La Nato ha a disposizione solamente due o tre anni per prepararsi prima che la Russia riacquisti la capacità di lanciare un attacco convenzionale e fare guerra contro l’Alleanza.
Lo ha sottolineato il capo delle forze armate norvegesi, il generale Eirik Kristoffersen, in quello che è solo l’ultimo di una serie di avvertimenti lanciati da militari e leader occidentali sulla minaccia proveniente da Mosca e sull’attuale mancanza di preparazione dell’Alleanza.
“A un certo punto qualcuno ha detto che ci vorranno 10 anni, ma penso che siamo tornati a meno di 10 anni a causa della base industriale che ora funziona in Russia“, ha affermato Kristoffersen, citato da Sky News. “Ci vorrà del tempo, il che ci dà una finestra temporale nei prossimi due o tre anni per ricostruire le nostre forze, per ricostituire le nostre scorte mentre sosteniamo l’Ucraina”, ha aggiunto.
La Norvegia è membro della Nato dalla sua fondazione nel 1949. La nazione scandinava ha aumentato le spese per la difesa dall’inizio della guerra in Ucraina e mira a raggiungere la soglia del 2% del Pil nel 2024, con un ulteriore aumento del 2,7% del Pil entro il 2030. La Nato starebbe intanto elaborando, secondo The Telegraph, un piano per dispiegare rapidamente truppe americane in Europa se un’eventuale escalation dovesse portare alla guerra tra l’Alleanza e Russia. I soldati americani arriverebbero in particolare nei porti olandesi, con Rotterdam fulcro dell’operazione, prima di essere trasferiti in treno in Germania e in Polonia. Questo lo scenario delineato dal quotidiano in una fase cruciale del conflitto in Ucraina.
Kiev, dopo il via libera di numerosi Paesi occidentali, ha iniziato a colpire obiettivi militari in territorio russo con armi fornite dai partner. In particolare, nelle ultime ore le forze ucraine avrebbero utilizzati Hi-mars americani per distruggere un sistema missilistico S-300. Se i porti dell’Europa settentrionale non fossero agibili o finissero nel mirino di attacchi russi, verrebbe adottato il piano B: secondo il quotidiano britannico, i soldati Usa sbarcherebbero nei porti di Italia, Grecia e Turchia. Quindi, via ai trasferimenti in treno attraverso Bulgaria, Romania e Balcani. In sostanza, i soldati viaggerebbero spediti verso il fronte orientale in tempi rapidissimi, seguendo itinerari non condizionati da controlli alla frontiera né soste forzate.
L’Europa è vulnerabile e scoperta a Est e la Nato potrebbe non essere in grado di difenderla adeguatamente. Questo il risultato di un report diffuso dai media il 30 maggio scorso, con calcoli interni dell’Alleanza Atlantica che mettono in luce la portata delle sue vulnerabilità.
La guerra condotta dalla Russia contro l’Ucraina ha sottolineato l’importanza della difesa aerea, con Kiev che implora l’Occidente per sistemi e razzi aggiuntivi per proteggere le sue città, le truppe e la rete energetica dai bombardamenti quotidiani. Tuttavia, secondo fonti a conoscenza dei piani di difesa riservati redatti lo scorso anno citate dal “Financial Times“, gli Stati membri della Nato sono in grado di fornire meno del 5% delle capacità di difesa aerea ritenute necessarie per proteggere i loro membri nell’Europa centrale e orientale da un attacco su vasta scala. Un diplomatico senior della Nato ha affermato che la capacità di difendersi contro missili e attacchi aerei è “una parte importante del piano per difendere l’Europa orientale da un’invasione” e che al momento “non disponiamo di tali capacità”.
Alcuni capi europei e funzionari militari hanno avvertito che entro la fine del decennio la Russia potrebbe avere la capacità di attaccare uno stato membro della Nato. Nell’ambito di una revisione della difesa lo scorso anno, il governo britannico ha identificato la “sfida di proteggere… dall’attacco dal cielo” come la più urgente degli ultimi 30 anni. L’intensa campagna militare della Russia in Ucraina, caratterizzata dall’uso massiccio di missili, droni e bombe plananti di epoca sovietica, ha accentuato la necessità per i membri della Nato di aumentare la spesa per la difesa dopo decenni di riduzioni di bilancio militare. La mancata fornitura di ulteriori attrezzature di difesa aerea all’Ucraina ha messo in luce le limitate scorte di questi sistemi costosi e di lenta produzione.
Per affrontare questa carenza, sono state avviate varie iniziative sovrapposte. L’anno scorso, la Germania ha lanciato l’iniziativa Sky Shield con più di una dozzina di altri paesi dell’UE per sviluppare un sistema di difesa aerea condiviso basato su tecnologie statunitensi e israeliane. Tuttavia, la Francia ha pubblicamente criticato la proposta e ha avanzato un concetto alternativo sostenuto da un numero minore di alleati. Nelle scorse settimane, Polonia e Grecia hanno chiesto alla Commissione Europea di contribuire allo sviluppo e al finanziamento di un sistema di difesa aerea paneuropeo, una proposta accolta favorevolmente dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Alcune capitali dell’UE hanno proposto di aumentare il debito comune per finanziare progetti di difesa. La proliferazione di droni d’attacco a lungo raggio, come quelli utilizzati dalla Russia in Ucraina, ha ulteriormente accresciuto le preoccupazioni.
Intanto, il segretario generale Jens Stoltenberg, parlando all’Assemblea Parlamentare della Nato a Sofia la scorsa settimana, ha sottolineato la necessità di una struttura istituzionalizzata più forte per il sostegno, evidenziando che gli annunci volontari e a breve termine non sono sufficienti nel lungo periodo. Stoltenberg ha auspicato che gli Alleati possano concordare un impegno finanziario pluriennale, poiché l’Ucraina ha bisogno di prevedibilità per pianificare, investire e garantire le forze necessarie per difendersi dagli invasori russi e per prevenire future aggressioni. La Nato e l’Unione Europea hanno collaborato strettamente per fornire un supporto militare, economico e finanziario senza precedenti all’Ucraina. Stoltenberg ha enfatizzato la necessità di intensificare la consegna di munizioni e sistemi di difesa aerea avanzati, come i sistemi Patriot. In vista del Summit di Washington, la Nato sta elaborando piani per coordinare ulteriormente la fornitura di equipaggiamento e formazione, sostenuti da un impegno finanziario. Stoltenberg ha sottolineato l’importanza di evitare lacune e ritardi, fornendo un supporto prevedibile e responsabile a lungo termine affinché l’Ucraina possa prevalere come nazione sovrana e indipendente.
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