Come ogni anno, oggi, 28 agosto, si fa festa per Sant’Agostino d’Ippona, Padre della Chiesa e uno dei suoi massimi pensatori insieme a Santo Tommaso d’Aquino, San Bonaventura e tanti altri. Ben apprezzato da Leone XIII nell’enciclica Aeterni patris del 1879 dove afferma: “Non sono poi da passare sotto silenzio, né da stimare di poco conto, la conoscenza più accurata e più ampia delle cose che si credono, e la comprensione un po’ più limpida, per quanto è possibile, degli stessi misteri della fede, che Agostino e gli altri Padri hanno lodata e si sono studiati di conseguire“. Lo stesso attuale pontefice Francesco nell’Omelia del 28 agosto 2013 per il Capitolo generale dell’Ordine di Sant’Agostino, ribadiva l’importanza della ricerca e dell’insegnamento del Santo Vescovo e ne rilevava il valore della inquieta ricerca che si pacifica nell’amore per Dio attraverso il Figlio.
L’importanza del Santo è anche quella di essere in qualche modo “patrono” dei giovani discoli”, che si lasciano trascinare, come lui stesso a 18 anni, in piaceri terreni, non curandosi di ciò che è fondamentale, ma se poi ci s’interroga nel profondo, nella propria interiorità allora si scopre ciò che è valido per la vita.
Il racconto
Un giorno Agostino, vescovo di Ippona (oggi Annaba in Algeria) passeggiava sulla spiaggia del mar Mediterraneo e, come era solito, fare, meditava sulla grandezza di Dio e rifletteva su quale fosse il mistero più grande, infinito, di Colui che tutto aveva creato. Il suo lume naturale (ragione) che tanto già aveva indagato e fornito ai cristiani molte strade per la comprensione, ora si soffermava su un aspetto ora su un altro, ma non sapeva ben decidersi quale fosse il mistero che tutto racchiudeva.
Vide un bambino che versava con le proprie mani dell’acqua del mare in una buca. Il gesto si ripeteva continuamente e suscitò la curiosità del vescovo, che gli chiese il perché del suo gesto, magari sospettando che fosse un gioco, come quello che ancora oggi sulla battigia fanno molti giovincelli in ferie.
Il fanciullo rispose con precisione: “Desidero versare tutta l’acqua del mare in questa buca“. Il Padre della chiesa con un sorriso di compiacenza, spiegò che l’operazione non era possibile, perché la differenza tra l’immensità del mare e la buca scavata era incolmabile. Fattosi serio il Bambino rispose al futuro Santo:
“Tu stesso con la tua piccola ragione non potrai mai comprendere totalmente il più grande mistero di Dio“
Sorpreso Il Vescovo Agostino, sorpreso dalla risposta, tornò ad interrogare il Bambino, il quale con semplicità, che come sempre racchiude una grande complessità, rispose: “Il più grande mistero di Dio è il suo amore per l’uomo per il quale ha dato suo Figlio, come ben dice San Giovanni Evangelista «Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Gv 4, 16). Tutto qui, a te e ad ogni uomo spetta il compito di approfondire con continuità questo mistero nel quale si racchiude la fede, la speranza e la carità. Non arriverai a comprendere tutto, ma devi provarci.” Detto questo il bambino dileguò.
Agostino non fu perplesso, comprese e nei suoi scritti sovente si ricordò di questo episodio, come nelle Confessioni (4,4,7):” Solo tu, o Dio, annodi la vera amicizia fra le persone che sono a te strette col vincolo dell’amore. E questo amore diffondi nei nostri cuori ad opera dello Spirito Santo che ci hai dato.” Così si prende coscienza dell’amore e pur non sapendo tutto, tutto da esso dipende.
Coordinatore de “La voce del Sileno” Italo Francesco Baldo
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