Un osservatorio per ciò che accade nel mondo. Per leggere la storia e la nostra quotidianità, per riflettere sui cambiamenti che attraversiamo, sulle nostre metamorfosi evolutive. Un’adolescente con gli occhi chiusi e una farfalla che si posa delicatamente sulla bocca. Un’immagine che rappresenta la rinascita, dopo un periodo di forte cambiamento, ma anche il sogno e la speranza per il futuro in una polaroid che fissa un momento, un istante ritratto da Stefano Questorio nel progetto Pop Quarantine nato nel 2020, durante il lockdown.
Ecco il simbolo di Terrestri 2021-2022, la nuova stagione del contemporaneo al Teatro Astra. Un progetto curato dal Centro di Produzione Teatrale La Piccionaia per l’assessorato alla cultura del Comune di Vicenza con il sostegno del Ministero della cultura e della Regione del Veneto.
Il cartellone, dal 22 ottobre al 18 marzo, avrà come protagonisti grandi nomi della scena nazionale come Emma Dante, Giuliana Musso e Mario Perrotta, con la consulenza alla drammaturgia di Massimo Recalcati, che presenteranno i loro ultimi lavori. In scena anche realtà affermate come Amor vacui, Sotterraneo, Dewey Dell con il loro nuovissimo lavoro diretto da Teodora Castellucci e le giovani rivelazioni Angelo Campolo, Malmadur e Mattia Cason. Dal teatro sociale alle storie al femminile, dalla narrazione ai linguaggi visivi, dalla tradizione alle nuove tecnologie. Uno sguardo sul teatro che lavora sull’innovazione dei linguaggi e sfida lo spettatore e l’artista con interpretazioni sempre originali.
«L’inizio di una nuova stagione teatrale porta con sé sempre un po’ di emozione – spiega l’assessore alla cultura Simona Siotto –. Credo che tornare a teatro segni anche un ritorno, per così dire ufficiale, al confronto periodico, continuativo con la cultura, con le idee capaci sia di far pensare sia di portare svago, con le amiche e gli amici con cui condividiamo le cose belle. L’inizio della stagione teatrale d’autunno è tutto questo e molto altro, specie per chi, a ogni ottobre, è così impaziente di ritrovarsi al Teatro Astra».
Ad inaugurare la stagione, venerdì 22 ottobre, in replica sabato 23, sarà uno dei grandi nomi della scena nazionale nel mondo, Emma Dante:
“Misericordia è una favola contemporanea. Racconta la fragilità delle donne, la loro disperata e sconfinata solitudine. Una realtà squallida, intrisa di povertà, analfabetismo e provincialismo, esplora l’inferno di un degrado terribile, sempre di più ignorato dalla società.” Così l’artista introduce “Misericordia”, il nuovo spettacolo, coprodotto dal Piccolo Teatro di Milano con Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale e Teatro Biondo di Palermo. La regista siciliana torna alla sua lingua, al suo stile, al suo universo emotivo, per raccontare la fragilità delle donne, la loro disperata solitudine. Grazie al teatro, restituisce la voce a creature che, nella società e nella storia, non ne hanno. Sono Anna, Nuzza e Bettina. Vivono in un tugurio fatiscente con un ragazzo menomato, Arturo. Durante il giorno, lavorano a maglia, confezionano “sciallette”; al tramonto si mettono sulla soglia di casa e offrono ai passanti i loro corpi cadenti.
Spetta a Sotterraneo, invece, raccontare l’impossibile sabato 6 novembre in “Atlante linguistico della Pangea”: “nel mondo esistono “parole intraducibili”, concetti complessi raccolti in vocaboli unici che non esistono in altri idiomi”. Decine di vocaboli, universali e culturospecifici al tempo stesso, in un dialogo online con altrettanti parlanti madrelingua sul significato e l’uso di queste parole nella cultura di provenienza. Brevi “lezioni di intraducibilità”, divenute la traccia per uno spettacolo che mette in scena le parole stesse, trasformando un piccolo dizionario in una sorta di drammaturgia atipica. Una sorta di equivoco culturale portato in scena dalla compagnia toscana, cresciuta negli anni attraverso la ricerca di un linguaggio proprio sempre più potente e originale, vincitrice del Premio Ubu Spettacolo dell’anno (2018) per Overload. Un atteso ritorno.
