“Sicuramente noi siamo stati abbastanza chiari nel porre la questione” del sostegno della Cina alla Russia, posto da Nato e Ue, “provando a ragionare insieme su quali siano gli interessi che ciascuno ha. Io penso che la Cina non abbia alcuna convenienza in questa fase a sostenere la capacità industriale russa, anche se, come sappiamo, non interviene direttamente, è evidente che questo crea una frizione perché lo abbiamo scritto in tutti i modi possibili e immaginabili e lo abbiamo ribadito”.
Così la premier Giorgia Meloni, in un punto stampa a Pechino prima della partenza per Shanghai.
“Io spero che ci si renda conto che questa nazione può giocare veramente un ruolo dirimente – prosegue -. Il Presidente Xi diceva ieri che la Cina lavora sempre per la convivenza pacifica tra i popoli, ecco mi piacerebbe che si facessero dei passi in questo senso”. “Io sono molto preoccupata per quello che sta accadendo in Libano, per il rischio di una escalation regionale, proprio mentre sembrava che ci potessero essere degli spiragli e anche questo è un elemento che va valutato. Ogni volta che ci sembra di essere un po’ più vicini all’ipotesi di un cessato il fuoco accade qualcosa. Significa che ci sono diversi soggetti regionali che a puntano un’escalation e che puntano sempre a costringere Israele a una reazione, lo dico anche per invitare Israele a non cadere in questa trappola”, ha detto poi Meloni.
“Dopodiché chiaramente io sono in contatto con il ministro degli Esteri, sono in contatto con il governo, sono in contatto con gli Alleati, bisogna continuare a passare messaggi di moderazione in questa fase. La Cina sicuramente anche qui può essere un interlocutore molto importante, sapete dei rapporti solidi che esistono con Teheran, con Riad. Sicuramente – ha rimarcato – nel lavoro per la normalizzazione nei rapporti, particolarmente tra Paesi Arabi e Israele, la Cina è un interlocutore molto importante”.
“Non vedo ripercussioni negative per l’Italia, non ritengo che i rapporti con la Commissione europea stiano peggiorando. Io e la Commissione europea abbiamo discusso” del report sullo stato di diritto “e del resto la lettera che io ho inviato non è una risposta alla Commissione Europea o a un momento di frizione con la Commissione europea, è una riflessione comune sulla strumentalizzazione che è stata fatta di un documento tecnico nel quale mi corre l’obbligo di ricordare che gli accenti critici non sono della Commissione Europea”, ha affermato ancora la premier.
Nel rapporto sulla stato di diritto “la Commissione Europea riporta accenti critici di alcuni portatori di interesse, diciamo stakeholder: il Domani, il Fatto Quotidiano, Repubblica… Però la Commissione europea non è il mio diretto interlocutore, ma chi strumentalizza quel rapporto che tra l’altro non dice niente di particolarmente nuovo rispetto agli anni precedenti, anche questo varrebbe la pena di ricordare”.
La governance Rai, ha ribadito, “è definita da una legge del 2015 che ha fatto il governo Renzi” e “dicono che ci sono delle intimidazioni alla stampa perché ci sono degli esponenti politici che querelano per diffamazione alcuni giornalisti ma non mi pare che in Italia vi sia una regola che dice che se tu hai una tessera da giornalista, che ho anche io in tasca, puoi liberamente diffamare qualcuno e dire che gli esponenti politici se avviano una causa per diffamazione stanno facendo azioni di intimidazione, vuol dire non avere neanche rispetto dell’indipendenza dei giudici”.
“Vengono ad esempio prese in considerazione – rimarca – anche alcune querele che ho fatto io, le ho fatte quando ero all’opposizione, non quando ero al governo. Capisco il tentativo di strumentalizzare, cioè conosco il tentativo di cercare il soccorso esterno da parte di una sinistra in Italia che evidentemente è molto dispiaciuta di non poter utilizzare per esempio il servizio pubblico come fosse una sezione di partito, però su questo non posso aiutare proprio perché credo nella libertà di informazione e di stampa”.
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