi jazzistici e, sporadicamente, rock.
Tigran ha collaborato con artisti come Dhafer Youssef, Ari Hoenig, Lars Danielsson, Arve Henriksen, Eivind Aarset e Jan Bang (Atmosphères, su ECM). Ma già dai suoi primi passi ha puntato sull’attività da leader. Dopo aver vinto il concorso pianistico del Montreux Jazz Festival (2003), la Thelonious Monk International Jazz Piano Competition (2006) e svariati altri premi, ha dato il via alla sua produzione discografica con World Passion (2006). I dischi più recenti, grazie all’intervento di etichette come Verve, ECM, Nonesuch, lo hanno rapidamente imposto all’attenzione internazionale, permettendogli di conquistare i favori del pubblico e degli ‘addetti ai lavori’, se così possiamo chiamare due suoi celebri fan: Herbie Hancock e… Brad Mehldau.
Tigran si esibirà a Vicenza Jazz pochi giorni dopo la pubblicazione del suo nuovo album StandArt (Nonesuch): la sua prima prova completamente dedicata al repertorio degli standard.
Un omaggio a John Coltrane servito con ben due tenoristi in front line: Piero Odorici e Robert Bonisolo, solisti dalla spiccata personalità.
Piero Odorici, nato nel 1962 a Bologna, inizia lo studio del sassofono all’età di dieci anni. Dopo avere compiuto studi classici, si appassiona alla musica jazz sotto la guida di Sal Nistico e Steve Grossman. Nel corso della sua carriera ha collaborato con musicisti di fama mondiale come George Cables, Ray Mantilla, Cedar Walton, Billy Higgins, Slide Hampton, Eddie Henderson, Ben Riley, Jimmy Cobb, Sal Nistico, Steve Grossman, Red Rodney, Jack Walrath, Lee Konitz, Joe Lovano, Elliot Zigmund, Steve Lacy, Billy Hart, Steve Gadd, Jack McDuff, Mingus Big Band, Vincent Herring, John Hicks, Alvin Queen, Ronnie Mathews, Keith Copeland, Antonio Faraò, Enrico Pieranunzi, Massimo Urbani, Roberto Gatto, Danilo Rea… Nel panorama della musica pop ha inciso e suonato in tour con Lucio Dalla, Gianni Morandi, Biagio Antonacci, Luciano Pavarotti, Jovanotti, Vinicio Capossela, Tullio De Piscopo, Rossana Casale, Gloria Gaynor, Eumir Deodato, George Michael, Grace Jones e molti altri.
Nato in Canada con origini italiane, Robert Bonisolo si è formato come sassofonista al Berklee College of Music di Boston e alla Banff School of Fine Arts. L’inizio della sua carriera è alquanto promettente: nel 1987 vince sia il Canadian Rising Star Award che l’American Rising Star Award. Tra le sue prime collaborazioni si annoverano Jerry Bergonzi, John LaPorta, George Garzone, Steve Coleman, John Abercrombie, David Liebman, Kenny Wheeler, Dave Holland.
Nel 1990 si trasferisce in Italia, dove alla sua esperienza jazzistica aggiunge una nuova formazione in ambito classico. Crea nuove collaborazioni musicali, tra gli altri con Rosario Bonaccorso, Paolo Fresu, Rosario Giuliani, Andrea Pozza, Antonio Faraò, Fabrizio Bosso, Pietro Tonolo, Dado Moroni, la Lydian Sound Orchestra, Lee Konitz, Franco Ambrosetti, Steve Swallow, Randy Brecker, Billy Drummond, Carla Bley, Tom Harrel, Mike Stern, la Tommy Dorsey Orchestra.