Nel mezzo della bellissima Italia pulsa un cuore estremamente importante dal punto di vista artistico, gastronomico ed enologico: si tratta dell’Umbria. Priva di sbocchi al mare e di pianure, l’Umbria presenta un territorio montuoso per il 30% e collinare per il 70%, assolutamente ideale per la viticultura. Con le sue 2 DOCG, Torgiano Rosso Riserva e Montefalco Sagrantino e le 13 DOC l’Umbria è diventata negli ultimi anni meta ambita nell’ambito del turismo storico-culturale, con i suoi numerosi borghi più belli d’Italia, tra cui Gubbio, Spello, Spoleto, Città di Castello, ma anche enogastronomico, grazie alla produzione di buonissimi salumi e piatti unici per il loro sapore.
Rubesco Riserva Vigna Monticchio, Torgiano Rosso Riserva DOCG 2016, Cantina Lungarotti 14,5% vol.
La Cantina Lungarotti è presente ormai da diversi anni sul territorio umbro, in particolare a Torgiano, con la sua esperienza e la passione per la viticultura, l’enoturismo e l’ospitalità. Quello che abbiamo degustato è un Torgiano Rosso Riserva del 2016, prodotto da uve Sangiovese del vigneto Monticchio. Il nome Rubesco deriva dal latino rubescere, che vuol dire arrossire ed è esattamente la sensazione rubiconda che questo vino regala. Di colore rosso rubino, con riflesso granato, il Rubesco si presenta compatto, limpido; al naso si riconoscono subito i frutti di bosco, carruba, prugna, mirtilli, mentre nel floreale si percepisce il sentore di rosa e viola. Nel vegetale si avverte una nota di peperone verde e di pomodori essiccati, invece tra le erbe aromatiche sentiamo l’origano e il timo. Nelle note minerarie troviamo la tipica grafite dei migliori vini rossi e tra le spezie il pepe nero, cardamomo, cannella e chiodi di garofano. Tra le tostature avvertiamo sentori di caffè, cacao amaro, tabacco Kentucky da sigaro. Per finire, si avverte una sensazione eterea leggera di smalto e tra le note balsamiche riconosciamo un accenno di liquirizia lavorata. Si tratta di un vino dalla lunga intensità, molto complesso con una qualità definita. All’assaggio è secco, di alcolicità calda, poiché l’alcol è imbrigliato nelle altre sensazioni, per cui si avverte leggero e avvolgente nel gusto; poi arriva una fresca salinità con una leggera sapidità e tannini setosi che riequilibrano la prima fase dolce e vellutata del sorso. Il vino ha sicuramente ottime prospettive di evoluzione e non possiamo che abbinarlo ad uno stracotto di cinghiale oppure a della ottima carne di asina che si trova in zona.
Carapace, Montefalco Sagrantino DOCG 2016, Tenute Lunelli 15 % vol.
Le Tenute Lunelli sono radicate in tre territori ad alta vocazione enologica, come il Trentino, la Toscana e l’Umbria con la Tenuta Castelbuono a Bevagna in provincia di Perugia. Fiore all’occhiello della produzione umbra è il Carapace, un Montefalco Sagrantino biologico ottenuto da uve di tenute di proprietà con affinamento di 24 mesi in botte grande e 12 in bottiglia. Il Carapace si presenta alla vista con un colore rubino e riflesso granato, limpido e compatto. Al naso si avvertono note di frutta sotto spirito, amarena, giuggiole con un floreale di rosa e una nota leggera di peperone nel vegetale. Nella famiglia delle erbe aromatiche riconosciamo rosmarino, salvia e coriandolo e una nota minerale di tufo e creta. Tra le spezie si avverte il sentore di semi di finocchio, cardamomo e anice, mentre tra le tostature la liquirizia lavorata, il caffè e il tabacco scuro, che poi lascia il posto, tra i profumi balsamici, alla caramella club. Il colore e il profumo di frutta sotto spirito ci racconta che Carapace è un vino lungo nei profumi e ampio al naso con una qualità definita. Assaggiandolo è secco, con alcol caldo, di morbidezze è rude in un primo momento, ma poi l’acidità lo stempera, rendendolo rotondo con una previsione in futuro di qualche anno; di acidità è fresco con tannini astringenti. È sicuramente un vino in evoluzione perché ha bisogno ancora di qualche anno per bilanciare i tannini. Da abbinare ad una buona pappardella a base di carne e funghi porcini con castagna grattuggiata oppure ad un brasato.
Di Michele Lucivero e Erika Lumento.
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a cura di Michele Lucivero