Ucraina, oggi vertice Ue complicato: rischio veto

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(Adnkronos) – Il Consiglio Europeo straordinario che si terrà oggi a Bruxelles, che verterà sull'Ucraina e sulla difesa europea, si preannuncia "complicato". Sarà il primo a 27 da quando l'amministrazione Trump ha impresso una decisa accelerazione ai tentativi di mettere fine al conflitto in Ucraina, una carneficina ai confini dell'Ue che si trascina da oltre tre anni. Servirà agli Stati membri, spiega una fonte diplomatica europea, per "fare chiarezza" e fissare alcuni paletti, anche per evitare che si ascoltino "cacofonie" al tavolo con gli americani, quando sarà il momento. Il rischio è alto e occorre concordare un minimo di "basilari", per poi procedere con i prossimi passi, spiega una fonte diplomatica europea.  La posta in gioco è "alta" e occorrerà capire come si orienteranno gli Stati membri. I vertici tenuti finora in vari formati da quando Donald Trump ha riavviato i contatti con Mosca hanno escluso i Paesi più vicini al confine con la Russia, cosa che non ha mancato di suscitare malumori tra gli esclusi, com'è naturale. I Baltici, per esempio, avrebbero molto apprezzato le perplessità espresse dalla premier Giorgia Meloni sulla loro esclusione dal summit dell'Eliseo, organizzato da Emmanuel Macron. L'obiettivo del Consiglio Europeo, per quanto riguarda l'Ucraina, resta riuscire a concordare conclusioni a 27, ma c'è la contrarietà esplicita di due Paesi membri, l'Ungheria e la Slovacchia. Il presidente Antonio Costa è convinto che un punto di intesa si troverà: la contrarietà di Budapest è di principio e in coerenza con la posizione che Viktor Orban tiene fin dall'inizio del conflitto; quella dello slovacco Robert Fico sarebbe più transattiva e punterebbe sostanzialmente ad ottenere una serie di garanzie, anche sul piano delle consegne di gas russo, alle quali Bratislava resta legata. Se non si dovesse riuscire a trovare un accordo a 27 sulle conclusioni sull'Ucraina, le opzioni subordinate usate in passato sono conclusioni del presidente del Consiglio Europeo e non del Consiglio Europeo (la meno peggio) oppure conclusioni di 25 leader. Quest'ultima sarebbe la meno desiderabile, perché certificherebbe la divisione dell'Ue. Sarebbe lo "scenario peggiore", osserva una fonte diplomatica europea. Un alto funzionario Ue prevede che "un po' di drafting" i leader dovranno farlo. Nella bozza delle conclusioni datata 4 marzo, l'ultima disponibile e ancora soggetta a cambiamenti, si sottolinea che la guerra scatenata dalla Russia ha "vaste implicazioni per la sicurezza europea e internazionale" e che pertanto, alla luce del "nuovo slancio" verso i negoziati che dovrebbero portare ad una pace "complessiva, giusta e duratura", si dovrebbero rispettare alcuni principi. Anzitutto, "non ci possono essere negoziati sull'Ucraina senza l'Ucraina" e "non ci possono essere negoziati che riguardino la sicurezza europea senza che l'Europa sia coinvolta. La sicurezza dell'Ucraina e quella dell'Europa sono interconnesse".  Il summit verrà aperto da uno "scambio di vedute" con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che, dopo essere stato praticamente cacciato dalla Casa Bianca venerdì scorso in seguito allo scontro in diretta tv con il presidente Donald Trump e il vicepresidente JD Vance, sta tentando di recuperare un rapporto con Washington, i cui aiuti sono indispensabili per resistere alla Russia. La presenza di Zelensky al summit di oggi, inizialmente data per certa, è parsa in forse per qualche ora, ma nel tardo pomeriggio fonti Ue hanno confermato che sarà presente fisicamente a Bruxelles, come previsto originariamente. Il punto sulla tregua/cessate il fuoco nelle conclusioni è stato riformulato, e ora recita che "può avere luogo solo come parte di un processo che porti ad un accordo di pace complessivo", una formulazione che meglio si accorda con la posizione della Francia, rispetto al precedente "un cessate il fuoco può avere luogo solo nell'ambito di un accordo di pace complessivo". Per i leader "qualsiasi accordo simile dovrebbe essere accompagnato da