Ed ecco che nel gennaio 2020 l’SSM guidato da Enria passerà dalle intenzioni ai fatti con un giro di vite sulla trasparenza relativa allo Srep («processo di revisione e valutazione prudenziale» o supervisory review and evaluation process), e cioè ai requisiti prudenziali di secondo pilastro che ricadono per l’appunto sotto la responsabilità della Bce/SSM.
La tempistica di questa operazione trasparenza coincide con una buona annata nel complesso per le banche europee, e italiane: in base a fonti bene informate l’esito complessivo su scala europea degli Srep 2019 per il 2020 è stabile, a indicare che in media sulle banche europee non è arrivata una nuova stretta.
Questa stabilizzazione dei requisiti di secondo pilastro non va letta come un allentamento della vigilanza SSM ma piuttosto come il risultato della pressione esercitata dalla vigilanza per ridurre il profilo di rischio delle banche: il calo dei RWA, del leverage e dei NPLs soprattutto per le banche italiane si riflette in Srep stabili e che tendenzialmente potranno ridursi in linea con un calo ulteriore delle sofferenze e dei RWA. La riduzione del profilo di rischio si riflette nella stabilizzazione dello Srep 2019: il sistema bancario europeo è più solido rispetto agli anni che hanno preceduto la Grande Crisi.
Va anche detto però che per quelle banche che non sono riuscite a ridurre il profilo di rischio, per esempio Popolare di Sondrio che dovrà soddisfare uno 0,75% di capitale prudenziale Pillar 2 in più per non aver ridotto gli NPLs come indicato dalla vigilanza, il requisito di capitale nello Srep 2019 è salito. Un altro esempio di riduzione dei rischi e dei requisiti Pillar2 è stato quello di Deutsche bank: l’avvio del calo dei RWA (risk weighte assets) nel piano di ristrutturazione in corso ha portato, nello Srep 2019, a un ritocco all’ingiù dei requisiti di secondo pilastro pari allo 0,25%, dal 2,75% al 2,50% per il 2020.
L’obiettivo della lettera targata SSM, che esorta le banche ad anticipare la pubblicazione dei requisiti del secondo pilastro, è in linea con gli obiettivi della direttiva CRD5 ovvero fare in modo che investitori e depositanti «siano sufficientemente informati» sulla solvibilità della banca. La pubblicazione degli esiti Srep consente agli investitori di “prezzare” al meglio i bond subordinati e i nuovi bond cuscinetto, potendo valutare con esattezza il rischio potenziale di mancato pagamento della cedola. Inoltre dal gennaio 2022 i requisiti di capitale di secondo pilastro cambieranno, in quanto oltre al CET1 nella composizione saranno ammessi anche gli strumenti ibridi non equity come l’Additional Tier1 e il Tier2.
Quando a fine gennaio l’SSM pubblicherà gli Srep per i quali ha ottenuto l’autorizzazione dalle banche più significative, il quadro del sistema bancario europeo confermerà una sostanziale solidità. Spetta ora alle banche risolvere un altro requisito, questa volta proveniente dagli investitori e non dalla vigilanza: una migliore redditività.
di Isabella Bufacchi, da Il Sole 24 Ore (24 dicembre 2019)