“Ho il desiderio di un teatro che ci guardi negli occhi e che ci ascolti, di una drammaturgia che nasca dall’indagine e trasferisca sulla scena la testimonianza di chi vive.” Un’intenzione, quella di Giuliana Musso, perfettamente espressa nel suo nuovo lavoro “Dentro (Una storia vera, se volete)”, in scena venerdì 19 novembre, che arriva a Vicenza dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia. Teatro d’inchiesta, tra poesia e denuncia, che usa anche l’ironia come strumento per arrivare dritto al pubblico. Vicentina d’origine e udinese d’adozione, l’attrice, una delle più grandi soliste della scena nazionale, torna all’Astra mettendo in scena l’incontro con una donna e con la sua storia segreta: “un’esperienza difficile da ascoltare. Una madre che scopre la peggiore delle verità. Una figlia che odia la madre. Un padre innocente fino a prova contraria. E una platea di terapeuti, consulenti, educatori, medici, assistenti sociali, avvocati che non vogliono sapere la verità”. Uno spettacolo necessario.
“Tutta la vita” è lo spettacolo ideato da Amor Vacui nel quale i componenti Lorenzo Maragoni, Andrea Bellacicco ed Eleonora Panizzo venerdì 3 dicembre condurranno gli spettatori alla scoperta delle proprie paure, risvegliando la parte più fragile e conservatrice che ha una solida lista di buone ragioni per chiedersi se “ormai è troppo tardi”; “ho investito troppo”; “non saprei cos’altro fare”; “da dove ricomincio”. Una generazione di 35/40enni si interroga sulla propria esistenza: una persona può passare la sua vita a fare lo stesso lavoro, stare nella stessa relazione, vivere nella stessa città, senza mai farsi domande. Poi a un certo punto fa come un passo indietro o di lato, si guarda da fuori e si chiede: perché sono qui? Quand’è che ho deciso che questo sarebbe stato il resto della mia vita? Una produzione di La Piccionaia con il Teatro Stabile del Veneto e il Teatro Metastasio di Prato, con la regia di Lorenzo Maragoni, neoeletto campione italiano di poetry slam 2021 alle finali nazionali di poetry slam (poesia orale e performativa) Metronimìe al Festival di Poesia Performativa a Torino.
Spazio al giovane talento Angelo Campolo – Daf, vincitore del premio nazionale In-Box: rete di sostegno del teatro emergente italiano, e al suo “Stay hungry”, venerdì 21 gennaio, che mette in scena un racconto aperto al pubblico dell’avventura dell’attore e regista messinese stesso, diviso tra Milano e Messina, impegnato in un percorso di ricerca teatrale nei centri di accoglienza in riva allo stretto. Il monito di Steve Jobs, “Stay Hungry”, risuona in chiave beffarda nel caleidoscopio di storie umane, da Nord a Sud, che attraversano i ricordi di questa autobiografia, in cui vittime e carnefici si confondono, bene e male sono divisi da confini incerti e tutti i personaggi sono segnati, ciascuno a suo modo, da una “fame” di amore e conoscenza, in un tempo di vuoti che diventano voragini.
Per la prima volta all’Astra Malmadur, venerdì 4 febbraio, con “50 minuti di ritardo”, rievocazione di un’esperienza realmente accaduta a un membro della compagnia teatrale veneta su un aereo diretto da Mykonos a Venezia. La partenza fu ritardata di 50 minuti a causa della presenza a bordo di due profughi di circa sessant’anni travestiti da turisti. Solo dopo che furono fatti scendere, l’aereo poté decollare. Nessuno dei passeggeri fece nulla. Uno spettacolo interattivo che utilizza le nuove tecnologie quello proposto della compagnia, con sede nella città storica di Venezia, che crede in un teatro fondato su un lavoro lento, multidisciplinare e collettivo, che cerca il rapporto diretto col pubblico, l’ironia e al contempo la messa in crisi delle certezze dello spettatore.