garanzie di sicurezza per l'Ucraina robuste e credibili, che contribuiscano a scoraggiare una futura aggressione russa". Viene ribadito, a scanso di equivoci, che "la pace deve rispettare l'indipendenza, la sovranità e l'integrità territoriale dell'Ucraina", concetto già implicito nel punto 2. L'esplicitazione, spiega un alto funzionario Ue, segnala che "la posizione dell'Ue non è cambiata" rispetto a prima, anche se in pochi, anche se si guardano bene dal dirlo, pensano che gli ucraini possano riprendersi la Crimea. I leader sottolineano la necessità di arrivare alla "pace" attraverso "la forza". E dunque, l'Ucraina deve essere "nella posizione più forte possibile", posizione in cui oggi evidentemente non è. La forza dell'Ucraina, che dovrebbe essere idealmente trasformata in un "porcospino d'acciaio" impossibile da inghiottire per l'Orso russo, è la prima garanzia di sicurezza per Kiev.  Dunque, l'Ue "rimane impegnata (…) a fornire maggiori sostegni politici, finanziari, economici, umanitari, militari e diplomatici" a Kiev e al popolo ucraino. Un'Ucraina "in grado di difendersi è parte integrante di qualsiasi futura garanzia di sicurezza". Pertanto, si legge ancora nella bozza, occorre "aumentare con urgenza" la consegna di "sistemi di difesa aerea, munizioni e missili, come pure del necessario addestramento e dell'attrezzatura" per l'esercito ucraino. Nella bozza, i leader invitano i ministri a lavorare "rapidamente" su iniziative, "in particolare quella dell'Alta Rappresentante", per "coordinare un maggiore supporto dell'Ue all'Ucraina, inclusa la componente militare dell'iniziativa del G7 Era". Le garanzie di sicurezza per Kiev "dovrebbero essere affrontate in consultazione con l'Ucraina, come pure con i Paesi che la pensano allo stesso modo e della Nato". Il Consiglio Europeo "ritornerà su queste materie nel prossimo incontro". I leader saranno soli nella sala per il dibattito sull'Ucraina, senza cellulari, assistiti da pochissimi alti funzionari. Il piano ReArmEu presentato da Ursula von der Leyen ha portato ad un ampliamento delle conclusioni sulla difesa, sulle quali, essendo sostanzialmente l'avvio di un lavoro che non durerà pochissimo perché mancano molti dettagli, è meno probabile che si registrino forti disaccordi tra i leader, che potrebbero manifestarsi più a valle. I punti interrogativi non mancano, tuttavia. I Paesi del fronte sud hanno registrato favorevolmente l'apertura della Germania ad una modifica del patto di stabilità, che si rende necessaria perché la clausola nazionale di salvaguardia, che von der Leyen vuole attivare per consentire una spesa aggiuntiva per la difesa pari all'1,5% del Pil per quattro anni, ha dei limiti di attivazione: può essere usata una volta per un periodo che decide il Consiglio, e poi può essere prorogata di un anno volta per volta. Se la Germania apre ad una modifica mirata, i Frugali superstiti (Olanda e Austria) sono decisamente contrari. Gli stessi Paesi ad alto indebitamento o sotto procedura per deficit eccessivo vorrebbero maggiori dettagli, perché ancora siamo solo ai titoli: non è chiaro a chi e come si applicherà la clausola. Per esempio, la Grecia, che ha una spesa per la difesa già superiore al 3%, non potrà sfruttarla, se sarà collegata all'obiettivo Nato di spendere almeno il 2% del Pil.  Sull'altra gamba del piano, i prestiti per 150 miliardi erogati raccogliendo i fondi emettendo bond garantiti dall'headroom del bilancio Ue (la differenza tra impegni e pagamenti), neanche i falchi si oppongono, perché si tratta di debito garantito dal bilancio comune, mirato ad una esigenza comune specifica. I fondi saranno canalizzati in modo da sostenere l'industria Ue, ha spiegato un alto funzionario. Il discorso è diverso per un eventuale debito comune Ue per riarmare l'Europa, cosa che al momento non è sul tavolo e che vedrebbe i nordici fermamente contrari. Ci sono poi una maggiore flessibilità nell'uso dei fondi Ue, inclusi quelli di coesione, che non potranno essere usati per comprare armi, ma per sostenere l'industria sì. La Bei dovrebbe allargare le maglie per i suoi finanziamenti, includendo tutti gli articoli 'dual use', non le armi vere e proprie.  