
Sono impressionanti i dati diffusi dalla provincia di Trento, il cui Corpo Forestale ha coordinato l’operazione antibracconaggio “Pullus Freedom”. Diciotto persone arrestate in diverse parti d’Italia e il sequestro di 1.500 nidiacei avvenuto nelle provincie di Trento, Vicenza, Brescia, Firenze e Venezia. Ad essere coinvolte, con la collaborazione dell’Arma dei Carabinieri e la Polizia di Stato, sono il Friuli, la Lombardia, il Veneto, la Toscana, le Marche e la Campania. Il tutto per un presunto traffico dai caratteri anche internazionali di uccelli che sarebbero stati destinati al mercato dei richiami vivi da usare nei capanni dai cacciatori.
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“Attendiamo l’esito giudiziario delle indagini – ha affermato il CABS, l’associazione di volontari esperti in antibracconaggio – che sembrano però avvalorare l’ennesimo caso di di uccelli prelevati dai nidi o catturati in natura e destinati ai cacciatori. Questa operazione segue di sole poche settimane quella denominata “Lord of the Rings”, durante la quale altri 2.000 uccelli da richiamo sono stati sequestrati oltre a 241 reti da uccellagione”.
Il CABS, però, punta il dito contro tutti i Governi che si sono alternati a partire dal 2013. In quell’anno, infatti, la Commissione Europea ha aperto nei confronti dell’Italia la procedura Pilot 5283/13/ENVI relativa proprio alla “uccisione, cattura e commercio illegale di uccelli”. L’Europa constatava un altissimo tasso di illegalità ai danni degli uccelli migratori nel nostro paese e una mancanza di risposte adeguate per fronteggiarlo, in primis una non volontà di inasprire le sanzioni per i bracconieri, che in Italia sembrano proprio godere della complicità delle istituzioni. “Si è dovuto attendere il 2017 – denuncia il CABS – per avere stesa la prima risposta alla UE, ossia il “Piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici”. Un Piano – affermano i protezionisti – che dovrebbe salvare la fauna alata italiana, ma che invece ancora oggi è rimasto in gran parte lettera morta”.
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Il CABS riporta a titolo di esempio alcuni punti salienti di tale Piano che prevede, in molti casi, brevissimi tempi di applicazione. “Ci chiediamo che fine hanno fatto buona parte di quegli obiettivi definiti a “priorità alta” la cui piena applicazione doveva avvenire entro 12 mesi. Tra questi vi era il potenziamento delle polizie provinciali, ormai scomparse dalla scena in molte parti d’Italia, oltre a una seria rivisitazione delle ammende per il bracconaggio che di fatto ancora oggi contemplano solo leggeri reati di natura contravvenzionale e che sono rimaste ferme al 1992. Non a caso il bracconaggio continua a fiorire, i recidivi aumentano e gruppi criminali si organizzano per trarre vantaggi economici dal saccheggio dell’avifauna. Quale forte lobby del bracconaggio – si chiede a questo proposito il CABS – impedisce al governo italiano di iniziare a punire seriamente questo tipo di reati?
Il CABS accoglie con favore le dichiarazioni del Ministro Costa che, nel suo account facebook, ha affermato come ” oggi lo Stato è dalla parte degli animali e faremo il massimo per tutelare la loro vita”. Devono ora seguire delle azioni.
“Speriamo che lo Stato – ha concluso il CABS – inizi davvero a tutelare la vita degli animali selvatici dando attuazione ai Piani da lui stessi varati. Ad oggi, però, sul piano delle leggi siamo su un piano morto. E questa mancanza mina ogni giorno i risultati che le forze dell’ordine ottengono con grande sforzo investigativo e investimento di personale”.
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