Un coro di oltre 350 testate giornalisti in tutta l?Unione si leva contro la ?guerra sporca? di Donald Trump alla libertà di stampa e d?espressione. Ideata dal Boston Globe, quello ? per intenderci – del caso Spotlight, l?inchiesta sulla pedofilia nella Chiesa a Boston, l?iniziativa raccoglie un larghissimo consenso, ma suscita pure distinguo e polemiche. Non vi aderiscono, ad esempio, il Wall Street Journal e la tv Fox, l?unica che il presidente segue (vuole che i televisori della Casa Bianca e dell?AirForceOne siano tutti sintonizzati su quel canale).
L?aria illiberale della Casa Bianca permea tutta l?Unione. Trump commenta: ?I media fake news sono il partito d?opposizione ? È molto negativo per il nostro Paese ? Ma stiamo vincendo ??.
Gli editoriali grondano preoccupazione. Il Boston Globe titola: ?I giornalisti non sono il nemico?; e ricorda che per oltre 200 anni la libertà di stampa ?ha protetto i giornalisti in patria e ha funzionato come modello per le nazioni libere all?estero ? La grandezza della nazione dipende dal ruolo di una stampa libera che dica la verità ai potenti?. Insofferente delle critiche e incline a non raccontare la verità, il presidente inquina sempre più l?atmosfera dell?America: revoca il nullaosta di sicurezza all?ex direttore della Cia John O. Brennan, come atto di ritorsione per le critiche rivoltegli. Brennan replica: ?I miei principi valgono più dei tuoi nullaosta?.
La fabbrica di fake news che è divenuta la Casa Bianca nell??era Trump? può contare sul consenso di quanti credono che problemi complessi abbiano soluzioni facili, che dire una cosa equivalga a farla e che crearsi nemici ovunque è un segno di forza e di potenza. E Steve Bannon, fra gli artefici della vittoria nel 2016, privato un anno fa del ruolo di guru, è pronto a scendere di nuovo in campo: il gruppo Bannon?s Citizens for the American Republic sosterrà il presidente in vista delle elezioni di midterm, il 6 novembre. Sul fronte opposto fa discutere la Casa Banca in fiamme e un?aquila calva (emblema degli Stati Uniti) che mangia da uno scheletro che ha i capelli come il presidente. Il poster disegnato dal bassista della band Pearl Jam, Jeff Ament, in collaborazione con l?artista Bobby Brown è un endorsement del senatore democratico del Montana Jon Tester.