Tra Rocco Casalino e Vincenzo Spadafora: questo contratto s’ha da firmare ma…

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Faceva freddo, durante il volantinaggio dei 20 punti sulla qualità della vita, riassunto del programma di governo a 5 stelle. E a volte intirizzito, spiegavo ai passanti di Corso Palladio a Vicenza, punto per punto, il mondo ideale che si andava a progettare. Poi 10,7 mln di passanti hanno votato il 4 marzo, e qualcuno come al solito ha sbagliato, ha votato per il nemico, per il gazebo della Lega alla fine della strada. Ora, l’aria tiepida sul retro della casa porta in alto un dolce odore di ligustro.
Il contratto di governo Salvimaio, è pronto. Riprendo in mano il volantino e controllo. Tasse incostituzionali, niente prescrizione, nessuna riforma del rito del lavoro, nessuna legge sul mobbing, il reddito di cittadinanza come una naspi per ultracinquantenni, nessuna esplicita tutela della salute. Poi, a guardare meglio qualcosina c’è, ma è annacquata, quasi resa trasparente, dissolta nel mare magnum delle previsioni ancipiti e generiche.

Sono certo che la Lega fa mostra d’essere una forza di destra con animo radicale, ma è un equivoco che mostrerà ancora una volta la sua inconsistenza. Sono certo che, appena possibile, così come ha mimetizzato da poco il suo simbolo territoriale, farà vedere la faziosità della sua opera di governo: farà vedere come il suo presunto radicalismo affogherà nella più bieca conservazione. E i ragazzi tra Rocco Casalino e Vincenzo Spadafora? Loro si attaccano alla telecamerina degli smartphone e spiegano a tutti gli italiani la differenza che passa tra un contratto e un’alleanza, la differenza tra la seconda e la terza repubblica. Certo sarebbe stato difficile chiedere ai leghisti di limitare a due per legge i mandati parlamentari come per quelli del Movimento 5 Stelle; ma chissà, forse si sarebbe potuto chiedere loro almeno di dimezzarsi lo stipendio. E la legge sull’editoria, sulla concessione delle frequenze, sul finanziamento pubblico ai partiti? Hanno dimenticato tutto ciò che potesse danneggiare il partner, e anche gli amici del partner. Nonché tutti coloro, che attraverso il socio e la mancata autocrazia a 5 stelle, pretendono di aver parte in questo governo.

Però hanno sventolato il conseguimento del reddito di cittadinanza: non più una misura assistenziale, come dice la lega, ma il riconoscimento della dignità di un lavoratore solo per due e non per tre lunghissimi anni. Alla fine anch’io voterò a favore del contratto. Pare che non si possa fare di meglio. Dovrò concedere una possibilità a questa nuova e diciamo “straordinaria” esperienza di governo. Poi se passerà il vallo istituzionale di un Sergio Mattarella insolitamente attivo nel dimostrare tutto il suo potere di veto, ci sarà il voto in parlamento, dov’è probabile che il governo avrà la fiducia. Ma le leggi e i decreti che andranno al vaglio delle Camere potranno essere bocciati solo se qualche numero venisse a mancare, solo se un provvedimento fosse contemporaneamente inviso a Forza Italia e al Partito Democratico, solo se Fratelli d’Italia e LeU fossero allo stesso modo in disaccordo. E se questo succedesse, sarebbe una prova in più che confermerebbe l’equivalenza sostanziale tra le proposte politiche italiane.