Per troppo tempo l’Italia è stata, ed è tutt’ora, una “Repubblica fondata sull’edilizia”, scrive nell’interpellanza, che pubblichiamo, Ciro Asproso, consigliere comunale di Coalizione Civica Vicenza. Tant’è che la nostra Penisola si è letteralmente ricoperta di prime, seconde e terze case, ma anche di capannoni, centri commerciali, infrastrutture di vario genere, molte delle quali inutili e inutilizzate. L’impermeabilizzazione dei suoli ha snaturato e imbruttito il paesaggio rendendo ancor più fragile e delicato l’assetto idrogeologico del nostro territorio. Dopo che per anni abbiamo avuto i vandali in casa (per citare un famoso libro di Antonio Cederna), solo da poco inizia a diffondersi una maggiore consapevolezza e sensibilità nei riguardi del patrimonio artistico ed ambientale, e verso il fondamentale imperativo di risparmio delle superfici naturali. Ma, in attesa che la Legge nazionale sul consumo di suolo – arenatasi in Senato nella scorsa legislatura – riprenda finalmente il suo iter parlamentare sarebbe buona cosa iniziare ad applicare le leggi che già ci sono.
Infatti ai sensi dell’art. 146, comma 6, del Codice dei beni culturali e del paesaggio, gli enti delegatari (come il Comune) del potere di autorizzazione paesaggistica debbono disporre “di strutture in grado di assicurare un adeguato livello di competenze tecnico-scientifiche nonché di garantire la differenziazione tra attività di tutela paesaggistica ed esercizio di funzioni amministrative in materia urbanistico-edilizia“. Sempre l’art. 146, al comma 4, prescrive che: “l’autorizzazione paesaggistica costituisce atto autonomo e presupposto rispetto al permesso di costruire o agli altri titoli legittimanti l’intervento urbanistico-edilizio“.
Come ribadisce una sentenza del Consiglio di Stato del 2015, riferita al Comune di Verona, che qui allego), è illegittimo effettuare la commistione tra l’attività a tutela del paesaggio e quella di trattazione delle pratiche edilizie.
Purtroppo, ciò avviene regolarmente nel Comune di Vicenza, dove i permessi di costruire e l’autorizzazione paesaggistica vengono rilasciati addirittura dalla stessa persona, in evidente conflitto d’interessi tra controllato e controllore. Altro che, “adeguato livello di competenza tecnico-scientifica“. Quanto sia importante tenere distinte le due funzioni, anche dal punto di vista gerarchico, lo si può ben capire esaminando casi eclatanti come Borgo Berga, o le Serre di Parco Querini, dove la tutela ambientale e del paesaggio è soccombente rispetto alla dimensione urbanistica.
Tutto ciò visto e Considerato, si Interpella (a risposta scritta e in Aula) il Sindaco e l’assessore competente affinché sia fatto rispettare il Codice dei beni culturali e del paesaggio (ex art. 146, comma 4) e:
? Si disponga l’immediata distinzione organizzativa tra la funzione di tutela del paesaggio e quella urbanistica di governo del territorio, in modo tale che non sussistano pericoli di incidenze gerarchiche o condizionamenti di sorta.
? Venga assicurata la sussistenza di un adeguato livello di competenza tecnico-scientifica in fase di autorizzazione paesaggistica.
Ciro Asproso
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