Chiedere che qualcosa cambi, al proprio interlocutore e “al mondo”, non porta necessariamente al cambiamento – scrive nella nota sulla guerra in Ucraina che pubblichiamo François-Marie Arouet di Aduc (qui altre note dell’Associazione per i diritti degli utenti e consumatori su ViPiu.it, ndr) –. Il “mondo” è un po’ generico quanto privo di potere. Il proprio interlocutore ha una sua dimensione a cui riconduce tutto, e spesso è impossibile introdursi in questa dimensione e portarlo a ragionare come noi.
Crediamo che è quanto non consideri l’on. Brando Benifei, capo-delegazione del Partito democratico all’Eurocamera, quando, rispetto alle richieste di candidatura e ingresso subito dell’Ucraina in Unione europea, dice: “È una posizione equilibrata: la priorità ora è la pace, non l’adesione di un nuovo Paese”. Citiamo il nostro onorevole per la sua autorevolezza al Parlamento europeo e per essere esponente di uno dei partiti della maggioranza di governo in Italia.
Esempio di una politica e di un pensiero debole quanto inefficace, intorno al quale si modella l’attuale reazione, istituzionale e politica, alle richieste di includere l’Ucraina nel territorio dell’Unione (1).
“La priorità è la pace”… e Putin lo convinci con le manifestazioni e, per quanto importanti, con le restrizioni politiche ed economiche alla sua presenza internazionale, su cui sembra si fosse già preparato e, per esempio, per quanto riguarda le forniture di gas, queste ultime non vengono toccate?
La “sorpresa” dell’adesione Ucraina all’Ue
Ma siamo in guerra, non in un dibattito sulla possibile guerra. Mentre scriviamo ci sono persone che muoiono. Per evitarlo o si va sul fronte a sparare, o a fare da medici/infermieri (atti comunque limitati al di là del contingente), o, per crearsi vantaggi, si spiazza politicamente l’avversario con una sorpresa: l’accettazione della domanda e dell’adesione dell’Ucraina all’Ue sarebbe una sorpresa, anche per gli stessi “funzionari” del moloch burocratico di Bruxelles, figurati per Putin, che si troverebbe a guerreggiare su un territorio per il quale gli altri Paesi europei sarebbero obbligati a intervenire anche militarmente in soccorso, secondo la clausola di difesa reciproca prevista dal Trattato di Lisbona (2).
Quando il dialogo non c’è, o è finto come i colloqui di pace in corso o l’andirivieni di Emmanuel Macron puntualmente preso in giro da Putin che disattende gli impegni che prende con il presidente francese nonché presidente di turno del Consiglio Ue, occorre un atto di forza per ridurre l’avversario al nostro volere… l’adesione dell’Ucraina all’Ue ha forza politica notevole, pur essendo militare solo come conseguenza nel non aver funzionato come deterrente. E comunque, la cosa più importante, è che le decisioni di guerra e di politica non sarebbero, come oggi, nelle mani di Putin, ma si invertirebbero a favore dell’Ue… con un ulteriore vantaggio di fronte all’umanità, ché si tratterebbe di atto politico e non militare, senza cioè spargimento di sangue e distruzioni.
1 – Nota
2 – https://eur-lex.europa.eu/summary/glossary/mutual_defence.html
François-Marie Arouet – Aduc