(Articolo su tutele digitali del consumatore da VicenzaPiù Viva n. 11, sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).
Temperare la sovra-regolamentazione per coniugare la tutela dei consumatori-cittadini all’incentivazione degli investimenti.
Bruxelles. Nell’ultima legislatura dell’Unione europea l’attenzione della Commissione europea per quanto riguarda la tutela dei consumatori si è focalizzata principalmente su un ambito: il mercato digitale. In realtà, questa tendenza era già iniziata con la precedente Commissione Juncker, che nel 2016 ha approvato il GDPR – General Data Protection Regulation, il regolamento generale dell’Ue sulla protezione dei dati – considerato la legislazione più rigorosa al mondo in termini di privacy e sicurezza, che disciplina, tra le altre cose, l’uso delle informazioni personali raccolte dalle aziende durante le operazioni online.
Il principio di base è che negli ultimi anni, con l’avvento di nuove piattaforme digitali e nuove tecnologie, siano diventati proprio i dati la merce di scambio più preziosa e proprio questo loro valore economico definisce gli utenti di internet come veri e propri consumatori. Prima dell’approvazione del GDPR i dati personali venivano raccolti senza consenso e, soprattutto, senza che gli utenti ne fossero a conoscenza. Il regolamento ha definito i diritti fondamentali delle persone fisiche nell’era digitale, gli obblighi di chi si occupa del trattamento dei dati, i metodi per garantire la conformità e le sanzioni per coloro che violano le norme.
Insieme a questo testo, la prima Commissione von der Leyen ha approvato altri tre principali regolamenti per disciplinare il mercato digitale: il Digital Service Act (DSA), il Digital Market Act (DMA) e l’Artificial Intelligence Act (AI Act). Il DSA, entrato in vigore nel 2022, introduce nuove regole per le piattaforme online, come i social media e i marketplace, al fine di contrastare la diffusione di contenuti illegali, garantire maggiore trasparenza sugli algoritmi di profilazione e proteggere i diritti fondamentali degli utenti. Il DMA, approvato sempre nel 2022, regola le grandi piattaforme digitali, note come “gatekeeper”, con l’obiettivo di promuovere la concorrenza equa nel mercato digitale. Infatti, aziende come Google, Amazon, Apple, e Meta controllano gran parte delle interazioni online, ricoprendo una posizione dominante sul mercato: la legge ha come scopo impedire abusi di tale posizione. Il DMA favorisce un mercato digitale più competitivo, garantendo ai consumatori più diritti e opzioni online. Recentemente, il 10 settembre, la Corte di giustizia dell’Unione europea ha confermato l’ammenda di 2,4 miliardi di euro che la Commissione aveva inflitto a Google nel 2017, proprio a causa dell’abuso di posizione dominante messo in atto dal colosso americano su vari mercati nazionali europei. L’AI act, di recente approvazione, è la prima legge al mondo a regolamentare l’uso dell’intelligenza artificiale e mira a garantire che lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale rispettino i diritti fondamentali e proteggano i cittadini da tutti i potenziali rischi.
Recentemente Mario Draghi, ex Presidente della Banca centrale europea ed ex Presidente del Consiglio italiano, nel suo Report sulla competitività ha portato il GDPR e l’AI Act come esempi di sovra-regolamentazione, la quale, secondo Draghi, sarebbe la causa di un forte calo di competitività in Europa. Questo pensiero è particolarmente evidente nella proposta politica che Ursula von der Leyen, riconfermata Presidente della Commissione europea, ha presentato prima della sua elezione a luglio. I consumatori vengono citati in quattro diverse proposte: una nuova politica economica estera, per garantire più accesso a beni e maggiori investimenti; una nuova politica sulla competitività; un piano industriale del Green Deal, che prevede anche un cambio di rotta sul mercato dell’energia e il conseguente accesso dei cittadini ai benefici economici delle energie rinnovabili ed, infine, il rinnovato impegno a continuare sulla strada della regolamentazione del mercato digitale, applicando i regolamenti approvati dalla scorsa legislatura e producendo nuove norme per incentivare gli investimenti nel settore tech. In particolare, von der Leyen evidenzia la necessità di rendere i dati più accessibili alle aziende europee, per permettere loro di essere competitive ed innovative.
Per questo, la Presidente si è impegnata a sostenere “le imprese migliorando il libero accesso ai dati, sempre garantendo elevati standard di protezione”. Verrà quindi presentata una strategia europea in materia di dati per “garantire un quadro giuridico semplificato, chiaro e coerente”. A ben vedere, questo approccio si discosta dall’impegno profuso da Ursula von der Leyen nel suo primo mandato, spostando il focus dalla tutela dei consumatori-cittadini all’incentivo degli investimenti in questo settore strategico.
Questa nuova visione è fortemente caldeggiata dal Partito Popolare Europeo (PPE), gruppo di Ursula von der Leyen ma anche casa europea di Forza Italia, partito dell’europarlamentare Massimiliano Salini che, interrogato sulla questione alla plenaria di settembre del Parlamento europeo a Strasburgo, ha sostenuto che “esiste lo spazio per tutelare la libertà del consumatore facendo investimenti forti nei settori legati all’agenda digitale. Quello che interessa agli europei è ribadire che la tutela del consumatore, non solo come utente ma soprattutto come cittadino, da alcuni abusi perpetrati dalle piattaforme è sacrosanta, ma che è anche arrivato il tempo degli investimenti, del cosiddetto “downstream”, ovvero della realizzazione di servizi che, avvalendosi della capacità infrastrutturale che abbiamo costruito, producano un bene per i cittadini.
Consolidato il sistema di tutele bisogna fargli generare tutto il valore possibile”. Diversa l’opinione dell’europarlamentare Leoluca Orlando, di Alleanza Verdi e Sinistra, che preferisce l’approccio precedente: “ad oggi il digitale produce nuovi diritti ma soprattutto ne mette in discussione altri, più antichi. Per questo è fondamentale che continui l’attenzione
dell’Unione europea ai diritti e alle libertà dei cittadini, oggi nel digitale”. È della stessa opinione l’eurodeputato Gaetano Pedullà, Movimento 5 Stelle e membro della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori (IMCO, Internal Market and COnsumer protection), che afferma che “come Commissione IMCO saremo molto impegnati perché non si facciano passi indietro ma se ne facciano in avanti. Ancora i consumatori non sono tutelati in alcuni settori, un’Europa che parla ai cittadini deve fare di più per difenderli”.
La sfida della decima legislatura sarà proprio bilanciare la tutela dei cittadini – in quanto consumatori ma anche in quanto imprenditori – garantendo quindi una rinascita economica europea, favorendo gli investimenti senza però arretrare sui diritti. La nuova Commissione è pronta, una volta confermata dal voto, e per sapere se riuscirà nel suo intento non ci resta che attendere.