Troppi codici bianchi nei Pronto Soccorso del Veneto. Lega-LV: “Inaccettabile accusare i medici”. Bigon (PD): “E chi li accusa?” 

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pronto soccorso veneto troppi codici bianchi, scambio di accuse tra Lega e Pd

Vivace botta e risposta a colpi di comunicati tra Lega-LV e Pd sul tema dei troppi codici bianchi evidenziato dal gruppo consiliare dem (qui l’articolo).

Alberto Villanova, su codici bianchi
Alberto Villanova, capogruppo Lega-LV in Consiglio regionale

Sia Alberto Villanova presidente dell’intergruppo Liga – Liga Veneta in Consiglio regionale, sia Sonia Brescacin (Lega-LV), presidente della Quinta commissione consiliare, hanno tenuto a difendere la professionalità dei medici dei Pronto Soccorso regionali. “Accusarli di assegnare volutamente il codice bianco per far pagare più ticket ai pazienti e fare cassa – ha dichiarato Villanova – è inaccettabile. Un attacco scomposto e inaudito ai nostri professionisti della sanità: i medici valutano i pazienti per quel che hanno, non per quel che i pazienti potrebbero pagare se qualificati in un certo modo”. Villanova ha definito pesantissime le parole della capogruppo Vanessa Camani, e ha rivolto un invito ai consiglieri Pd: “Si rechino in Procura e presentino un esposto-querela circostanziato. Portino le prove a carico dei camici bianchi, dei professionisti della sanità. Vediamo se alle parole seguiranno i fatti”.

Sonia Brescacin su codici bianchi
La consigliera Sonia Brescacin

Lo stesso invito a rivolgersi alla procura se i codici bianchi risultano “sospetti” arriva dalla consigliera Brescacin, la quale ha anche ricordato la professionalità dei medici veneti durante il Covid: “Prima di sostenere che le diagnosi ai nostri Pronto Soccorso sono indirizzate verso valutazioni più redditizie, servono fatti concreti. Se non si sostengono i dati con tesi comprovate, infatti, si rischia solo di ‘dare i numeri’, finendo così nel campo della diffamazione.” La consigliera ha poi invitato i consiglieri Pd a valutare bene le proprie parole “Perché i nostri medici non sono il bancomat della Regione”.

Villanova poi ha spostato l’attenzione su altri “attacchi ai nostri medici” da parte della sinistra: “Nessuno di noi dimentica gli attacchi feroci dei dem sui tamponi rapidi, che hanno messo per mesi alla berlina medici e dirigenti con accuse ridicole. Finite poi in una bolla di sapone di fronte ai seri approfondimenti dei magistrati. Dopo le assoluzioni perché il fatto non sussiste, non è arrivata da parte degli esponenti della sinistra alcuna scusa.”

bigon su codici bianchiLa consigliera del Pd Anna Maria Bigon, vicepresidente della Commissione sanità, ha replicato prontamente alle accuse, accusando a sua volta Villanova di “fingere di non capire” per sviare la questione. “Nessuno – ha detto Bigon – nel mettere sul tavolo i numeri di un’esplosione di codici bianchi, ha mai parlato di colpe dei medici dei Pronto Soccorso, tantomeno mettendo in discussione la professionalità e la regolarità del loro operato.” Le ragioni del boom di codici bianchi, ha ricordato ancora la consigliera dem, sono altre: “Da un lato, le indicazioni che la Giunta regionale impone tramite delibera per l’attribuzione dei codici bianchi e verdi; dall’altro, la carenza cronica dei medici di famiglia, che rappresentano il vero filtro per impedire l’intasamento nei Pronto Soccorso anche per problematiche di lieve entità”.

Il problema è dunque l’assenza della medicina territoriale: “Se non mancassero all’appello ben 650 medici di famiglia – ha aggiunto la consigliera -, molti cittadini certamente non avrebbero la necessità di ricorrere ai Pronto Soccorso. Col risultato che i cittadini devono pagare e che la Regione incassa senza investire sui territori”.

Bigon in conclusione ha invitato Villanova a spiegare come mai i dati di Agenas sono diversi dalla relazione sociosanitaria del Veneto: “Anziché strali, lanci piuttosto proposte costruttive. Ad esempio, la Regione, nell’incapacità di colmare le carenze, decida almeno di rendere gratuiti i codici bianchi per quei cittadini che si recano al Pronto Soccorso perché non hanno il medico di famiglia. Altro che andare in Procura: bisogna agire a livello istituzionale, senza tanti attacchi isterici”.