“Un segno di Luce”: la natività e il presepe al Museo d’arte sacra di Monte Berico

Percorso museale a cura di p. Roberto Cocco e Agata Keran, aperto fino al 6 gennaio

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‎⁨‏Un segno di Luce, GIOVAN BATTISTA PESCI NATIVITA' 2019
‎⁨‏Un segno di Luce, GIOVAN BATTISTA PESCI NATIVITA' 2019

Il percorso espositivo, Un segno di Luce, dedicato al tema della Natività e del presepe e “intrecciato” negli ambienti del Museo d’arte sacra di Monte Berico, invita lo sguardo a entrare in una narrazione profonda, che attraversa diversi tempi dell’arte e del sentimento devozionale, soggetto anche questo a intensi mutamenti nel corso dei secoli.

Museo d’arte sacra di Monte Berico- ambiente interno
Museo d’arte sacra di Monte Berico- ambiente interno

Infatti, la disposizione delle opere – quadri, sculture, libri e paramenti –-pone in risalto un vero e proprio caleidoscopio di testimonianze di fede, popolari e istituzionali, devozionali e liturgiche, per poter cogliere elementi sia di continuità che di distinzione. Il criterio di accostamento segue un principio dialogico e diametrale, volto a scardinare gerarchie di valore, nel desiderio di proporre un racconto corale, una sorta di cammino costellato da manufatti eterogenei sul piano materico, funzionale e biografico, il cui insieme apre una panoramica ampia sul tema, dal passato fino al presente. Prima e dopo entrano in una relazione di feconda reciprocità, dove non si pone l’interrogativo della progressione, ma dell’origine e dell’interpretazione. “Dove sono io in questa storia?”; è la domanda che spontaneamente sboccia nell’osservatore.

Un segno di Luce, MORLIN NATIVITA'
Un segno di Luce, MORLIN NATIVITA’

Il percorso Un segno di Luce è una nuova occasione per scoprire da vicino uno dei capolavori del Museo, esposto già in precedenza nella sala dei Consultori, ossia la quattrocentesca Madonna con Bambino, che si fregia di un’attribuzione a Jacopo Bellini, prodotta di certo nell’ambito veneziano e vicina ai modi del grande maestro, per quanto concerne la resa ritrattistica e volumetrica.

Oltre alle opere pittoriche, scultoree e tessili che raffigurano vari momenti dell’infanzia di Gesù, dalla Natività alla Fuga in Egitto, il percorso include alcune parti del maestoso paramento in lampasso di seta, realizzato nel 1889 – tra cui spiccano la pianeta e la dalmatica istoriate con le scene di vita di Cristo – donato al santuario di Monte Berico da san Pio X nel 1908, negli anni del suo pontificato, per sopperire alle perdite del patrimonio liturgico subite durante il XIX secolo. Il lato frontale della dalmatica rappresenta la nascita del Salvatore: «la Vergine e S. Giuseppe sono accanto al presepio con i Magi e i pastori recanti i loro doni; in alto, gruppi d’angeli cantano l’Osanna in excelsis» (S. Rumor, Storia documentata del Santuario di Monte Berico, Vicenza 1911, p. 285). Il disegno è sviluppato dall’artista francese Gaspard Poncet, mentre il lavoro tessile è firmato dalla manifattura J.A. Henri di Lione.

Dialoga con questi manufatti antichi una sequenza di opere realizzate da quattro artisti legati con un vincolo spirituale e di amicizia al santuario mariano. L’idea della mostra è scaturita grazie al dono fatto dal maestro novese Severino Morlin al Museo d’arte sacra: di una Natività in terracotta, di formidabile forza espressiva, che tocca il mistero dell’incarnazione del Verbo mettendo l’accento sulla genitorialità dei suoi custodi, in particolare Giuseppe, ritratto nel fragore del suo silenzio.

Il medesimo nodo semantico coinvolge i presepi scolpiti in pietra di Vicenza da Angelo Forte, membro del “Cenacolo degli artisti di Monte Berico”, che immagina il padre putativo di Gesù impegnato nella cura quotidiana del pargolo, nel desiderio di dare la voce a una figura che il Vangelo lascia taciturna, come in ombra.

La tela della Natività dipinta da Giovan Battista Pesci, frate Servo di Maria, ha un ché di antico e moderno. La sua icasticità trascina l’osservatore “a casa”. Dove per casa si intende sia la grotta del cuore dentro ciascuno di noi, sia quella di Betlemme, che si dischiuse più di duemila anni fa al sorriso di un bimbo, al contempo straordinario e semplice, uscito dal grembo di una madre ebrea, come annunciano gli abiti rappresentati nella composizione di respiro intimo.

Chiude la quaterna la pittrice iconografa Gianna Baghin, con le icone raffiguranti la Madre di Dio del segno e la Natività. Frutto di una profonda meditazione delle Sacre Scritture, queste immagini-ponte si offrono come cerniera tra Oriente e Occidente cristiano, per condurre lo spirito verso la fonte comune che le alimenta scorrendo senza soluzione di continuità.

Il percorso museale, a cura di padre Roberto Cocco e Agata Keran, si può visitare ogni sabato fino al 6 gennaio (ore 10-12 e 14-18), con le visite guidate programmate nei sabati di dicembre alle ore 16. Domenica 17 dicembre è prevista un’apertura straordinaria, compresa la visita guidata pomeridiana. Si consiglia di prenotare scrivendo a museomonteberico@gmail.com.