
Dopo i colloqui di ieri a Riad tra Ucraina e Usa, nuovo round oggi con il faccia a faccia tra russi e americani. Obiettivo è definire i dettagli di una possibile tregua nella guerra tra Kiev e Mosca, che dura ormai da tre anni.
Secondo quanto spiega l’agenzia Tass, per la Russia ci saranno oggi il diplomatico e capo della Commissione Affari costituzionali della Camera alta del Parlamento Grigory Karasin e un consigliere del direttore dell’Fsb, Sergey Beseda.
Per l’Ucraina hanno partecipato ieri il ministro della Difesa Rustem Umerov e il consigliere militare della Presidenza Pavlo Palisa. I colloqui si sono conclusi dopo circa cinque ore, ha spiegato Umerov, che ha parlato di “una discussione produttiva e mirata: abbiamo affrontato punti fondamentali, tra cui quello dell’energia”.
“L’obiettivo del presidente Volodymyr Zelensky è garantire una pace giusta e duratura per il nostro paese e il nostro popolo, e, per estensione, per tutta l’Europa. Stiamo lavorando per rendere questo obiettivo una realtà”, ha scritto Umerov su X dopo l’incontro con lo staff Usa. Intanto ieri, mentre erano ancora in corso i colloqui Kiev-Usa, è arrivato il nuovo appello di Zelensky. Bisogna “spingere” Vladimir Putin a fermare la guerra, le parole del presidente ucraino nel consueto discorso della sera: “Non importa di cosa parliamo con i nostri partner, dobbiamo spingere Putin a ordinare veramente di fermare gli attacchi: chi ha portato questa guerra la deve anche portare via”. Dopo aver ricordato che nelle ultime ore, a Kiev, sono continuati attacchi e morti per mano russa, Zelensky ha sollecitato “più pressione sulla Russia per fermare questo terrore”.
“E questo dipende da tutti i nostri partner: gli Stati Uniti, l’Europa e altri nel mondo. Dopo l’ultimo incontro a Gedda, è diventato assolutamente chiaro al mondo intero che la Russia è l’unica che sta trascinando questa guerra, l’unica che l’ha portata qui, e l’unica che ha bisogno che continui”, ha detto ancora il presidente ucraino. “Dall’11 marzo – ha ricordato -, una proposta per un cessate il fuoco incondizionato è sul tavolo, e questi attacchi avrebbero potuto già cessare. Ma è la Russia che continua tutto questo – ha sottolineato Zelensky -. Ogni notte, ogni singolo giorno, porta a termine gli attacchi più cinici. Senza pressione sulla Russia, quelli a Mosca continueranno a mostrare disprezzo per la vera diplomazia e a distruggere vite”.
Dal canto suo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ribadito la convinzione di poter porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia. “Non credo che ci sia nessuno al mondo che fermerà il presidente russo Vladimir Putin a parte me. Credo che sarò in grado di fermare Putin – ha detto Trump al sito Outkick -. Abbiamo avuto discussioni molto ragionevoli e io voglio solo che la gente smetta di venire uccisa”. “Mi piacerebbe vedere se riusciamo a impedire che i soldati vengano uccisi, anche se non sono soldati americani, perché una cosa del genere potrebbe portare alla terza guerra mondiale”, ha aggiunto il presidente americano, convinto che “la situazione sia in qualche modo sotto controllo, ho un buon rapporto con il presidente Putin e, in realtà, anche con il presidente ucraino Zelensky”.
L’ottimismo di Trump non è tuttavia condiviso in toto da Mosca. Il Cremlino punta a ridimensionare le aspettative per una rapida risoluzione del conflitto, affermando che i colloqui sono appena iniziati e che sono in arrivo “difficili negoziati”. “Siamo solo all’inizio di questo percorso”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, alla tv di stato russa, aggiungendo che i negoziati con gli Stati Uniti in Arabia Saudita di oggi saranno “difficili” e che l’attenzione di Mosca sarà incentrata su una possibile ripresa di un accordo per garantire una navigazione sicura per le navi commerciali nel Mar Nero. La Russia, parallelamente, non esclude ci siano stati altri contatti tra Putin e Trump oltre alle telefonate del 12 febbraio e del 18 marzo scorsi. “Vi informiamo delle conversazioni che conosciamo, ma non possiamo escludere tutto il resto”, ha detto Peskov.
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