Contro la capolista Empoli la prestazione del Vicenza non c’è stata. O meglio: non si può considerare sufficiente la mezzora del secondo tempo in cui i biancorossi hanno ritrovato un po’ di orgoglio e di grinta e dato così qualche preoccupazione alla squadra allenata da Alessio Dionisi.
Senz’altro ha pesato sull’approccio alla gara dei giocatori di Mimmo Di Carlo qualche calcolo fatto alla vigilia: ci aspetta un tris di partite in una settimana e un paio di queste potrebbero essere decisive per centrare la salvezza in anticipo; otto giocatori in diffida sono un rischio molto alto proprio in vista dei prossimi impegni; Meggiorini, il miglior marcatore della squadra è ancora assente per infortunio. E, infine: tutto sommato si può anche perdere contro la prima in classifica.
Insomma, qualche riserva mentale potrebbe aver condizionato qualcuno e direi che si è anche visto. In generale si può dire, senza intenzione di infierire, che i centrocampisti sono stati un gradino (se non due) sotto i colleghi avversari. E le maggiori vivacità e intraprendenza che hanno dimostrato quelli in campo nei secondi 45’ è sembrata dovuta più al calo dell’Empoli che a un salto di qualità dei biancorossi.
È anche possibile che il modulo iniziale non sia stato proprio indovinato. Solo in apparenza, infatti, era un 4-3-3. A parte nei primi minuti di gara, il Lane non ha mai giocato con tre attaccanti e nemmeno avrebbe potuto, visto che a destra c’era un mediano qual è Zonta. In realtà, dunque, il modulo è stato un 4-5-1 in cui gli esterni offensivi lavora-vano come quinti di centrocampo.
Ciò ha comportato l’emarginazione sulla fascia sinistra di Giacomelli, il giocatore-chiave del Vicenza in questa fase di campionato. Limitato nel raggio d’azione, il capitano è diventato più marcabile e Dionisi ha fatto quello che altri allenatori, in precedenza, avrebbero dovuto fare e non hanno ritenuto, invece, di farlo. Ha assegnato al numero 10 biancorosso una marcatura quasi a uomo, facilitata nel caso dalla sua minore mobilità. E anche quando Di Carlo lo ha avanzato nel ruolo di seconda punta, Giacomelli non è stato decisivo come in altre occasioni. La sua sostituzione non è stata quindi casuale.
Nel 4-5-1 ci si è ritrovato male anche Longo, scelto dall’allenatore un po’ a sorpresa perchè tutti si aspettavano Lanzafame. Per un tempo intero l’ex del Venezia si è dovuto sobbarcare, di fatto, il ruolo di unico attaccante e non c’è riuscito molto bene e non solo per colpa sua. Non ha infatti mai ricevuto un passaggio propositivo né, tanto meno, un assist e, nei cinquanta minuti in cui è rimasto in campo, si è fatto notare solo per l’impegno profuso nel tener pal-la. Longo ormai lo si conosce, non è certo un Coda o un Mancuso, e non è il tipo di attaccante che i gol se li inventa. Forse come vice-Meggiorini sarebbe stato più utile Lanzafame e la controprova c’è perché, quando ha sostituito proprio Longo, un paio di occasioni le ha create.
È probabile che la staffetta avrebbe funzionato meglio al contrario.
Pur protetta da una vera Maginot a centrocampo (almeno nei propositi), la difesa ha retto male di fronte a una prima linea avversaria composta da due attaccanti di peso come Mancuso e La Mantia, supportati da un trequartista di gran qualità come Bajarami. Le statistiche del match rivelano che l’Empoli ha avuto a disposizione ben diciassette tiri, di cui otto in porta, ed è innegabile che, se i tiratori toscani avessero sfruttato meglio le palle gol avute a disposizione, il passivo già al termine del primo tempo sarebbe stato ben più pesante per il Vicenza. E sarebbe stato anche meritato.
Dionisi ha messo in difficoltà i difensori di Di Carlo facendo praticare ai suoi un gioco palla a terra e fitto di scambi di prima, a cui i biancorossi non sono stato in grado di opporsi. Certo, ci vogliono giocatori di classe e gran tecnica per permettersi questo tipo di giocate e Dionisi – beato lui – ce li ha. Ciò non toglie che, soprattutto nell’uno-contro-uno, alcuni vicentini abbiano rimediato qualche figuraccia. A disagio è stato più di tutti Beruatto, nella cui zona l’allenatore toscano ha mandato – certo non per caso – l’ispiratissimo Bajarami. Sarebbe servito qualche raddoppio sul centrocampista elvetico-macedone ma i colleghi del giovane terzino ex-Juventus U23 avevano ben altre rogne in campo a cui badare.
La nota positiva del match è stata la reazione che, comunque, il Lane ha mostrato nella mezzora finale. Poteva perfino portare ad un insperato pareggio (niente di strano: Empoli e Vicenza sono, rispettivamente, la seconda e la terza squadra per numero di pari ottenuti), magari non completamente meritato ai punti ma che, nel compendio dell’intero match, poteva pure starci. Mica era colpa del Lane se l’Empoli si era mangiato più di un’occasione per chiudere in anticipo il risultato!
I contemporanei risultati delle concorrenti alla salvezza hanno messo il cuore in pace in casa Vicenza: oggi la zona play out è distante sei punti e ciò significa un margine di sicurezza non indifferente e, soprattutto, gestibile con avvedutezza e senso pratico. Mancano quattordici punti per conquistare quota 48, ritenuta concordemente la soglia che consentirà il mantenimento della categoria. Nelle dieci partite che aspettano il Lane prima del sipario stagionale ci sono in palio più del doppio dei punti che servono per arrivarci. Non dovrebbe essere così difficile portare a casa il necessario.