(Articolo sul club biancorosso da VicenzaPiù Viva n. 10, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
Come mai a Vicenza, una città piccola, il calcio abbia fatto il suo ingresso ufficiale con una fondazione importante già nel 1902?
Lo spiega Anna Belloni, storica, scrittrice e, soprattutto, con un cuore biancorosso grande così. La sua ultima fatica, “Le due divise”, contiene una ricerca quinquennale sulla storia del Vicenza Calcio dalle origini alla Prima Guerra mondiale, dove persero la vita numerosi tesserati.
«Il calcio in Italia è arrivato alla fine dell’Ottocento. Le prime squadre sono state create per promuovere soprattutto gli sport inglesi, come il cricket e il long tennis. È sempre di quell’epoca un gioco di squadra abbastanza simile al calcio, che si svolgeva su manti erbosi o in terra battuta con una palla che era dotata di un manico. Si chiamava Palla stretto ed era stato importato dalla Germania. Il calcio in Italia arriva nel 1895, grazie all’insegnante di ginnastica di Rovigo Francesco Gabrielli, che porta propri lì un regolamento scritto in inglese, lo traduce e ne dà una copia al suo collega, il mio insegnante di ginnastica, Libero Scarpa, che è un veneziano che insegna all’Istituto Fusinieri. Il calcio, quindi, a Vicenza nasce nelle scuole, appunto al Fusinieri, poi al Pigafetta e poi via via nelle altre scuole e collegi. La Federazione Ginnastica comincia a organizzare i primi tornei studenteschi. Le prime partitelle risalgono già al 1896, finché non arriva il 1902, quando, vedendo l’interesse suscitato da questo sport viene fondata una società calcistica dotata di uno statuto proprio. Quindi si esce dall’essere una un ramo di attività della palestra Umberto I, come era stato fino ad allora, e nasce l’Associazione Calcio Vicenza».
Come mai il calcio prende subito così piede, letteralmente?
«La ginnastica si faceva tra i banchi oppure all’esterno delle palestre. Proporre ai ragazzi uno sport di gruppo che si potesse fare all’aperto ha stimolato i ragazzi ad accoglierlo con entusiasmo».
Ma giocavano anche le ragazze? O solo i maschi?
«Tieni conto che nel 1902 Vicenza era una città di chiese, di caserme e di scuole. C’erano collegi e convitti perché venivano tanti studenti da fuori… Vicenza era già la “sagrestia d’Italia” e non era pensabile che vi arrivasse il calcio femminile, come invece in altre città, e sin dagli anni ‘20. Da noi il primo ricordo che ho è degli anni ‘70».
Nel 1902 il “giuoco del calcio” era già diffuso in alcune zone del Nord d’Italia; tuttavia, il Vicenza Calcio nasce prima di altre società molto blasonate.
«È vero che esistevano già altri club, però bisogna guardare le cose nel dettaglio. Ad esempio, il Genoa, che si dà come data di fondazione il 1893, non solo nasce come “cricket and athletic club”, ma nasce nel Consolato inglese da cittadini inglesi. E diventerà “football club” solo 6 anni più tardi. Secondo me ha più valore il fatto che nel 1902 a Vicenza si è costituita una società solo calcistica, in una città piccola, che per anni poi è stata la squadra principale del girone orientale del campionato nazionale. Oppure, la Pro Vercelli: è stata fondata sì nel 1887, ma il settore calcistico è datato 1903.
Anche il Palermo è nato nel 1898 ma era una società di cricket per lo sviluppo degli sport inglesi. Esempi ce ne sono tantissimi. È un onore essere stati fondati come società solo calcistica, con uno statuto che spiega bene quali sono le norme. Con i giocatori che dovevano pagare una quota annuale, con i colori sociali specificati…
E tra i soci fondatori del Vicenza c’era tutto il gotha dell’aristocrazia e dell’alta borghesia cittadina dell’epoca».
Le tue parole fanno ancora più male, dopo il fallimento del 2018, perché, di fatto, la squadra di cui stiamo parlando non esiste più…
«È andato perduto un patrimonio immenso. Saremmo tra le tre, forse quattro, società più antiche d’Italia. E invece il nostro titolo sportivo giace in un cassetto della FIGC e siamo precipitati nell’immenso calderone delle squadre fallite in questi 150 anni di calcio».
Sic transit gloria mundi. Ma, almeno per il popolo biancorosso, altre glorie potranno arrivare.