Gli utenti non hanno grande motivo di soddisfazione per il trasporto pubblico di Roma – afferma in una nota che pubblichiamo Primo Mastrantoni consulente di Aduc (qui altre note Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr). La qualità del servizio è sempre insufficiente, come testimoniano le relazioni annuali dell’Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici locali di Roma Capitale.
L’Atac Spa, l’azienda dei trasporti a totale controllo comunale, con oltre 11 mila dipendenti, ha accumulato debiti tali da indurla ad accedere alle procedure concordatarie per evitare il fallimento.
Vero è che il costo del biglietto unitario romano, è il più basso, attestandosi a 1,50 euro, a fronte dei 5,76 di Londra, 2,90 Berlino, 2 Madrid e 1,90 di Parigi. Il problema è che il biglietto Atac copre solo il 30% dei costi operativi. Il sistema dei trasporti a Londra è liberalizzato, mentre nelle capitali riportate è pubblico, per cui al prezzo unitario del biglietto occorre aggiungere il contributo pubblico, cioè del contribuente che, anche se non ne usufruisce lo paga in tasse, infatti, Roma ha la più alta addizionale Irpef d’Italia.
In un report della Commissione europea sulla qualità della vita a Londra, Parigi, Berlino, Madrid e Roma, sono stati messi a confronto gli indici di soddisfazione in relazione a 5 aspetti chiave del trasporto pubblico: costo del servizio, sicurezza, semplicità d’uso (le fermate sono facili da raggiungere?), frequenza e affidabilità di servizio (i mezzi arrivano nei tempi previsti?).
Ebbene, mentre nelle capitali europee citate la percentuale di soddisfazione supera il 50%, complessivamente e per puntualità e frequenza delle corse, Roma, invece, raggiunge il 75% di insoddisfatti, classificandosi ultima in graduatoria. Il risultato è che i cittadini usano i mezzi privati e il tasso di motorizzazione (numero di auto per persona) è il più alto tra le capitali europee: 0,70 per Roma, contro il minimo dello 0,27 di Copenaghen e il massimo dello 0,45 di Parigi.
Si consideri che la domanda di mobilità motorizzata delle persone nelle aree urbanizzate è destinata a crescere in mancanza di interventi sull’accessibilità al lavoro e ai servizi e sulla dispersione urbana degli insediamenti. Il tutto provocherà una maggiore pressione su sistemi di mobilità, già inadeguati. Roma, in base a uno studio della Arthur D Little, il “Futuro della mobilità 3.0”, del 2018, si classi?ca al penultimo posto tra le 16 capitali europee esaminate.
Come se ne esce?
Con la liberalizzazione del trasporto pubblico attraverso gare e bandi.
Il Comune manterrebbe la titolarità del servizio di trasporto, ma sceglierebbe le imprese che garantiscono il servizio migliore al prezzo più conveniente. Un esempio arriva da Barcellona (Spagna) dove l’autorità pubblica mette a gara pacchetti di linee per distretto, valuta le proposte per l’offerta finanziaria (costi, ricavi, sussidi) per l’utenza prevista, per le risorse impiegate e per l’esperienza; i rischi operativi e finanziari sono a carico degli affidatari e, dopo 5 anni, le gare si rinnovano.
Il sistema funziona. Basterebbe copiare.
(LaRagione)
Primo Mastrantoni, Aduc