La pratica per l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea non è proprio dietro l’angolo. Questo il “verdetto” dei 27 Paesi Ue riuniti a Versailles e che, poi, si sono e si stanno dedicando a tutti i vari provvedimenti da prendere contro la Russia e per fornire aiuti umanitari e bellici e, soprattutto, per porre fine alla dipendenza energetica dell’Unione dalla Russia. Non è quindi una rinuncia nei confronti dell’Ucraina, ma un diverso modo di darle aiuto che, al primo posto, sembra porre la propria esistenza. Anche in considerazione che, nel procedere della guerra, sembrano più marcati gli attacchi all’Unione come espressione politica/economica di cui la Russia avrebbe timore: la forza d’attrazione dell’Ue da parte dei Paesi dell’ex blocco sovietico sembra che sia gradita (vedi anche richiesta di adesione Ue da parte di Moldavia e Georgia).
A questa fotografia della realtà si affiancano altre immagini, quelle delle distruzioni in corso, dei morti, dei feriti e dei rifugiati.
Il prezzo dell’osservanza istituzionale per la procedura di adesione dell’Ucraina, con poche eccezioni, induce molti Paesi Ue a non modificare le regole, e sembra che il prezzo debba necessariamente essere quello della realtà di ciò che accade sul territorio ucraino… un prezzo di sangue.
E’ questa l’Europa che fu ideata in quel carcere/isola del Tirreno dove Ernesto Rossi ed Altiero Spinelli scrissero il manifesto di Ventotene? Quel manifesto non fu carta fondante per dare pace, prosperità e felicità ad una Europa che, negli anni in cui fu scritto, era in fiamme? Quel manifesto non rappresentava uno strappo e un abbandono di una procedura di equilibrio europeo che il nazi-fascismo voleva distruggere?
Veniamo al 2022.
Non ci troviamo oggi, col putinismo e con le dovute differenze soprattutto economiche, nella stessa situazione politica dei primi anni 40 del secolo scorso? Certo, le milizie naziste non sono nelle case di tutta Europa ma solo, per ora, in Ucraina… ma nelle nostre case il putinismo c’è col gas e con la luce, con la benzina e con il grano. Non sono questi beni di consumo prioritari come le nostre vite fisiche? L’avamposto bellico armato in Ucraina è uno degli aspetti dell’invasione, altri aspetti sono nella nostra quotidianità energetica, alimentare ed elettronica. Le ragioni di Stato e di economia che inducono vari Paesi Ue a temporeggiare non stanno assecondando il putinismo, dandogli respiro per meglio organizzarsi e meglio ricattare l’Ucraina con le mori fisiche e l’Ue con la morte economica?
Domande a cui occorre rispondere partendo da un presupposto: se le istituzioni non servono a tenerci in vita, e anche a tenerci bene, forse è il caso di rivederle. Sono le istituzioni europee che devono servire ai cittadini e ai consumatori, mentre oggi sembra proprio che cittadini e consumatori debbano vivere soffrendo e morendo per rispettare queste istituzioni.
François-Marie Arouet – Aduc