Tre manoscritti in greco sono stati identificati nel patrimonio della Biblioteca Bertoliana.
Il merito del lavoro va ad Anna Busetto, paleografa e attualmente docente di lettere classiche al liceo “Pigafetta”, che ha pubblicato di recente il primo studio analitico sul fondo dei manoscritti greci della civica vicentina sulla rivista austriaca “Codices Manuscripti & Impressi”.
Si tratta di un codice della prima metà del Trecento che riporta tre tragedie di Euripide, ossia Ecuba, Oreste e Le Fenicie; il secondo è un “in-folio” del Cinquecento che contiene inedite Glossae sive Expositiones in Orationes Divi Gregorii Nazianzeni; il terzo, che appare il più curioso per le sue dimensioni, è del Seicento e riporta un’antologia di poesie greche di Anacreonte (sua è la massima parte, tanto è vero che dà il nome al volumetto) e poi di Giuliano Egizio, Teocrito, Henri Estienne, Saffo, Museo, Marco Musuro.
Quest’ultimo manoscritto, che sta comodamente nel palmo di una mano, è un codice cartaceo di formato piccolissimo: meno di sette centimetri per neanche cinque (esattamente 69 x 44 mm). Questo pezzo unico rientra nella categoria dei “libri rari in miniatura”, che ricomprende i libri antichi più piccoli di sette centimetri. Appartiene a questo gruppo anchela “Bibliothèque Portative du Voyageur” pubblicata a Parigi da J.B. Fournier Père et Fils fra il 1801 e il 1804, una raccolta di volumetti (8 x 6,5 cm) che si ritiene Napoleone Bonaparte portasse con sè nelle sue campagne d’armi in Europa.
Il manoscritto vicentino, come riporta lo studio di Busetto, è frutto di una sola mano, scritto in minuscolo con i nomi degli autori in maiuscolo. Consta di 160 pagine. La coperta originale è in pergamena; i tagli delle pagine sono spruzzati di rosso, il che fa pensare che il libro sia appartenuto a un notabile che volesse portare con sé (quasi una Moleskine ante litteram) una raccolta delle poesie scritte nell’arco di 2000 anni di Storia, dal VI secolo a.C. al XVI secolo d.C. Questo testo fu copiato da una persona mediamente istruita e la raccolta riprende le liriche da almeno due edizioni precedenti diverse. Visto che la maggior parte delle poesie sono di Anacreonte, il libro può a ben diritto inserirsi in quel vasto filone europeo di traduzioni e imitazioni del poeta greco che va sotto il nome di anacreontismo.
La riscoperta dei tre nuovi manoscritti in greco della Bertoliana rappresenta un piccolo ma significativo passo diretto alla catalogazione scientifica dell’intero patrimonio della biblioteca, che conta 3.617 manoscritti. La Bertoliana da anni investe competenze ed economie nella catalogazione del patrimonio dei libri antichi, dei manoscritti e dei fondi archivistici. In particolare, i fondi manoscritti conservati, databili dalla metà del XII secolo a tutto l’Ottocento, costituiscono, per il loro valore storico e culturale, un patrimonio inestimabile, che merita la più ampia valorizzazione.
«L’obiettivo – sostiene la presidente della Bertoliana Chiara Visentin – è di arrivare a un loro studio completo, in quanto solo una parte di questi è stata catalogata. Attente politiche di catalogazione sono volani per la valorizzazione del patrimonio culturale perchè solo così questi manoscritti potranno diventare oggetto di nuovi studi, la memoria tornare a diventare viva, la storia a farsi raccontare».
I manoscritti studiati dalla professoressa Busetto saranno presentati ufficialmente alla città nei prossimi mesi, anche nell’ottica di una futura collaborazione all’interno del programma degli Spettacoli classici al teatro Olimpico del 2020.
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