“In Toscana la Ferragni promuove gli Uffizi e fa il pieno sui social. Da noi sono più i musei chiusi di quelli aperti, e degli influencer promessi e sbandierati da Zaia si è persa traccia. Qualcuno li ha visti? Se il Veneto vuole rilanciare la cultura abbinandola al turismo e usando i media digitali, direi che siamo ancora fermi ai box”.
La consigliera regionale del Movimento 5 Stelle, Erika Baldin, commenta così “il grande risalto (con altrettanto clamore, polemiche e ancor più visualizzazioni) che hanno avuto sui social media le immagini di Chiara Ferragni testimonial degli Uffizi di Firenze. La celebre influencer è stata protagonista di uno shooting per una rivista e ne ha approfittato per effettuare un tour del museo, guidata dal direttore. Ferragni, testimonial di un progetto, in collaborazione con gli Uffizi, che mira ad attirare visitatori nei musei e nei centri culturali, ha definito, in un post su Instagram, la galleria toscana come ‘uno dei posti più speciali al mondo’”.
“Proprio martedì ho partecipato alla protesta dei lavoratori dei musei veneziani: avere 400 lavoratori in cassa integrazione da marzo, perché i musei restano chiusi, è una sconfitta per la città e per l’intera regione – osserva l’esponente pentastellata – Prendo atto delle promesse riaperture, a macchia di leopardo, ma certo che il confronto con il colpo mediatico degli Uffizi mostra la nostra mancanza di intraprendenza. Che sia Ferragni o un altro personaggio di fama mondiale, l’operazione di Firenze (e simili in altre città italiane ed europee) mostra una forte volontà di rilanciare la cultura e un disegno preciso, che valorizza l’offerta museale per dare ossigeno al turismo”.
“Come ho ripetuto in più occasioni, non sostenere la cultura è un grave errore strategico – continua la consigliera regionale – Rappresenta un baluardo della nostra economia per il forte legame con il turismo e, come ricadute, con l’alberghiero e la ristorazione. A Firenze l’hanno capito e lo shooting fotografico agli Uffizi ha colpito nel segno, anche con le polemiche suscitate, che generano visualizzazioni, interesse, coinvolgimento, passaparola: in una parola, benzina per far arrivare nuovi visitatori”.
“A noi, tra musei mezzi chiusi e lavoratori sul lastrico, non resta che chiedere alla Regione che fine hanno fatto gli influencer desaparecidi – conclude Baldin – In attesa di una risposta, che speriamo solerte, al Veneto ‘social’ serve qualche rissa da movida in meno e qualche museo in più”.
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