(Adnkronos) –
Nella guerra Ucraina-Russia anche la propaganda ha un ruolo fondamentale verso la vittoria. Lo sa bene Kiev che punta ora sulla narrazione per "vincere i cuori e le menti" dei russi. Nel Kursk è stata infatti dispiegata una unità militare ucraina impegnata in uno sforzo di propaganda proprio mentre Mosca ricorre alla narrativa della 'Bucha di Kursk', con accuse che Kiev smentisce e che, al momento non sono sostenute da elementi di prova. Mentre alle forze regolari è stato chiesto di ridurre al minimo le interazioni con i civili che vivono nelle zone occupate, un piccolo gruppo di soldati fa esattamente l'opposto. Indossano uniformi, ma sono disarmati. Fanno visita ai residenti, aiutano le consegne di cibo e medicine, cercano di persuadere i russi ad abbandonare la loro lealtà per Vladimir Putin. Ed effettuano riprese video della loro opera, per moltiplicare l'effetto di questo lavoro fra i russi. Un documentario è in fase di postproduzione e a produrlo è un ufficiale di Kiev che aveva documentato le atrocità commesse dai russi a Bucha. Molti dei civili con cui parlano sono pensionati in epoca sovietica e altre persone 'fragili' che non sono state in grado di lasciare la regione occupata dallo scorso agosto. Sono tagliati fuori dalle comunicazioni e dalle informazioni, non dispongono di una rete telefonica attiva, spesso neanche di corrente elettrica. Nessuno smentisce che i loro telefoni cellulari siano stati sequestrati dalle forze ucraine nei primi giorni dell'occupazione. Gli ucraini che vedono sono i loro unici contatti.
"Impiantano i semi della verità nelle loro menti e sono certo che prima o poi si svilupperanno", spiega il colonnello Oleksii Dmytrashkivskyi, a capo della divisione media delle forze che sta documentando l'incursione e portavoce delle forze ucraine a Kursk, in una intervista al Washington Post dopo che Mosca ha denunciato uccisioni indiscriminate e abusi di civili nel Kursk da parte delle forze ucraina e l'esplosione di una bomba planante contro una scuola usata come rifugio di civili a Sudzha in cui si trovavano decine di civili ucraini, la maggior parte dei quali anziani o disabili. Accuse che Dmytrashkivskyi respinge categoricamente. Nella scuola, secondo Kiev, sono morte 4 persone e altre 10 sono rimaste ferite. Altre quattro sono disperse. Subito dopo la sua nomina lo scorso agosto, Dmytrashkivskyi, che aveva prodotto un documentario sui massacri dei civili a Bucha da parte delle forze russe, poco dopo l'inizio dell'invasione, ha accompagnato i medici militari inviati a prestare assistenza e cure ai civili bisognosi e per cercare civili russi da reclutare come "contatti" per le forze di Kiev. La maggior parte dei civili non evacuati sono persone che hanno bisogno di cure, precisa. La scorsa estate avevano soccorso una donna nuda, nel letto a cui era costretta, coperta di vermi ma viva. Un'altra donna che avevano nominato come loro contatto in un insediamento è stata minacciata dalla suocera che voleva denunciarla ai russi come traditrice. In molti di questi primi incontri "ho sentito odio" nei nostri confronti, ha spiegato il portavoce. Ma con il passare del tempo, le cose sono cambiate. Ha appreso le storie delle rivalità fra vicini e quelle d'amore. Secondo lui, dalla scora estate a dicembre, sono stati uccisi 36 civili, 100 sono stati feriti, in raid aerei e di droni russi. Altri 76 civili sono morti "per cause naturali". Dall'inizio dell'anno, è diventato più difficile seguire il bilancio delle vittime che sono aumentate. Kiev assicura che viene rispettata la richiesta dei civili russi che non vogliono comunicare o essere ripresi. Ma Dmytrashkivskyi ammette che il suo lavoro ha implicazioni etiche, è difficile, ed emotivamente impegnativo. Anche perché alcuni soldati della sua unità hanno perso amici o parenti nella guerra. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)