Il teatro Astra si conferma luogo del contemporaneo soprattutto con l’appuntamento in calendario sabato 19 febbraio. Il concerto di musica elettronica “Hamlet” di Dewey Dell, compagnia di danza e performing arts fondata nel 2006 da Teodora Castellucci, Agata Castellucci, Demetrio Castellucci ed Eugenio Resta, porta in scena un’ispirazione al classico shakespeariano fortemente visiva, all’insegna della danza e di un impatto potente. Con un cast internazionale, l’ideazione e la regia di Teodora Catellucci, lo spettacolo mette al centro l’essere figli: una condizione esistenziale umana che ci porta ad imparare a vivere procedendo per modelli imitativi, proprio come gli animali: “i figli degli esseri umani però, a un certo punto della loro vita, devono liberarsi da ciò che gli altri, esplicitamente o segretamente, avevano in piano per loro. La ricerca coreografica di questo lavoro si avvicina molto al concetto di corporeità che accomuna i riti di possessione di tutto il mondo, senza avere l’intenzione di replicare o peggio di imitare nessuna di queste pratiche cultuali. La condizione corporea che si riscontra nelle trance di possessione – in particolare in quelle che prevedono una lacerante separazione tra persona e alterità, piuttosto che un’unione mistica con la divinità – è infatti molto simile a quella mentale di Amleto”.
Da non perdere anche la giovane rivelazione Mattia Cason, danzatore, attore e performer. Una delle realtà più interessanti della nuova scena, vincitore del Premio Scenario 2021 protagonista sabato 5 marzo con “Le Etiopiche”. Una rilettura dell’epica di Alessandro Magno alla luce della contemporaneità, aprendo una riflessione sull’Europa di oggi, in una prospettiva che contempla l’accoglienza come opportunità piuttosto che come limite: storia e mito, plurilinguismo e multidisciplinarietà, complessità concettuale e artigianato teatrale che ricollocano nel passato tematiche del presente.
Chiude il cartellone, venerdì 18 marzo, il nuovo lavoro di Mario Perrotta dal titolo Dei Figli. Uno spettacolo co-prodotto da La Piccionaia e Teatro Stabile di Bolzano, Fondazione Sipario Toscana e Permàr a conclusione della trilogia “In nome del padre, della madre, dei figli”. L’attore, drammaturgo e regista pugliese tre volte Premio Ubu, con la consulenza drammaturgica di Massimo Recalcati, prova a ragionare su quella strana generazione allargata di “giovani” tra i 18 e i 45 anni che non ha alcuna intenzione di dimettersi dal ruolo di figlio. Non tutti, per fortuna, e non in ogni parte del mondo. Ma in Italia sì, e sono tanti. Una possibile lettura di un fenomeno tutto contemporaneo: a che età si smette di essere figlio? A diciotto anni? A venti? A venticinque, a trenta? Quando? Quando è che si va via di casa e si guarda il mondo?
In programma anche l’appuntamento fuori abbonamento di venerdì 10 dicembre, in replica il giorno successivo, con Cumpanaggiu. il pane e il resto proposto da Koreja, la compagnia con sede a Lecce con l’obiettivo di “Essere un coro che fa eco lontano lontano”. Uno spettacolo sensoriale che vuole rappresentare una filosofia di vita mettendo in scena i sui prodotti tipici, commestibili e non, a partire dal pane, personaggio centrale. Guidati da due aspiranti fornai-attori, una celebrante dei prodotti tipici salentini, un pedagogo fornaio in pensione e una traduttrice simultanea, gli spettatori vengono coinvolti attivamente in un percorso multisensoriale. Le forme che il pane assume e gli ingredienti con cui è preparato rivelano i caratteri fondamentali di una terra: la geologia, l’orografia, il clima, la storia e l’antropologia della popolazione. Un progetto promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese, in collaborazione con la Direzione Generale Spettacolo del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, nell’ambito del progetto “Vivere all’italiana sul palcoscenico”. Un regalo agli abbonati, con biglietto unico intero e prenotazione obbligatoria, visti i posti limitati, per tutti gli altri.
