Torre Vittoria è una delle tante strutture costiere che sono sorte tra il Cinquecento e il Seicento per proteggere la Riviera di Ulisse dalle incursioni dei pirati saraceni.
È stata eretta nel 1631 e, nonostante parrebbe dedicata ad una donna, molti pensano che debba il suo nome, appunto, ad una vittoria: un combattimento avvenuto nel 1808 contro una fregata inglese. Ma prima di arrivare a questo punto vale la pena ripercorrerne la storia.
Cronache antiche – Nell’Archivio Caetani è custodito un documento datato 1691 in cui la costruzione viene già chiamata Torre Vittoria: la corrispondenza con la battaglia con gli inglesi in epoca napoleonica, insomma, non avrebbe modo di esistere.
Questa torre è l’ultima della giurisdizione del Duca di S. Gaetano, situata nella pianura fuori del monte, nella spiaggia di Terracina, lontano dall’acqua marina passi 63 incirca, et un miglio dalla terra di S. Felicita.
Relazione di Giuseppe Miselli (1691)
Le cronache di Torre Vittoria fanno anche accenno al rapimento di alcuni sanfeliciani da parte dei tunisini avvenuto nel primo Settecento: i futuri schiavi erano stati imbarcati proprio “alla punta del Monte tra la Torre Vittoria et il Fico in un certo ridossetto” (relazione del Capitano Giuseppe Mattoli, 1720).
Come in altre torri del sistema difensivo costiero locale, anche qui è stata ospitata l’artiglieria pesante: nel 1773 si parla di un cannone da 6 con 30 palle e 70 casse di polvere.
Ma è quello che è successo nell’Ottocento che è decisamente più interessante raccontare.
Nel 1806 ci fu il primo avvicinamento da parte dei francesi, che si presentarono nei pressi della Torre con l’intenzione di entrare: scattò l’allarme generale, con l’incubo che si trattasse ancora di scorrerie saracene, tanto che i soldati d’oltralpe, indispettiti, dettero persino fuoco ad alcune travi poste nelle vicinanze delle mura; successivamente riuscirono nel loro intento e si trattennero lì qualche giorno. Due anni dopo, l’evento forse più importante che abbia riguardato questa piccola fortificazione.
Erano gli anni del blocco napoleonico: con il Blocco Continentale, Napoleone vietò di consentire l’attracco alle navi inglesi in qualsiasi porto dei paesi soggetti al dominio francese. Una disposizione a cui si oppose Papa Pio VII e che spinse l’allora re d’Italia ad invadere lo Stato Pontificio, far arrestare il pontefice e trasferirlo in Francia, a Grenoble, dove sarebbe rimasto per cinque lunghi anni. In questo clima tutt’altro che disteso, va specificato che Torre Vittoria apparteneva proprio allo Stato Pontificio. Nel 1808, quando i francesi occupavano già il suolo papale, la guarnigione della torre riuscì a soccorrere una tartana livornese (piccolo veliero) carica di vino e mercanzie minacciata da una nave inglese. La piccola imbarcazione aveva cercato rifugio proprio nei pressi della costruzione e venne difesa dall’intercessione comandata dal capo della torre che ordinò il fuoco sulla lancia inglese che, a sua volta, rispose mantenendo lo scontro vivo fino a notte fonda. Sono 22 i colpi che si possono ancora contare sulla facciata esposta dell’edificio, tutti provenienti da quell’episodio, ma la vittoria fu della torre che, si dice, per questo abbia mantenuto – ancora più fieramente – il suo nome. E c’è di più.
Gli inglesi, l’anno dopo, cercarono la “rivincita”: ma persero di nuovo e furono costretti alla fuga.
La struttura – Torre Vittoria sorge nella piana ai piedi del borgo di San Felice Circeo. Si sviluppa su una classica pianta quadrata ma con lo spigolo rivolto verso il mare (un po’ come Torre Olevola, di edificazione precedente), per difendersi meglio dagli attacchi provenienti dall’esterno.
Villa Poniatowski – Guardando in sua direzione è impossibile non notare una costruzione che, oggi, appare completamente moderna e contestualizzata nel nostro tempo ma che, in realtà, ha origini decisamente interessanti. È Villa Spada, nata come Villa Poniatowski poiché messa in piedi proprio dal principe polacco Stanislao Poniatowski, a lungo residente nella capitale e innamorato dei panorami del Circeo; al punto da acquistare l’intero feudo della Reverenda Camera Apostolica e amministrare per ben 15 anni la popolazione che, in quella fase, versava in condizioni di miseria assoluta. Il principe fu un grande benefattore per il territorio e tra le tante realizzazioni pensate per cambiarne il volto (strade, edifici, campi agricoli e la più famosa Villa Aguet) c’è proprio questa villetta, rimasta impressa nelle cronache locali per aver accolto un papa. Nel 1839, infatti, qui soggiornò Gregorio XVI e, dal balcone, benedì i pescatori locali che, in cambio, lo ringraziarono con i frutti del loro pescato. A quell’epoca, Poniatowski era già lontano (tornato prima a Roma e, poi, trasferitosi a Firenze) e aveva rivenduto tutto alla Reverenda Camera Apostolica, che diventò proprietaria anche di questo edificio.
Nel 1853 un altro papa sbarcò a Torre Vittoria e visitò il paese: Pio IX.
Con l’Unità d’Italia e l’annessione dell’ex feudo Circeo al Regno, Villa Poniatowski divenne proprietà privata e subì diversi interventi di ammodernamento ed ampliamento. Nonostante tutto, in tempi recentissimi (anni ’80) versava in condizioni di abbandono tali da aver ispirato una serie di leggende a base di spettri e misteri inquietanti. Oggi appare decisamente più curata – anche se comunque in stato semi-trasandato – ed è in vendita, ormai da anni, in trattativa riservata insieme al suo grande giardino di 5mila metri quadri.
Chissà chi scriverà un altro pezzetto di storia di questo territorio.