In tema di difesa europea, dopo aver richiamato la dichiarazione di Versailles del marzo 2022 e il fatto che l'Ue deve diventare più "sovrana" e maggiormente "responsabile" della propria difesa, si afferma che l'Unione dovrebbe "accelerare" la mobilitazione degli strumenti necessari a finanziare gli investimenti che andranno fatti. Nelle conclusioni, si sottolinea la necessità che gli Stati Ue aumentino "in modo sostanziale" la spesa per la difesa e si appoggiano i pilastri del piano RearmEu, invitando la Commissione e le altre istituzioni a portare avanti il lavoro.  Si identificano poi aree "prioritarie" per agire a livello Ue in termini di capacità militari. In conformità con il lavoro già svolto dall'Agenzia Europea per la Difesa e in "piena coerenza" con la Nato, ci si concentra su "aerei e sistemi di difesa missilistica; sistemi di artiglieria; missili e munizioni; droni e sistemi anti-droni; abilitatori strategici (come i tanker, gli aerei cisterna, di cui l'Europa manca drammaticamente, ndr) e protezione delle infrastrutture critiche, anche in relazione allo spazio; mobilità militare; cibernetica; intelligenza artificiale e guerra elettronica". Insomma, tutti, o quasi, gli armamenti necessari a condurre una guerra moderna. Si sottolinea, a beneficio dei Paesi del fianco est, che proteggere il confine orientale vuol dire difendere l'intera Ue. Si rimarca, per l'ennesima volta, l'importanza di usare "più sistematicamente l'aggregazione della domanda, l'armonizzazione dei requisiti e gli acquisti congiunti" nel campo della difesa. Si chiede alla Commissione, al Consiglio e al Parlamento di semplificare le procedure di appalto, per eliminare le "strozzature" che tuttora "ostacolano una rapida crescita dell'industria della difesa". Si raccomanda all'esecutivo Ue di dare priorità ad un provvedimento Omnibus per la difesa. Un'Ue più forte è "complementare" alla Nato e "contribuirà positivamente alla sicurezza transatlantica e globale"; si invitano gli Stati Ue membri dell'Alleanza a "coordinarsi" in vista del summit dell'Aja del giugno 2025, che si preannuncia complicato. Il Consiglio Europeo attende il Libro Bianco sul futuro della difesa europea, "inclusi elementi per aumentare in modo significativo i finanziamenti" relativi. Esorta anche la Commissione a tenere conto di queste priorità nell'ambito del prossimo Mff, il quadro pluriennale di bilancio dell'Ue (2028-2034). Il Consiglio Europeo, anche in questo caso, tornerà su questi temi sia nel Consiglio di marzo che in quello di giugno, a conferma dello shock determinato dall'inversione a U impressa alla politica estera americana sull'Ucraina dall'amministrazione Trump. Nella bozza non si fa cenno all'eventuale nomina di un inviato Ue per l'Ucraina, che pure è sul tavolo e che l'Ue dovrebbe nominare. Si tratta, spiega una fonte diplomatica, di una richiesta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, non degli Usa. La nomina non è "imminente", anche perché non c'è accordo su chi possa essere l'inviato speciale che possa dedicarsi "full time" alla crisi ucraina. Ursula von der Leyen non ha competenze in materia di difesa; Antonio Costa potrebbe essere delegato dai capi di Stato e di governo, che invece hanno la competenza.  Trattandosi del cuore della sovranità, tuttavia, non è certo che gliela delegherebbero volentieri. Inoltre, va considerato che l'Alta Rappresentante Kaja Kallas, estone, potrebbe non gradire essere messa da parte su una questione così centrale. Insomma, l'individuazione di un rappresentante dell'Ue (o dell'Europa lato sensu) sembra ancora in alto mare e più fonti hanno escluso che possa avvenire oggi. Anche perché, come spiega una fonte diplomatica europea, "bisogna vedere come reagirebbero gli Stati Uniti davanti ad un inviato europeo…". Venerdì mattina, ha informato un alto funzionario Ue, Costa, von der Leyen e Kallas terranno una riunione in videoconferenza per informare di quanto emerso dal vertice i partner non Ue, in particolare Regno Unito, Turchia, Islanda e Norvegia. —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)