Ugl Ferrovieri Veneto e Padova: “Basta aggressioni al personale ferroviario”

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aggressioni personale

Le aggressioni al personale ferroviario e del trasporto pubblico locale persistono e sono sempre più frequenti, le certificazioni mediche ed i ricoveri in ospedale certificano sempre più spesso i danni fisici e psicologici riportati dal personale: non è tollerabile. Lo sostengono i rappresentanti del sindacato Ugl Ferrovieri del Veneto e di Padova.

“Il personale in servizio a bordo dei treni, lavoratori dipendenti che non possono essere meno tutelati o di serie B, sono quotidianamente oggetto di violenze fisiche e psicologiche, alle quali seguono – dichiara Fabio Beltempo, segretario del sindacato provinciale UGL Padova – interruzioni di corse e forti danni per le casse dell’azienda. Talvolta le reazioni violente seguono alla semplice richiesta di visione del biglietto”.

“Lo scorso lunedì, sul Frecciarossa Napoli-Venezia che ferma a Padova, un capotreno – dichiara Emilio Brindisi segretario regionale di Ugl Ferrovieri – è stata pesantemente insultata da un viaggiatore senza biglietto. Per riportare alla calma e evitare conseguenze gravi sono intervenuti tre agenti della Polfer e alcune volanti di Padova”.

Il personale deve essere maggiormente tutelato e protetto, ad esempio – aggiungono Brindisi e Beltempo – con strutture più efficaci a protezione degli autisti dei BUS e del personale viaggiante dei treni perché no, Body Cam indossate dal personale per riprendere e prevenire eventuali aggressioni e minacce così come proposto da Beltempo già nel 2021: Body Cam da attivare manualmente e, solo in presenza di concreto pericolo per le persone o le cose, segnalando l’attivazione con un led rosso anche a scopo preventivo.

Nel 2018 il Garante della Privacy aveva dato un via libera ad un progetto sperimentale di Body Cam, nel rispetto ovviamente della tutela della riservatezza delle persone riprese e riservatezza. Attendere oltre potrebbe causare seri danni fisici e psicologici al personale dipendente, senza possibilità di difesa in giudizio: spesso – concludono Brindisi e Beltempo – gli aggressori rimangono ignoti per la loro mancata identificazione.