Ucraina-Russia, pressing Usa: “Kim ritiri soldati”. E lui lancia un missile

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Kim Jong-un manda i soldati nordcoreani in Russia, per sostenere la guerra di Vladimir Putin in Ucraina, e intanto lancia un missile balistico nel Pacifico. Agli appelli finalizzati a scongiurare un’escalation, Pyongyang risponde con una nuova provocazione. Secondo l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, le forze militari hanno lanciato un missile balistico in direzione del Mar Giallo. Il lancio rilevato dalle Forze armate della Corea del Sud è stato effettuato poche ore dopo la richiesta di Seul e Washington a Pyongyang perché ritiri le truppe che ha inviato in Russia per aiutare Mosca nella guerra in Ucraina.

Chiedo che ritirino le loro truppe dalla Russia”, ha dichiarato in una conferenza stampa il capo del Pentagono Lloyd Austin facendo eco all’appello del suo omologo sudcoreano Kim Yong-hyun. Il messaggio, però, è stato rispedito al mittente dalla Corea del Nord. La Defence Intelligence Agency sudcoreana nelle ultime ore aveva definito estremamente probabile il lancio e aveva indicato, dopo una serie di analisi, una deadline entro il 5 novembre, quando si terranno le elezioni per il presidente degli Stati Uniti. “I preparativi sembrano essere quasi completi per il lancio di un missile intercontinentale a lungo raggio, che includerà un vettore spaziale. I preparativi per il lanciamissili sono completi ed è già stato dispiegato in una certa area”, aveva spiegato l’agenzia al parlamento sudcoreano: le previsioni si sono rivelate corrette e non è stato necessario aspettare il 5 novembre.

Kim, in sostanza, gioca su due tavoli costringendo in particolare gli Stati Uniti ad agire in due direzioni. Washington cerca di disinnescare l’effetto Corea del Nord nella guerra tra Russia e Ucraina. Jake Sullivan, consigliere della Casa Bianca per la Sicurezza nazionale, ha ribadito che gli Stati Uniti hanno “parlato con la Cina della questione per chiarire che siamo preoccupati. Anche loro dovrebbero essere preoccupati per le azioni destabilizzanti dei loro vicini, Russia e Corea del Nord”. E’ stato Austin, invece, a mandare messaggi rassicuranti a Seul davanti al rischio di un’escalation nella penisola: gli Stati Uniti, ha detto il numero 1 del Pentagono, sono pronti a difendere la Corea del Sud con tutte le armi, comprese quelle nucleari.

L’Ucraina, intanto, si prepara ad affrontare un nuovo nemico nella guerra in corso da quasi 1000 giorni contro la Russia. Com’è noto, la Corea del Nord dovrebbe ‘offrire’ quasi 12mila uomini a Mosca. Circa 3mila sono già stati dispiegati nella regione russa di Kursk, che le forze armate di Kiev hanno invaso sin dall’inizio di agosto. I soldati nordcoreani, riferisce il Financial Times, sono stati trasferiti dall’oriente russo con camion civili: spostamenti ‘mascherati’ per sfuggire agli occhi dei nemici. Ora, nel Kursk ci sono centinaia di uomini delle forze speciali nordcoreane e unità di truppe regolari, che si sono stabilite a circa 50 km dal confine ucraino in attesa di ricevere ordini.

L’intelligence di Kiev evidenzia che i rinforzi asiatici sono formati in larga parte da elementi poco abituati ad un teatro di guerra: sono addestrati, ma non hanno mai lasciato il proprio paese prima d’ora e non hanno mai partecipato ad una guerra condotta con armi e strategie ultramoderne. “Non ci sono ancora informazioni precise sul fatto che le truppe nordcoreane dispiegate siano in prima linea”, le news diffuse nelle stesse ore dall’intelligence della Corea del Sud. La mobilitazione delle truppe verso i campi di battaglia sembra ad ogni modo essere imminente. Quando questo avverrà, i soldati nordcoreani “torneranno nei sacchi per cadaveri”, è l’avvertimento lanciato dal vice ambasciatore degli Stati Uniti all’Onu. “Se le truppe della Corea del Nord dovessero entrare in Ucraina a sostegno della Russia, tornerebbero sicuramente in sacchi per cadaveri – ha dichiarato Robert Wood al Consiglio di Sicurezza – Quindi consiglierei al presidente Kim di pensarci due volte prima di impegnarsi in un comportamento così sconsiderato e pericoloso”.

La Russia, intanto, fa spallucce e definisce “menzogne spudorate”, attraverso le parole dell’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vassily Nebenzia, le notizie relative ai soldati di Kim. “Queste dichiarazioni sulla presenza di soldati nordcoreani al nostro fronte non dovrebbero sorprendere nessuno, perché sono tutte menzogne spudorate”, dice davanti al Consiglio di Sicurezza, accusando Washington e Londra di ‘disinformazione’. “Queste dichiarazioni sui soldati nordcoreani al fronte sono palesi bugie e servono solo a distrarre l’attenzione dai problemi veramente importanti che minacciano la pace e la sicurezza internazionale”, afferma il diplomatico, secondo cui, “anche se tutto ciò che i nostri colleghi occidentali dicono sulla cooperazione tra Russia e Corea del Nord fosse vero, perché gli Stati Uniti e i loro alleati cercano di imporre una logica fallimentare sostenendo di avere il diritto di aiutare il regime di Kiev, di mobilitare la difesa e l’intelligence della Nato, mentre gli alleati della Russia non hanno il diritto di fare lo stesso?”.

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