Spettatori creativi in campo, invece, con il laboratorio Paradiso Ritrovato a cura di Stefano Questorio, autore dell’immagine copertina della rassegna, danzatore e coreografo di origine vicentina che lavora con numerose compagnie italiane ed internazionali. La prima delle attività gratuite riservate agli spettatori in possesso di un biglietto o abbonamento a Terrestri, restituisce una dimensione spaziale viva al Teatro Astra, vissuto come contenitore di storie unico in città dopo un lungo periodo di chiusura forzata dettato dall’emergenza sanitaria. Cinque incontri martedì 12, 19 e 26 ottobre, martedì 9 e mercoledì 10 novembre per otto testimonianze, otto micro racconti originali creati durante la condivisione di una pratica performativa, per costituire una raccolta di materiali eterogenei provenienti da esperienze personali, vissuti, emozioni condivise nello spazio del Teatro Astra. L’obiettivo finale? Un’esposizione creata da un racconto mobile realizzato attraverso la composizione di una drammaturgia raccontata attraverso immagini analogiche istantanee fatte di polaroid.
Astraclub, infine, è l’iniziativa dedicata agli spettatori curiosi: un percorso di approfondimento, dal 22 ottobre al 3 dicembre, alla visione che mantiene vivo il rapporto con il pubblico, un dialogo costante da sempre al centro delle proposte di La Piccionaia.
«Terrestri è la stagione di teatro contemporaneo dell’Astra di Vicenza che finalmente torna a riaprire le sue porte a quel pubblico che da sempre si è appassionato di nuovi linguaggi, teatro di inchiesta e di indagine, nuove modalità di scrittura per la scena», spiegano Nina Zanotelli e Sergio Meggiolan, curatori della stagione di La Piccionaia. «Ci sentiamo in costante cambiamento. Per noi l’Astra è motore di energia, creatività, di innovazione alimentato dalla passione, dallo studio, dalla ricerca: è cambiamento nei linguaggi, nelle forme, è rinnovamento nelle generazioni. Abbiamo lo sguardo puntato sulle nuove generazioni, il loro punto di vista è per noi nutrimento per immaginare il futuro del mondo. Terrestri è l’occasione per ritrovare i nomi che hanno fatto la storia di questo teatro, ma soprattutto l’occasione per dare spazio a nuovi sguardi della scena. Una lente di ingrandimento sui temi di attualità, di interesse civile, ma ci piace, anche, imparare dalle nuove generazioni per capire la loro visione di un mondo in cambiamento».
Tutti gli spettacoli inizieranno alle 21. Gli abbonamenti sono in vendita in tre diverse formule: il completo per l’intera rassegna (intero a 90 euro, ridotto a 80 euro), il parziale 2021 per i quattro spettacoli in programma da ottobre a dicembre 2021 (intero a 45 euro, ridotto a 40 euro) e il parziale 2022 per i cinque spettacoli in programma da gennaio a marzo 2022 (intero a 55 euro, ridotto a 50 euro).
Gli abbonamenti sono acquistabili all’Ufficio del Teatro Astra (contra’ Barche 55) dal mercoledì al venerdì, dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 17.45, e fino al 9 ottobre anche il martedì e il sabato dalle 10 alle 13 e il mercoledì fino alle 19.
I biglietti per i singoli spettacoli saranno in vendita dal 13 ottobre, ad eccezione di “Misericordia” in vendita dal 5 ottobre, al costo di 15 euro per l’intero, 12 euro per il ridotto e 10 euro per i gruppi con minimo dieci persone.