Il 70,3% delle attività produttive venete ha puntato sulle nuove tecnologie per contrastare la pandemia. Un balzo di 12,3 punti percentuali in un solo anno.“Nel 2020, 7 imprese venete su 10 hanno investito nel miglioramento e nella trasformazione digitale per contrastare gli effetti della pandemia. Un balzo in avanti di 12,3% rispetto al 58% dell’anno precedente. Risultato che consente alla nostra regione di mantenere il primo posto nella classifica delle regioni. Infatti, l’utilizzo delle nuove tecnologie limita le differenze tra piccole e medio-grandi aziende, contribuisce a sostenere la governance delle imprese manifatturiere a conduzione familiare, agevola il recupero delle aziende dei servizi, più tartassate dal Covid. Le notizie positive arrivano dal dossier dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Veneto, che ha analizzato e rielaborato i dati Unioncamere-ANPAL sulla trasformazione digitale delle imprese tra il 2019 e il 2020.
“La pandemia da Covid-19, e le relative restrizioni applicate alle attività produttive, hanno dimostrato quanto sia importante che le imprese intensifichino gli investimenti nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione digitale, per restare competitive anche in periodi di eccezionale crisi ed emergenza, come quello che stiamo attraversando – commenta Roberto Boschetto Presidente di Confartigianato Imprese Veneto– dobbiamo anche ricordarci come il Next Generation EU indirizzerà ben il 21% dei 209 miliardi destinati all’Italia in investimenti per la transizione digitale. Un’opportunità grandissima anche per imprese venete, che hanno bisogno di investire in tale settore al fine di aumentare la propria capacità competitiva, rafforzare i processi di produzione e gestione aziendale, e sostenere la crescita dimensionale, stimolando così la domanda di investimenti in beni sia strumentali (ammodernamento di macchinari, efficientamento produttivo, ecc) sia digitali per la comunicazione e il marketing, così come indicato nel Recovery Plan”.
Dall’analisi di Confartigianato emerge come la crisi sanitaria nella nostra regione abbia portato a un intenso utilizzo delle tecnologie digitali, soprattutto tra le MPI. Tra queste in primis si è potuta osservare una significativa diversificazione dei canali di vendita e l’intensificazione dell’uso della strumentazione digitale. Triplicato, nella comunicazione aziendale, l’utilizzo nelle MPI di applicazioni di messaggistica e di video-conferenza passato dal 10,6% della fase pre-Covid al 30,7%. Fortemente intensificata anche la comunicazione con la clientela attraverso i social media: già presente nel 21,9% delle micro e piccole imprese (3-49 addetti), è stata introdotta, migliorata o ne è prevista l’implementazione il prossimo anno da un ulteriore 17%, portando al 38,9% la quota di MPI attive su questo canale. I servizi digitali, come newsletter, tutorial, webinar, corsi, che erano forniti dal 7,7% delle imprese, registrano un rafforzamento, con l’introduzione da parte del 13,2% di micro piccole imprese e resi disponibili dopo l’emergenza dal 20,9% delle MPI.
Significativo ampliamento anche degli investimenti tecnologici finalizzati a migliorare la qualità e l’efficacia del sito web – quali SEO, utilizzo di web analytics, paid search, ecc. – che erano presenti
prima dell’emergenza nel 10,7% delle micro-piccole imprese, sono divenuti pratica comune per un altro 12,4%, portando al 23,1% la quota di micro e piccole imprese attivate.
L’intensificazione del lavoro a distanza ha generato anche una domanda di relative infrastrutture: i server cloud e le postazioni di lavoro virtuali, già disponibili nel 9,5% delle MPI, dopo l’emergenza
riguardano il 26,0% (+16,5 punti), mentre le apparecchiature informatiche fornite ai dipendenti, azione intrapresa dal 10,0% delle MPI prima dell’emergenza, sono state oggetto di investimento per un ulteriore 17,3%, portando la quota al 27,3%. Anche per le applicazioni software più specialistiche per la gestione condivisa di progetti, utilizzate in precedenza da una quota limitata (5,7%) di MPI, risulta triplicata la loro diffusione, che arriva al 18,2% (+12,5 punti percentuali).
Per le imprese più piccole l’adozione dello smart working è stato un fattore essenziale per incentivare l’acquisizione di tecnologie di comunicazione digitali: le micro imprese (3-9 addetti) orientate allo smart working, che prima della crisi avevano adottato tecnologie di comunicazione digitale nel 28,7% dei casi, hanno raggiunto il 76% a seguito degli investimenti indotti dall’emergenza.
E’ anche raddoppiata la quota di imprese attive nell’e-commerce ed è salita quella relativa alle vendite tramite comunicazioni dirette. Le vendite tramite il proprio sito web, già presente nel 9% delle MPI prima dell’emergenza, sono utilizzate dal 17,2% delle MPI (+8,2 punti percentuali tra miglioramenti e nuova introduzione entro il prossimo anno). Prossima al raddoppio anche la quota di MPI attive nella vendita mediante comunicazioni dirette (es. e-mail, moduli online, Facebook, Instagram, ecc.) che salgono dal 15,6% pre emergenza, al 27,8% (+12,2 punti, sempre includendo le unità che hanno adottato miglioramenti, hanno introdotto lo strumento o lo implementano nei processi aziendali il prossimo anno). La straordinaria intensificazione delle vendite tramite la Rete traina la distribuzione delle imprese che gestiscono vendite on line con consegne in proprio, quota che passa dal 5,5% pre emergenza ad un 14,2% (+8,6 punti).
In ogni caso, però, c’è ancora molta strada da fare: solo il 26% delle imprese italiane è a conoscenza del Piano Impresa 4.0 e, tra queste, il 9%, pur conoscendolo, comunque non investe. Per il resto, vale a dire per i due terzi della manifattura italiana, gli strumenti messi in campo e le grandi opportunità offerte dalle tecnologie non sono (ancora) all’ordine del giorno.
“E’ proprio nel Pnrr che le imprese avranno l’opportunità di ripartire a rafforzarsi –conclude Boschetto– puntando sull’innovazione e sul lavoro con l’inserimento dei giovani, certamente pronti a trasferire questo know-how a tutti gli addetti di qualsiasi filiera produttiva. Tutte queste opportunità potranno essere il miglior investimento e non hanno una durata a tempo rispetto i sostegni”. “Proprio la formazione e la competenza si collocano tra gli impegni nodali di questo tempo: trasferire conoscenze per accrescere le competenze digitali degli artigiani per venire incontro alle loro esigenze, prevedendo percorsi di informazione e formazione qualificante sui temi della comunicazione e delle tecnologie digitali”.