Truffati dalle banche inascoltati, Il Fatto: “Così perdiamo”, Salvini strapazza Giorgetti

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Truffati dalle banche, Salvini critico con Giorgetti
Truffati dalle banche, Salvini critico con Giorgetti

“Ora basta. Sui rimborsi ai truffati dalle banche non si può più perdere tempo. Stiamo regalando un altro argomento ai 5 Stelle. Così mi fai perdere le elezioni…”. Con queste parole Matteo Salvini si è rivolto a Giancarlo Giorgetti tra lunedì e martedì della settimana appena trascorsa, come riferiscono più fonti leghiste.

Prima del viaggio del vicepremier a Parigi, dove per due giorni è stato impegnato a tessere rapporti proprio in vista delle Europee. Ma sono le questioni italiane a stare più a cuore al ministro dell’Interno. In primis, appunto, il ritardo sul via libera ai decreti per sbloccare il rimborso ai truffati, su cui il ministro dell’Economia Giovanni Tria fa melina da settimane.

Spalleggiato, nella Lega, proprio dal sottosegretario alla presidenza del consiglio. Tema su cui il leader leghista è tornato pure ieri: “I rimborsi ai truffati dalle banche sarebbero dovuti partire ieri (venerdì, ndr). È già passato troppo tempo. Abbiamo messo quasi due mesi fa un miliardo e mezzo a bilancio. Bene che i tecnici approfondiscano e studino, ma poi c’è un limite…”.

Il problema è che tra i “rallentatori” c’è anche Giorgetti, su questo terreno in perfetta sintonia con via XX Settembre. Da qui la “lavata di capo” di Salvini al suo numero due di qualche giorno fa. Scambi così, del resto, tra i due avvengono assai di sovente. Salvini si fida ciecamente di Giorgetti e viceversa, i due si conoscono e si stimano da una vita e non hanno problemi a dirsi le cose in faccia, litigare se occorre, senza poi tenersi il muso. “Distonia costruttiva”, la chiamano nel Carroccio.

E così, passate 24 ore dallo scontro, i due hanno ripreso a sentirsi. Giovedì sera, per esempio, c’era consiglio dei ministri e il vicepremier ha parlato a lungo al telefono col sottosegretario per farsi raccontare. Ed è stato lo stesso Giorgetti ad aver messo in guardia Salvini su un possibile siluramento di Tria per mano pentastellata allo scopo di lasciare il dicastero alla Lega. “Attenzione, questa è una polpetta avvelenata. Se ci prendiamo l’Economia rischiamo un tracollo”, il ragionamento su cui entrambi hanno concordato. Meglio tenersi Tria.

Detto questo, il ministro dell’Interno è preoccupato perché i continui tentennamenti del governo su molti temi, dallo sblocca-cantieri ai truffati dalle banche, rischiano di portare a una paralisi che prima delle Europee bene non fa. Così, se da una parte gli fa gioco che Giorgetti sia il suo interlocutore principale con le cancellerie europee, Bruxelles e la Casa Bianca, dall’altra qualche frenata di troppo del suo numero due lo innervosisce.

Non è un mistero che Giorgetti da tempo dia questa strana maggioranza per morta. E le fibrillazioni delle ultime settimane, con una guerra totale tra Lega e M5S su tutto (ieri Salvini ha addirittura accusato Di Maio di lavorare poco), confermano tutto ciò che il sottosegretario alla presidenza del Consiglio va dicendo da settimane: così non si può andare avanti.

Secondo Giorgetti, è il nord che non si tiene più. È da lui, del resto, che vanno a lamentarsi di continuo i capataz leghisti delle regioni settentrionali. Recessione economica e mancata attuazione dell’autonomia regionale sono due bombe a orologeria pronte a esplodere. Per questo ieri nel Carroccio si compulsava con attenzione l’ultimo sondaggio di Nando Pagnoncelli sul Corriere. I numeri della Lega, data al 35,7%, tengono bene ma non crescono, mentre l’M5S ha recuperato 2 punti nelle ultime settimane, dal 21,2 al 23,3%. Segno che la politica barricadera inaugurata da Di Maio nei confronti dell’alleato inizia a dare i suoi frutti.

Salvini, però, a differenza del suo vice, nel progetto gialloverde crede ancora. O comunque è convinto che il tempo dell’addio non sia ancora giunto. Prima di prendere qualsiasi decisione, il vicepremier vuole attendere l’esito delle Europee.