Trasporto pubblico locale Vicenza e provincia: USB chiede a nuova dirigenza SVT risposte su salari, sicurezza e parco mezzi

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Conferenza stampa su SVT, Usb Vicenza, Massimo D'Angelo con Fausto Panizzon il 15 novembre
Usb Vicenza, Massimo D'Angelo con Fausto Panizzon il 15 novembre 2021 nella conferenza stampa su SVT

Salari, sicurezza e parco mezzi. Sono tre fondamentalmente le richieste del sindacato USB al nuovo direttore di SVT, società nata dalla fusione tra FTV, che collegava la provincia, e Aim trasporti, che agiva invece in città, che si occupa del trasporto pubblico locale a Vicenza e provincia. Mercoledì 17 novembre è stata convocata l’RSU per discutere del premio risultato e di armonizzazione e i lavoratori sperano di poter avere delle risposte concrete da parte del nuovo direttore Viola, succeduto a Rovini con cui non c’era un buon rapporto, a cominciare, sostiene USB, dall’esclusione dei lavoratori da certe scelte e anche da alcuni termini usati durante le trattative come “mancetta della zia”, fino all’idea di togliere le macchinette del caffè e i tavolini della mensa per motivi causa Covid, quando poi le cabine dei mezzi non vengono igienizzate ogni fine corsa. Oggi 15 novembre Massimo D’Angelo, che si occupa del trasporto pubblico locale per USB e della cooperazione a livello veneto e Fausto Panizzon, autista dal ’78, attivo nella zona di Schio, delegato aziendale in SVT, hanno tenuto una conferenza stampa per presentare un dossier con tutte le criticità mai risolte dal 2016 ad oggi e che sono adesso in carico alla nuova dirigenza.

“Dopo un periodo di stasi da parte della vecchia dirigenza di SVT – ha spiegato D’Angelo – si apre una nuova fase in cui sembra che il nuovo presidente Vicentini succeduto a Eberle e il nuovo direttore Viola succeduto a Rovini vogliano condurre un tavolo di trattativa con i sindacati, quindi una discontinuità rispetto alla vecchia dirigenza che prendeva decisioni in maniera unilaterale”. La fusione tra la sana FTV e Aim trasporti in difficoltà portò delle criticità sugli stipendi dei lavori a causa della mancata armonizzazione. A tutt’oggi gli ex dipendenti di Aim trasporti hanno delle condizioni migliori degli ex dipendenti di FTV: in quest’ultimo caso, i nuovi assunti hanno uno stipendio di circa 900 euro netti (1100 lordi) a fronte di turni che possono arrivare a 13 ore. “Molti lavoratori anche anziani abbandonano SVT perché sottopagati e perché il rischio diventa alto” ha affermato D’Angelo riferendosi a casi di aggressioni subite da autisti e controllori, l’ultimo avvenuto il 9 novembre da parte di un bullo che ha già quattro denunce e che pretende di fermare l’autobus quando vuole e di viaggiare senza biglietto. Una sicurezza che non può essere, spiega USB, garantita solo dalle telecamere e dai Rangers che saltuariamente salgono a bordo dei mezzi. “I controlli soprattutto nelle linee critiche come Velo d’Astico vanno fatti ogni giorno, non una o due volte al mese” affermano D’Angelo e Panizzon. “Hanno investito soldi per assumere gli steward, pagati 5 euro all’ora per recarsi con la propria auto ad assistere i controllori e gli autisti”.

Una sicurezza che riguarda anche gli utenti dei mezzi, in particolare i ragazzi che, in mancanza di panchine, attendono l’autobus seduti sul marciapiede, oltre al fatto che spesso i mezzi sono sovraffollati, elemento di pericolo soprattutto in tempi di pandemia Covid. Se da un lato l’azienda sponsorizza il fatto di non aver aumentato i prezzi dei biglietti e anzi aver proposto agevolazioni, dall’altro lato secondo D’Angelo molti genitori preferiscono portare i figli a scuola in auto, con ricadute negative sul traffico e sull’inquinamento. I biglietti, aggiunge Panizzon, sono un altro elemento critico perché, anche se adesso è stata ripristinata la possibilità, tolta per il Covid, di fare il biglietto a bordo, sono state eliminate molte biglietterie nell’extraurbano, come San Vitale a Montecchio e però l’app ha delle criticità sia di funzionamento sia legata alla difficoltà di usarla da parte dei più anziani.

Un altro elemento negativo della vecchia dirigenza contestato da USB è la decisione di acquistare 65 mezzi Iveco Crossway dalla Norvegia, per un costo di 5 milioni e 782.075 euro. Scelta che a SVT ha portato come vantaggio l’abbassamento dell’età media del parco mezzi oltre che sgravi sulle accise sul gasolio, essendo euro 5, ma che allo stesso tempo secondo sindacato e lavoratori ha portato disservizi in quanto i mezzi a quattro marce non sono adatti alla montagna e quindi a coprire completamente il servizio nella provincia, in più si tratta di mezzi già usurati e che hanno necessitato di manutenzione. In alcuni casi 20 di questi mezzi restavano fermi e quindi non si riusciva a coprire tutte le corse. Altri acquisti contestati sono stati gli Heuliez GX dalla Francia e i Mercedes MB O500 Intouro, nel primo caso secondo USB inservibili per il servizio urbano e nel secondo caso inservibili per quello extraurbano.

“L’unico accordo avuto con la vecchia dirigenza al momento della fusione è stato il cosiddetto zainetto nel 2017 – spiega Panizzon – in cui dopo un’estenuante trattativa abbiamo ottenuto i 18 euro di ripresa turno e la percentuale dei biglietti venduti a bordo, oltre alla causa di salvaguardia che impegnava a rinnovare ogni anno l’incontro per migliorare l’accordo, ma non ci siamo mai più trovati. Per poter realizzare l’armonizzazione, dovremmo prima essere messi a conoscenza delle reali condizioni dei lavoratori ex Aim trasporti”.

“Nel periodo Covid l’azienda ha chiuso il bilancio in attivo ed è stato un grande guadagno perché ha risparmiato soldi di gasolio – aggiunge ancora D’Angelo – i lavoratori erano in cassa integrazione quindi non a carico dell’azienda la quale in più riceva i ristori per i mancati biglietti venduti, ristori che poi non andavano ai lavoratori, che hanno un premio di risultato da quattro soldi  e che oltretutto, e noi non volevamo, viene dato non in soldi, a differenza di quello di Rovini, ma in bonus, servizi, palestra, ticket restaurant etc. Il rischio – ha aggiunto ancora D’Angelo, considerando il calo di abbonamenti del 40-50% e i lavoratori che lasciano, è si possa arrivare a una privatizzazione del servizio trasporti, cosa che non non ci auguriamo mai perché il privato deve guadagnarci e quindi temiamo abbassamento della qualità dei servizi per gli utenti e precarietà per i lavoratori”.