Umbria, cuore italiano dell’enologia. “Wine Specialists Journal”: Montefalco Sagrantino e Torgiano Rosso Riserva

649
Panorama da Assisi, Umbria, ph. Simona Servillo
Panorama da Assisi, Umbria, ph. Simona Servillo

Nel mezzo della bellissima Italia pulsa un cuore estremamente importante dal punto di vista artistico, gastronomico ed enologico: si tratta dell’Umbria. Priva di sbocchi al mare e di pianure, l’Umbria presenta un territorio montuoso per il 30% e collinare per il 70%, assolutamente ideale per la viticultura. Con le sue 2 DOCG, Torgiano Rosso Riserva e Montefalco Sagrantino e le 13 DOC l’Umbria è diventata negli ultimi anni meta ambita nell’ambito del turismo storico-culturale, con i suoi numerosi borghi più belli d’Italia, tra cui Gubbio, Spello, Spoleto, Città di Castello, ma anche enogastronomico, grazie alla produzione di buonissimi salumi e piatti unici per il loro sapore.

Rubesco Riserva Vigna Monticchio, Torgiano Rosso Riserva DOCG 2016, Cantina Lungarotti 14,5% vol.

Rubesco Vigna Monticchio, Torgiano Rosso Riserva DOCG 2016, Lungarotti
Rubesco Vigna Monticchio, Torgiano Rosso Riserva DOCG 2016, Lungarotti

La Cantina Lungarotti è presente ormai da diversi anni sul territorio umbro, in particolare a Torgiano, con la sua esperienza e la passione per la viticultura, l’enoturismo e l’ospitalità. Quello che abbiamo degustato è un Torgiano Rosso Riserva del 2016, prodotto da uve Sangiovese del vigneto Monticchio. Il nome Rubesco deriva dal latino rubescere, che vuol dire arrossire ed è esattamente la sensazione rubiconda che questo vino regala. Di colore rosso rubino, con riflesso granato, il Rubesco si presenta compatto, limpido; al naso si riconoscono subito i frutti di bosco, carruba, prugna, mirtilli, mentre nel floreale si percepisce il sentore di rosa e viola. Nel vegetale si avverte una nota di peperone verde e di pomodori essiccati, invece tra le erbe aromatiche sentiamo l’origano e il timo. Nelle note minerarie troviamo la tipica grafite dei migliori vini rossi e tra le spezie il pepe nero, cardamomo, cannella e chiodi di garofano. Tra le tostature avvertiamo sentori di caffè, cacao amaro, tabacco Kentucky da sigaro. Per finire, si avverte una sensazione eterea leggera di smalto e tra le note balsamiche riconosciamo un accenno di liquirizia lavorata. Si tratta di un vino dalla lunga intensità, molto complesso con una qualità definita. All’assaggio è secco, di alcolicità calda, poiché l’alcol è imbrigliato nelle altre sensazioni, per cui si avverte leggero e avvolgente nel gusto; poi arriva una fresca salinità con una leggera sapidità e tannini setosi che riequilibrano la prima fase dolce e vellutata del sorso. Il vino ha sicuramente ottime prospettive di evoluzione e non possiamo che abbinarlo ad uno stracotto di cinghiale oppure a della ottima carne di asina che si trova in zona.

Carapace, Montefalco Sagrantino DOCG 2016, Tenute Lunelli 15 % vol.

Carapace, Montefalco Sagrantino DOCG 2016, Tenute Lunelli
Carapace, Montefalco Sagrantino DOCG 2016, Tenute Lunelli

Le Tenute Lunelli sono radicate in tre territori ad alta vocazione enologica, come il Trentino, la Toscana e l’Umbria con la Tenuta Castelbuono a Bevagna in provincia di Perugia. Fiore all’occhiello della produzione umbra è il Carapace, un Montefalco Sagrantino biologico ottenuto da uve di tenute di proprietà con affinamento di 24 mesi in botte grande e 12 in bottiglia. Il Carapace si presenta alla vista con un colore rubino e riflesso granato, limpido e compatto. Al naso si avvertono note di frutta sotto spirito, amarena, giuggiole con un floreale di rosa e una nota leggera di peperone nel vegetale. Nella famiglia delle erbe aromatiche riconosciamo rosmarino, salvia e coriandolo e una nota minerale di tufo e creta. Tra le spezie si avverte il sentore di semi di finocchio, cardamomo e anice, mentre tra le tostature la liquirizia lavorata, il caffè e il tabacco scuro, che poi lascia il posto, tra i profumi balsamici, alla caramella club. Il colore e il profumo di frutta sotto spirito ci racconta che Carapace è un vino lungo nei profumi e ampio al naso con una qualità definita. Assaggiandolo è secco, con alcol caldo, di morbidezze è rude in un primo momento, ma poi l’acidità lo stempera, rendendolo rotondo con una previsione in futuro di qualche anno; di acidità è fresco con tannini astringenti. È sicuramente un vino in evoluzione perché ha bisogno ancora di qualche anno per bilanciare i tannini. Da abbinare ad una buona pappardella a base di carne e funghi porcini con castagna grattuggiata oppure ad un brasato.

Di Michele Lucivero e Erika Lumento.


Qui troverai tutti i contributi del Wine Specialists Journal

a cura di Michele Lucivero

Qui la pagina Facebook della Wine Specialists Council