Un servizio pubblico essenziale per i cittadini, Jacopo Maltauro: la buona politica. Di qualunque colore essa sia

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La buona politica
La buona politica

(Articolo da VicenzaPiù Viva n.11sul web per gli abbonati tutti i numeri, ndr).

In questo spazio di approfondimento sui macro temi degni di nota e di riflessione affidato da VicenzaPiù Viva ai due consiglieri più giovani del Comune, dei due diversi “fronti” politici, questa volta tocca alla tematica relativa ai diritti e ai doveri dei consumatori con una breve analisi sul particolare rapporto tra politica e consumatori, tra chi amministra i servizi e chi ne usufruisce.
Un tema attualissimo anche nella nostra città dove in queste settimane il clima, in merito alla riforma del servizio mense, è stato davvero rovente. Un servizio pubblico a domanda individuale che ha visto cambiare connotati nella modalità di erogazione e nei costi da sostenere. Tempi, modi e contenuti del servizio che in pochi giorni hanno determinato una vera e propria sollevazione popolare da parte delle famiglie vicentine.
Non è casuale che la “rivolta” sia stata direzionata nei confronti dell’Istituzione politica locale. Quello che intercorre tra scelta politica e soddisfazione dei consumatori è infatti un rapporto direttamente proporzionale.
All’aumentare della qualità della gestione politica dei servizi, aumenta la soddisfazione di chi li paga e utilizza. È, quindi, cristallino che laddove la politica non riesca ad esprimere una buona gestione, il servizio perde il suo grado di apprezzamento da parte della cittadinanza. Politica scadente = servizio scadente.
Bene, premesso questo, risulta facile individuare il cortocircuito: perché è calata la soddisfazione verso il servizio sanitario nazionale? Perché non assistiamo ad un utilizzo massivo, innovativo, efficace del trasporto pubblico territoriale? E, tanto per venire a noi, perché nella città di Vicenza ci sono bimbi che si portano il panino da casa e non utilizzano la mensa scolastica?
Qualcuno dirà che il problema è economico: aumenta il costo, sale l’insoddisfazione. Mi ribello: il tema non è economico, o meglio, l’annoso problema economico è solo un riflesso del vero problema di fondo. Il deficit è tutto politico, squisitamente di caratura, visione e qualità della politica. È la politica che sceglie le modalità con cui si predispone, finanzia e comunica un servizio ed è quindi la politica a peccare se il medesimo risulta scadente. Pertanto la vera rivoluzione non è incitare alla rivolta ma, piuttosto, stimolare l’accrescimento qualitativo della nostra classe dirigente, di chi è chiamato a rappresentarci e quindi a scegliere per noi, anche a livello locale.
Quando protestiamo per la mancanza di un servizio o la poca efficienza con cui questo viene fornito, di qualunque servizio si tratti, non possiamo cedere all’accettazione della narrazione che è solo colpa di chi c’è in cima. Il risultato di scelte di altri, di responsabilità altrui. Lo scaricabarile pare essere sport particolarmente praticato da chi oggi amministra il nostro territorio ma è solamente la risposta più semplicistica e meno obbiettiva che possiamo accettare. Vogliamo davvero servizi migliori a tutti i livelli? Cominciamo a pensare a “produrre” e scegliere politici migliori, a tutti i livelli. Non è questione di destra o sinistra, governo o comune.
È questione che o la politica torna ad esercitare un ruolo positivo e incisivo nell’ambito della gestione della cosa pubblica o ci dobbiamo consegnare al “benaltrismo” di chi programma i servizi creando disagi. A noi la scelta.