Turismo, confermata mobilitazione dei lavoratori per stop a trattative per il rinnovo del Ccnl

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Turismo, lavori in agitazione per lo stop alle trattative per il rinnovo del ccnl
Da sinistra, Giovanni Battista Comiati, Cecilia De' Pantz e Luigino Boscaro durante la conferenza stampa nella sede Cisl di Mestre

Sarà coinvolto anche il Veneto nella mobilitazione nazionale dei lavoratori proclamata da Filcams Cgil, Fiscascat Cisl e Uiltucs dopo l’interruzione del negoziato con Federturismo (Federazione nazionale dell’industria dei viaggi e del turismo del sistema Confindustria) e Aica (Associazione italiana Confindustria alberghi) per il rinnovo del Contratto collettivo nazionale del lavoro (Ccnl) dell’Industria turistica scaduto da ormai sei anni. Le criticità lamentate dalle tre sigle sindacali, che stamattina hanno annunciato in una conferenza stampa congiunta, che si è svolta nella sede Cisl Veneto di Mestre, riguardano soprattutto le retribuzioni distanti dal costo della vita e condizioni di lavoro difficili.

E il problema non è certo la mancanza di lavoro, dato che i flussi turistici sono in continua crescita, in particolare in Veneto, dove il turismo si conferma anno dopo anno il settore trainante dell’economia regionale, contribuendo più tutti ad accrescere il Pil e a creare occupazione. Pertanto, lavoratori e lavoratrici di grandi catene alberghiere, parchi divertimenti del Garda e tour operator hanno dichiarato lo stato di agitazione e proclamato una mobilitazione nazionale.

L’applicazione del Ccnl turismo riguarda più di un centinaio di aziende venete, alcune delle quali di dimensioni rilevanti, in cui sono impiegati oltre 10mila lavoratori. Proprio loro incroceranno le braccia per sedici ore: otto di sciopero organizzate nei territori e otto con presidio al Lido di Venezia il 7 settembre prossimo.

Considerando la sottoscrizione del rinnovo di tutti gli altri contratti nazionali del settore e due anni di non facili trattative (con una prima rottura dei negoziati nel novembre scorso e uno sciopero nel dicembre 2023), le categorie nazionali hanno infatti ritenuto non esserci le basi per la prosecuzione di un confronto proficuo, finalizzato a dare risposta primariamente alla questione salariale, definendo il giusto aumento economico, e ad affrontare anche i temi legati alla precarietà, la successione nell’appalto e l’internalizzazione, la violenza e le molestie sui luoghi di lavoro, i congedi per le donne vittime di violenza e la genitorialità.

Cecilia De’ Pantz, segretaria generale di Filcams Cgil Veneto, ha sottolineato come il turismo da una parte generi ricchezza e crescita del pil, come ricordato anche dal presidente della Regione Zaia, dall’altra però impoverisca chi ci lavora: «Le lavoratrici e i lavoratori a cui viene applicato il contratto del turismo di Confindustria si impoveriscono mese dopo mese a causa del mancato rinnovo del contratto e, soprattutto, della mancata volontà delle parti datoriali di riconoscere un aumento di salario giusto e dignitoso, indispensabile per far fronte all’inflazione galoppante che continua ad erodere gli stipendi».

«Le proposte di Confindustria al tavolo di trattativa, volte solo a procrastinare la doverosa firma del rinnovo contrattuale, sono inaccettabili – ha ribadito Giovanni Battista Comiati, segretario generale di Fisascat Cisl Veneto. – La mobilitazione che parte oggi nella nostra regione, unita a quella nazionale, non si concluderà finché non si arriverà a un accordo dignitoso per i tanti lavoratori e lavoratrici che continuano a impegnarsi quotidianamente con professionalità, pur avendo il contratto scaduto».

Luigino Boscaro, segretario generale di UILTuCS Veneto ha posto l’accento sulla contradditorietà delle proposte inserite in trattativa da parte di Confindustria, tra cui aumento dei contratti a termine, modifica dell’apprendistato e del periodo di comporto della malattia: “Oltre che tardive – ha detto Boscaro – queste proposte cozzano con le realtà lavorative proprie di questo settore, che è rivolto al comparto del lusso e quindi ad alto valore aggiunto. È incomprensibile come si possa conciliare l’aumento di precarietà e flessibilità richiesti con la difficoltà a reperire personale, che in questo settore deve essere molto professionalizzato».