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Centoventi finlandesi tornati positivi dopo la partita della loro nazionale a San Pietroburgo, infetti allo stadio anche a Copenaghen, gli spalti pieni a Budapest e presto quasi pieni a Londra dove si contano oltre mille nuovi casi al giorno.Professor Andrea Crisanti, gli Europei di calcio la preoccupano?
Guardiamo i fatti reali. La variante Delta ha una trasmissione elevatissima e gli assembramenti aumentano i rischi. Allo stadio la gente è incoraggiata a urlare, a fare il tifo, a supportare. Questo favorisce l’emissione virus e il contagio. È ovvio.
Gli Europei possono essere un volano per la variante Delta?
Questo rischio c’è.
Non va bene neanche con la capienza degli stadi al 25% e i controlli agli ingressi?
Ma no, un tentativo si doveva fare, la maggior parte dei tifosi vaccinati consente questo esperimento sociale.
Crisanti ottimista è una notizia.
Ma guardi che io non sono catastrofista.
Nel Regno Unito, dopo le vaccinazioni, ai maggiori contagi non corrispondono ricoveri e decessi nelle proporzioni che conoscevamo.
Senza vaccini saremmo in piena emergenza, sarebbe stato da incoscienti. Ora tutto si gioca sulla durata della protezione indotta dalle vaccinazioni e dallo sviluppo delle varianti.
Meglio vietare le trasferte dei tifosi?
Anche quelle sono un elemento di trasmissione. Bisogna limitare i rischi.
Stadi pieni al 25% anche alla ripresa del campionato italiano?
Non lo so, lo diranno i contagi.
Un accordo tra governo britannico e Uefa aumenta la capienza al 75% per le semifinali e la finale, proprio a Londra dove la variante Delta dilaga. Come le vede 50/60 mila persone a Wembley?
Ma siamo matti? Londra sarebbe il posto sbagliato. Come se il virus distinguesse tra una semifinale e un’altra partita. Capisco la voglia di tornare alla normalità ma non deve andare a scapito del buon senso.
Perché Delta si diffonde proprio in Gran Bretagna?
Per i tanti contatti commerciali e le relazioni anche personali con l’India, che a causa dell’elevata trasmissione è un incubatore di varianti.
L’Italia ha reintrodotto la quarantena per chi arriva dal Regno Unito senza applicarla ai tifosi del Galles in trasferta a Roma.
Non sapevano che il Galles fa parte del Regno Unito?
A Londra però hanno quasi eliminato la mascherina.
All’aperto sì, però è obbligatoria sui mezzi pubblici e in altre situazioni al chiuso. C’è lo smartworking, non è tutto come prima.
Crisanti è tifoso?
Sono un po’ tifoso della Roma perché qui in famiglia sono tutti tifosi della Roma. A mio figlio regalavano magliette fin da piccolo. Non oso tifare altre squadre. Non mi interesso tantissimo, però seguo.
Conformismo romanista?
Lo dice perché è laziale.
Ha visto le partite dell’Italia?
Qualche mezzo tempo.
Le piace la Nazionale. Chi le è piaciuto di più?
Verratti. Ha visione di gioco spettacolare, salta l’uomo. Poi Spinazzola. Con Immobile, Insigne e Verratti pensi cos’era il Pescara di qualche anno fa…
Teme recrudescenze del virus a settembre/ottobre?
Bisogna limitare il più possibile le possibilità di contagio.
Si dice vaccini e sorveglianza. In Italia le vaccinazioni, con qualche ritardo nelle forniture, proseguono. E la sorveglianza?
Sui vaccini siamo almeno alla pari con altri Paesi ed è già tanto. I vecchi sistemi di sorveglianza e tracciamento però non funzionano.
Che bisogna fare?
Un programma nazionale, una banca dati nazionale. E passare dal contact tracing al network testing, cioè testare tutta la rete dei contatti a prescindere da quello che si ricorda la persona infetta. Come hanno fatto a Singapore per il cluster all’aeroporto, che poteva mettere in ginocchio l’intero Stato. Serve un sistema per bloccare la trasmissione, misure stringenti per controllarla, individuare prontamente i casi e se ce n’è uno spegnere subito tutta la catena. Se metti la popolazione in zona bianca e la fai andare anche allo stadio, nessuno starà attento. Dipende da chi governa, non dalla gente.