C’è fermento nella Conca di Smeraldo per il ritorno della Chiamata di Marzo. Già i numeri parlano di un evento speciale: saranno infatti oltre 70, tra carri e gruppi di figuranti, i soggetti che sfileranno per le vie del centro di Recoaro Terme il prossimo 25 febbraio dalle due del pomeriggio, per salutare il ritorno del chiamar marzo. L’amata manifestazione a cadenza biennale per ben due volte, nel 2020 e nel 2022, non ha avuto luogo a causa del Covid e per questo l’edizione numero 23 può essere considerata la più attesa di sempre.
Come da tradizione, si tiene nell’ultimo fine settimana di febbraio per rivivere antichi mestieri, personaggi, usanze e leggende della cultura contadina, rurale e cimbra che da sempre impregna il territorio di Recoaro. Per il suo valore, la Chiamata di Marzo è riconosciuta Manifestazione di interesse locale dalla Regione Veneto.
La Chiamata di Marzo 2024 è stata presentata questa mattina in conferenza Stampa al Consorzio Vicenzaè e ad illustrare il programma e le iniziative collaterali sono stati il Sindaco di Recoaro Terme Armando Cunegato e il Presidente dell’Associazione Ciamar Marso Giorgio Bevilacqua.
Il sindaco Cunegato ha ricordato come la Chiamata di Marzo sia l’Evento per antonomasia a Recoaro Terme, in grado di attirare in paese migliaia di visitatori. “L’organizzazione – ha assicurato il Sindaco – ha dato il meglio anche in questa occasione e sono convinto che potremo offrire un’esperienza unica, tra cultura, sapori e anche sano divertimento”. Saraà quindi una Recoaro vivace e festosa quella che accoglierà i partecipanti e i visitatori, una cittadina che vuole mostrare il proprio impegno verso un rilancio dell’attrattività e accoglienza. “Il 2024 – ha aggiunto ancora Cunegato – sarà anche un anno strategico per l’avvio dei diversi cantieri PNRR, dal compendio al nuovo teatro, dal municipio al Caffè Nazionale, passando per la riqualificazione di Viale Roma, già iniziata. Il messaggio è chiaro: serve nuova fiducia perché la volontà di un rilancio concreto c’è.”
Il Presidente dell’Associazione Ciamar Marso Bevilacqua ha messo in evidenza quanto i mesi e le settimane precedenti alla Chiamata di Marzo siano per tutti un periodo di fervente attività, sia per la preparazione dei carri, sia per il recupero dei materiali e dei costumi d’epoca per la sfilata, sia per far entrare l’intero paese nel clima di unione e condivisione che caratterizza l’evento. “Per questa edizione – ha affermato Bevilacqua – gli incontri tenuti con i capicarro sono stati particolarmente importanti per far fronte alle nuove disposizioni in materia di sicurezza. Tra gli ospiti che parteciperanno quest’anno ci fa piacere avere la delegazione di Neustad an der Donau, comune bavarese con cui Recoaro Terme è gemellato, ma non mancheranno anche altri gruppi dal Veneto.”
“In questa edizione – ha poi commentato l’Assessore alla Cultura di Recoaro, Cristina Camposilvan – va sottolineata anche la collaborazione con tutte le nostre scuole, dal Nido Margherita all’Artusi. In particolare all’Alberghiero sono state coinvolte due classi i cui studenti e studentesse, da oggi e a rotazione, saranno impegnati in sostegno dell’ufficio turistico per gestire informazioni e accoglienza. Come Comune abbiamo inoltre programmato l’apertura delle nostre collezioni, dei musei e della chiesa arcipretale con la possibilità di visita guidata.”
Un po’ di storia
La Chiamata di Marzo ha un’origine incerta, ma se ne ha traccia fin dal finire dell’800. Dopo una lunga pausa da attribuire prevalentemente alle due guerre mondiali, è nel 1979 che per la prima volta l’Amministrazione Comunale recoarese ha pensato ad un vero e proprio Comitato organizzatore che proprio domenica 25 febbraio 1979 per la prima volte fece sfilare una trentina tra carri e gruppi in costume. L’obiettivo era far conoscere la cultura locale, attraverso le tradizioni contadine, i mestieri, le azioni della vita quotidiana d’un tempo delle genti di montagna e anche le usanze e leggende delle popolazione cimbre.
Ma perché proprio chiamare marzo? Perché per la gente di montagna la fine di febbraio voleva dire tornare ad uscire dopo i mesi freddi, i più duri dell’inverno. Voleva dire tornare alla vita dei boschi, ai pascoli, ai campi, ma anche alla vita sociale. Ecco perché, l’ultimo giorno del mese, verso l’imbrunire, dopo essersi radunati a frotte nelle loro contrade, centinaia di pastori, mandriani, contadini, e le loro famiglie scendevano in paese, abbigliati con fogge e costumi stravaganti, in corteo compatto tra un frastuono indiavolato.
Un corteo colorato, nel quale, oltre a montanari con le stelle alpine sul cappello e contadinelle vestite con gli abiti migliori, sfilavano pure gli animali della fattoria e della stalla, anche loro adorni di fiori. In testa i cacciatori, che sparavano a salve con i vecchi archibugi per salutare il nuovo mese. La festa si componeva di danze, canti, giochi e, alla fine, veniva bruciato un fantoccio di paglia che rappresentava l’inverno.
Una festa che riuniva il paese, non troppo diversa da tradizioni molto più antiche e “nobili” (anche i greci e i romani davano grande importanza al mese di marzo), e che a Recoaro è riuscita ad attraversare diverse generazioni, a testimonianza di quanto radicata, spontanea e intimamente sentita sia l’usanza di Chiamare Marzo.
Chi desideri approfondire può trovare informazioni sul sito ufficiale, dove si legge anche il programma dell’edizione 2024 che, preceduta da alcuni eventi già a partire da sabato 17, con la presentazione del libro “Recoaro, Toponomastica storica e frammenti di vita della Comunità”, avrà il suo culmine domenica 25 con la grande sfilata e il gran finale giovedì 29 con l’evento “Nemo a ciamar Marso”.