“C’è un paradosso vistoso nella decisione del sindaco Rucco di togliermi le deleghe di assessore al sociale”. Ce lo fa notare senza apparente polemica ma con lucidità Matteo Tosetto, pochi giorni dopo essere stato estromesso dalla Giunta per aver lasciato Forza Italia a causa della complicità nella caduta del Governo Draghi (qui alcuni passaggi iniziali del percorso elettorale a Vicenza, ndr)”.
“Quando, nel gennaio del 2021, in piena emergenza Covid - ci spiega sl telefono mentre è via per qualche giorno di riposo -, Rucco mi ha tolto la carica di vicesindaco, ha motivato la decisione con la necessità di poter disporre di un assessore al sociale a tempo pieno. Oggi, con le emergenze drammaticamente aumentate, affida le mie deleghe del sociale a un assessore che è già oberato di lavoro (Marco Zocca assessore alle finanze, nda). Dov’è la coerenza?”
Quindi, secondo lei, il sindaco all’epoca fondò la revoca della sua carica di vice su una motivazione di comodo?
“La verità è che la mia carica fu pretesa dalla Lega per un suo esponente e Rucco ha ceduto. Infatti, è passata a Matteo Celebron, segretario della sezione della Lega Vicenza città.”
Quanto ha appena detto sembra confermare l’accusa più vecchia ma sempre attuale al sindaco, quella di essere succube dei partiti che lo sostengono.
“Certamente sì. Anche nel mio caso, localmente sono stati Lega, FdI, Forza Italia (anche se questa a livello nazionale con l'on. vicentino Zanettin è stata più equidistante, ndr) e la sua stessa civica Rucco sindaco a pretendere da lui il mio allontanamento. All’inizio Rucco era riuscito a restare indipendente, poi pian piano ha preso posizioni politiche che mi hanno fatto sospettare qualcosa. Quando ha deciso certe nomine è stato chiaro che aveva subito l'influenza delle segreterie di alcuni partiti. Conosco le logiche che sottintendono i rapporti fra il sindaco e i partiti, ma, se sei davvero civico, devi prendere decisioni autonome.”
La vicenda che l’ha messa fuori Giunta presenta un altro paradosso imbarazzante: quando Rucco ha sottoscritto l’appello a Draghi a non dimettersi, in contrasto con i tre partiti che poi hanno fatto cadere il Governo e che lo sostengono a Vicenza, non è successo nulla. Lei ha lasciato FI per solidarietà con il primo ministro ed è stato esautorato.
“Gli attacchi di Ierardi e Celebron a Rucco non hanno prodotto conseguenze nei loro confronti, infatti. A me, invece, hanno messo come condizione per restare nella Giunta un pubblico impegno a sostenerla. In realtà c’è un altro paradosso ancora più grosso.”
Un altro? Sentiamo.
“L’impegno a sostenere l’amministrazione comunale il sindaco avrebbe dovuto chiederlo proprio a Celebron e Ierardi, che avevano contestato la sua posizione pro-Draghi. Non a me, che sono stato l’unico assessore in linea con lui.”
E invece…
“Era ovvio, da un lato, che avrei continuato a sostenere il sindaco e le linee dell’amministrazione. Ho anche garantito a Rucco che non avrei preso alcuna posizione critica in occasione delle elezioni politiche. Ma non gli è bastato. Mi ha, perfino, proposto di entrare nella sua civica ma ho declinato l’invito perché, se l’avessi fatto, sarebbe sembrata una mossa per salvare la poltrona.”
Non è che qualcuno ha sfruttato l’occasione per far uscire di scena un assessore che lavorava bene in un settore cruciale come il sociale?
“Non saprei. Sono consapevole di aver lavorato con grande dedizione e passione, al servizio della città e senza mai avere mire elettorali. Durante il mio assessorato, i Servizi Sociali del Comune hanno affrontato un importante adeguamento per poter fronteggiare l’emergenza della pandemia. E dovranno dare sempre di più per aiutare categorie di cittadini che mai, prima, avevano avuto bisogno di aiuto. Ci sono nuove risposte da dare a nuove emergenze.”
Gli attestati di solidarietà che ha ricevuto dalle associazioni del sociale e da alcuni sindacati dimostrano che il suo lavoro è stato apprezzato.
“Il Comune, da solo, non è in grado di dare risposte a tutti, serve un lavoro di squadra che parta dalla lettura dei bisogni. La partecipazione dei soggetti privati che si occupano di sociale è fondamentale ed è quello che ho sempre cercato di fare. Le attestazioni a mio favore mi hanno profondamente commosso e mi hanno aiutato a superare questo momento.”
Quali sono i risultati per cui vorrà essere ricordato?
“Ce ne sarebbero molti, ci tengo a ricordare per prima l'apertura del Servizio Emporio Solidale, con l’obbiettivo di aiutare le famiglie bisognose non solo a fronte delle necessità alimentari ma anche nella speranza di ridare una prospettiva di vita diversa. Fra i successi cito anche il Centro Civico di Laghetto, che ho trasformato da una scatola vuota in un contenitore in cui operano una cinquantina di associazioni, e la costituzione del gruppo dei Volontari Civici, cittadini non iscritti a soggetti operanti nel sociale ma volontariamente disponibili ad aiutare.”
E quali sono, invece, i progetti che non è riuscito ad avviare?
“Prima di tutto quelli finanziati dal PNRR, dotati di oltre sei milioni di euro. Poi la nuova convenzione per la tutela e la protezione dei minori, perché quella in essere va rifatta completamente. E, infine, la programmazione del Piano Povertà. Ci sono due milioni per aiutare le nuove povertà.”
Quale sarà il futuro politico di Matteo Tosetto?
“Sto riflettendo. Fino a ieri pensavo soltanto a quello che dovevo fare nel mio assessorato. Non escludo che continuerò a fare politica ma, al momento, punto solo a un impegno civico in un gruppo di persone che condividono le mie idee e i miei metodi.”
Entrerà in Azione con Calenda?
“No. L’ho detto anche a Rucco che non sarei passato ad un altro partito.”
Le amministrative dell’anno prossimo?
“Troppo presto per parlarne.”
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