Tria dà ragione a cabina di regia e a Zanettin: con norme originarie vittime banche già in cassa. Di Maio & c. ne rispondano!

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Nella disposizione originaria i risparmiatori sarebbero già in una fase in cui verrebbero pagati, ma le modifiche, che hanno creato una serie di interrogativi
sul rispetto delle norme comunitarie, hanno prodotto qualche
ritardo“: così ha detto oggi il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, parlando delle norme sul Fondo Indennizzo Risparmiatori (FIR) inserito nella manovra di bilancio 2019, alias legge 145/2018.

Le affermazioni di Tria, rilanciate dall’Ansa e da altre agenzie, di fatto smentiscono pesantemente che sia stata trovata la soluzione annunciata ieri dal Governo tramite alcune agenzie e osannata da alcune associazioni in…Torta…te visto che le note relative affermavano che “Conte, Tria, Salvini e Di Maio avevano definito i dettagli di erogazione del FIR” .

Sembra di vivere in un incubo perché le frasi del ministro dell’Economia e Finanze, l’unico che abbia le deleghe per le banche, non solo non fanno riferimento a soluzioni trovate ma smentiscono quelle che appaiono le ennesime boutade soprattutto, e vi spiegheremo perché, di Luigi Di Maio e Alessio Villarosa, sottosegretario di Tria ma senza deleghe così come il collega Massimo Bitonci.

Il ministro Tria conferma, quindi e da un lato, i timori delle vittime, più consapevoli e non intortate da associazioni politicizzate e con obiettivi sempre meno coincidenti con quelli dei loro rappresentati, dei crac di Banca Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Carife, Etruria, Banca Marche e Carichieti e, dall’altro, fa assumere ora un rilievo documentale e non di parte alle accuse di ieri del deputato vicentino di lungo corso Pierantonio Zanettin (Forza Italia).

Nel suo intervento alla Camera riportato nel video da noi prima pubblicato, Zanettin elencava, infatti, i nomi degli esponenti del M5S che avevano proposto le modifiche, poi approvate dal Senato, alla “disposizione originaria della legge di bilancio” che, riprendiamo l’Ansa che riferisce oggi della presa di distanza di Tria dai due vice premier, “prevedeva il ricorso all’arbitro finanziario per stabilire chi avesse diritto o meno al rimborso. Un passaggio abolito nel corso dell’esame parlamentare del ddl, in cui gli indennizzi sono
peraltro stati estesi, richiamando l’attenzione dell’Ue”.

Il Parlamento – ha concluso Tria ripetendo quanto già affermato in passato per prendere le distanze da norme non approvate dai suoi uffici – è, però, sovrano e può modificare le norme come vuole“.

Peccato, però, cari Di Maio e Villarosa che la cabina di regia, tutte le associazioni, cioè, meno le due, quella di Ugone e di Don Torta Arman, che hanno organizzato lo show nel privée di Vicenza del 9 febbraio, mai ha voluto o chiesto di modificare le norme originarie in base alle quali oggi “ i risparmiatori sarebbero già in una fase in cui verrebbero pagati…”.

E che la responsabilità maggiore dello stop alla versione attuale del FIR (subdolo disegno anche di Salvini?; può essere, lo pensiamo anche noi ma ora contano solo i fatti) ricada sui 5 Stelle e sugli Agit-Prop locali, “compari” di Movimento (Andrea Arman) e anche no (il “furbo”, per se stesso, Luigi Ugone), lo dimostra il fatto che l’impianto originario, quello dell’articolo 38 della prima stesura della legge di bilancio passato alla Camera e poi cassato al Senato, era opera della Lega e di Bitonci. che avevano recepito le osservazioni delle associazioni più responsabili suffragate dal parere del prof. Rodolfo Bettiol, ora “vidimato” da Tria come quello “realizzabile”.

Ci sono dubbi al riguardo delle boutade di Di Maio?

Ebbene guardate lo spezzone video del suo intervento a Vicenza del 9 febbraio, qui pubblicato, in cui, attribuendo i meriti della nuova legge e delle nuove norme, da cui nasce l’incaglio del FIR, Di Maio si è “inginocchiato” davanti alla claque selezionata e schierata da Ugone & c.

Ma non, caro Arman, come ha fatto Patrizio Miatello da lei sbeffeggiato per essersi inginocchiato davanti al Mef per chiedere di sbloccare, comunque, il FIR, nonostante i vostri errori, di cui cominciate a portare tutta la responsabilità dopo aver bloccato anche la legge 205/2017, ma solo per avere un applauso in più e promettere, promettere…

Ancora una volta il falso come ormai fa da troppo tempo e come hanno capito già anche in Abruzzo e Sardegna ma non ancora nelle sagrestie laiche e confessionali del Veneto in cui amano soffrire e piangere i seguaci di avvocati (più d’uno) sospesi dall’ordine e indecifrabili forconi.

Ma se i loro supporter, fuori e dentro i privée, hanno subito una truffa che, col loro ottuso fideismo nei capipopolo prima alla Zonin, ora con altri volti, dimostrano di aver subito con non poche corresponsabilità, non per questo hanno il diritto con i loro ostruzionismi di farne pagare conseguenze maggiori a chi fu vittima di un sistema finanziario per ora rischiare di essere definitivamente sepolto da un sistema tragicomico e da avanspettacolo.

E Salvini?

Salvini è troppo navigato per non aver calcolato anche la rabbia dei risparmiatori quando ha lasciato cancellare l’articolo 38 dalle retroguardie grilline, ingenuamente e irresponsabilmente felici che il “capitano” avesse loro lasciato quel campo da arare.

Salvo, poi, predisporsi ad essere esse stesse arate da un popolo, che, però, falciate loro, non può continuare a non capire che le falci nelle loro mani gliele ha messe la Lega per alimentare ulteriormente il suo bacino elettorale col sudore che sgorga dai disperati, che, però, una volta esaurite le loro residue energie contro il nemico visibile e momentaneo (ieri Renzi, oggi Di Maio, fra un po’, vedrete, Salvini), non avranno più la forza per opporsi a quello invisibile ed eterno della finanza.

Che non aspettava niente di meglio di un avversario ingenuo e di uno che si ritiene furbo.