Il cavallo di Troia, il viaggio verso Itaca, le donne che ha incontrato lungo il suo cammino, la sua fama, sua moglie e persino il suo cane: della vita Ulisse conosciamo tanto, tantissimo, inclusi minuscoli dettagli che, in fondo, sarebbero anche trascurabili. Ma quanto sappiamo, davvero? E, soprattutto, parliamo di un personaggio realmente esistito o relegato all’immaginario collettivo, alla letteratura e alla mitologia?
Ancora oggi è difficile rispondere a queste domande.
Partiamo dal principio: “Ulisse” non è nemmeno il vero nome del protagonista dell’Odissea che, appunto, si chiamava Odisseo (di cui una curiosa traduzione sarebbe “Colui che è odiato”); si tratta, invece, di un epiteto nato con i Romani (che si tradurrebbe come “Ferito a un’anca”). Le origini di questo eroe sono molto fumose, poiché il primo mistero riguarda proprio l’identità del padre: per Omero sarebbe Laerte, da cui avrebbe ereditato il regno, per alcune fonti successive sarebbe Sisifo, fondatore della città di Efira. Sulla madre, invece, non ci sono dubbi: è Anticlea, nipote di Ermes (il messaggero degli dèi), sposa di Laerte e, si dice, amante di Sisifo prima di lui.
Sappiamo anche che inizialmente, messo in guardia dagli oracoli, Ulisse si era finto pazzo pur di non partire, lasciandosi scoprire una volta compreso il rischio di nuocere al figlio Telemaco.
Sulla guerra di Troia le versioni sono tantissime: diverse parlano del famoso cavallo di legno, anche se con dettagli differenti (per Pausania, ad esempio, era una semplice macchina bellica), ma ce ne sono alcune che contestualizzano il conflitto in maniera completamente diversa, in qualche caso addirittura escludendo la stessa figura di Ulisse.
Del viaggio di ritorno verso Itaca abbiamo esplorato, qualche tempo fa, tutte le tappe, cercando di districarci anche geograficamente e di trovare le possibili associazioni con i territori odierni: d’altronde, la Riviera di Ulisse si chiama così proprio perché è stata sicuramente toccata in diversi punti da quell’avvincente e difficoltoso cammino durato 10 anni e ostacolato dalla rabbia di Poseidone. Una volta tornato a casa, Odisseo – travestito da mendicante e oramai stanco e devastato dalle sue avventure – riesce a sconfiggere i Proci e a convincere la moglie, che non lo aveva riconosciuto, che sia proprio lui; il tutto, sempre con il suo classico modus operandi a base di ingegno, trabocchetti ed astuzia.
Ma in che contesto è avvenuta la sua morte?
Le “morti” di Ulisse – Anche su questo particolare le fonti si dividono: un’Epitome parla di un’uccisione violenta per mano di Telegono, il figlio concepito con Circe che non sapeva nemmeno di avere (e che, a sua volta, non sapeva che quello fosse suo padre); per Plinio il Vecchio subentra una semplice morte di vecchiaia; nella Divina Commedia, Dante immagina un naufragio avvenuto durante una sua ultima, epica avventura alle Colonne d’Ercole (limite estremo del mondo antico conosciuto); Pascoli ha scritto di lui ne “L’ultimo viaggio”, parlando di un cammino a ritroso nelle tappe dell’Odissea cominciato 10 anni dopo il ritorno ad Itaca e finito in tragedia presso l’isola delle sirene, con il corpo trasportato dalle correnti sull’isola di Calipso.
Persino uno scrittore contemporaneo si è cimentato in questo racconto: nel suo “L’oracolo”, Valerio Massimo Manfredi parla di un Ulisse alla ricerca disperata della morte perché divenuto immortale e sopravvissuto, pertanto, fino ai giorni nostri, dove avrebbe assunto l’identità di un ufficiale della marina militare greca.
Dall’Odissea sappiamo che l’indovino Tiresia gli predice il futuro, profetizzando una morte Ex halos cioè “dal mare” o “lontano dal mare”. Una volta uccisi i Proci, in effetti, Ulisse riparte ancora una volta verso terre lontane, spingendosi ai confini del regno di Poseidone (e, quindi, alle Colonne d’Ercole, in accordo con la versione di Dante), arrivando in una terra dove non esistono mare e navi e in cui il cibo non viene mai condito con il sale; qui un viandate scambia il suo remo per uno strumento agricolo che finirà piantato in terra, Ulisse offrirà dei sacrifici a Poseidone e tornerà ad Itaca, dove renderà altri sacrifici a tutti gli dèi. Purtroppo, i canti epici in cui si parlava delle peregrinazioni successive a quelle conosciute e della morte dell’eroe non ci sono pervenuti: si sa che tutto sarebbe avvenuto – come pronosticato – “dal mare”, al culmine di una serena vecchiaia e con i popoli intorno pacificati, ma non ci sono ulteriori dettagli. Da qui le varie ipotesi successive discusse in precedenza.
Sulle vicende di Ulisse si è spesa l’arte antica e contemporanea in ogni sua forma, dal cinema alla letteratura, dalla pittura alla scultura; ma nulla di tutto questo porta con sé dettagli validi per definire questo personaggio in modo storico, come fosse davvero esistito.
C’è una scoperta moderna che, però, cambierebbe le carte in tavola.
Il palazzo di Ulisse – Nel 2010, tutti i quotidiani del pianeta hanno riportato la stessa, incredibile notizia: ad Itaca erano state trovate tracce di quello che, senza dubbio, poteva venir considerato come il palazzo di Ulisse. Una ricerca durata ben 16 anni, condotta da un’équipe dell’Università di Ioannina e guidata dal prof. Athanasios Papadopulos, che aveva dato i suoi frutti in un luogo ben specifico: Aghios Anastasios (che prende nome dalla vicina chiesa ortodossa di Sant’Anastasio), un’area archeologica che gli Itacesi chiamano Scuola di Omero, alle pendici orientali del monte Exogi a nord dell’isola.
Parliamo di un ritrovamento sensazionale: strutture di un edificio a tre livelli con una sagoma tipica dei palazzi micenei, scale scavate nella roccia, frammenti di ceramiche della stessa epoca di Ulisse e una fontana anch’essa datata al XIII secolo a.C.
Anni prima, Papadopoulos e la sua collega Litsa Kontorli avevano scoperto anche una tavoletta decorata con un’incisione di una scena dell’Odissea: l’episodio in cui Ulisse si fa legare all’albero della nave per non lasciarsi ammaliare dal canto delle sirene. Il che aveva fatto pensare di essere vicini ad una scoperta più grande.
Secondo gli studiosi, quello sarebbe proprio il palazzo in cui Penelope ha a lungo aspettato suo marito e in cui Ulisse, una volta ritornato, ha sterminato i Proci e ripreso il suo ruolo.
Sul punto, gli studiosi si sono divisi: c’è chi si è lasciato trasportare dall’entusiasmo e chi ha preferito mantenere un atteggiamento più cauto, seppur incuriosito. Ad esempio, Adriano La Regina, per anni sovrintendente archeologico a Roma, ha detto: “Che si tratti di Ulisse o no interessa fino a un certo punto, ora sappiamo che a Itaca c’era un re miceneo“; lo storico Luciano Canfora, invece, ha sempre sottolineato l’attendibilità dei poemi omerici e delle vicende lì raccontate: “Omero non è un poeta. Lui ci offre un racconto storico scritto in esametri, perché quella era l’unica forma di comunicazione“.