Un giudice del Texas sta per pronunciarsi in merito alla sentenza decennale che consentiva l’uso della pillola abortiva

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While an unrecognizable medical professional updates an electronic medical record, the young adult woman on the hospital bed thinks about the bad test result she has just received.

Da quando lo scorso giugno è stata ribaltata la sentenza Roe vs Wade negli Stati Uniti e il diritto all’aborto è stato di fatto cancellato a livello federale e quindi rimandato alle decisioni dei singoli Stati, la preoccupazione che quel diritto venisse perso si è amplificata.

Intanto, è probabile che un giudice federale del Texas si pronuncerà presto su una causa che potrebbe bloccare la distribuzione di un farmaco chiave per l’aborto – una decisione che avrebbe ampie implicazioni in tutto il Paese, anche negli Stati a guida democratica dove i diritti all’aborto sono protetti.

La causa, intentata da diversi gruppi antiabortisti e medici contro la Food and Drug Administration degli Stati Uniti, mira ad annullare l’approvazione ormai decennale da parte del governo del mifepristone, uno dei due farmaci utilizzati negli aborti farmacologici.

Gli aborti farmacologici – un regime in due fasi di mifepristone e misoprostolo – rappresentano oggi oltre il 50% degli aborti legali negli Stati Uniti.

La paziente assume prima una pillola di mifepristone, che blocca l’ormone progesterone, impedendo l’avanzamento della gravidanza. Circa 24 ore dopo, la paziente assume una dose di quattro pillole di misoprostolo, un farmaco introdotto nel 1973 per il trattamento delle ulcere gastriche, per ammorbidire la cervice e provocare le contrazioni che espellono il feto.

I sostenitori dei diritti dell’aborto affermano che le implicazioni sarebbero “catastrofiche” se il giudice del caso, Matthew Kacsmaryk del distretto settentrionale del Texas, si schierasse con i gruppi antiabortisti: una sentenza del genere potrebbe innescare un altro forte limite all’accesso all’aborto.

Fonte: The Vision