“Un vaccino per tutti”, progetto di Confindustria Brescia con CGIL, CISL e UIL: solo 1% di dosi somministrato nei Paesi meno sviluppati

- L’iniziativa, promossa da Confindustria Brescia in accordo con CGIL, CISL e UIL provinciali, mira a promuovere la diffusione degli interventi vaccinali nel mondo e l’adesione alla campagna vaccinale tra le persone che lavorano nelle aziende e i loro familiari. - Il progetto prevede un meccanismo concordato di raccolta fondi, solidale tra aziende e lavoratori; i fondi verranno destinati a un’organizzazione internazionale già operante nel settore dell’assistenza sanitaria nei Paesi in via di sviluppo.

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Presentazione Un vaccino per tutti
Presentazione Un vaccino per tutti

È stato presentato questa mattina, durante una conferenza stampa tenuta nella Sala Beretta di Confindustria Brescia, il progetto Un vaccino per tutti”, promosso da Confindustria Brescia in accordo con CGIL, CISL e UIL provinciali.

All’incontro sono intervenuti Franco Gussalli Beretta (Presidente Confindustria Brescia), Roberto Zini (Vice presidente Confindustria Brescia con delega a Relazioni Industriali e Welfare), Francesco Bertoli (Segretario generale CGIL Brescia), Paolo Reboni (Segretario generale aggiunto CISL Brescia), Raffaele Merigo (Segretario organizzativo UIL Brescia) e Mario Bailo (Segretario generale UIL Brescia).

Logo iniziativa "Un vaccino per tutti" di confindustria Brescia con Cgil, Cisl e Uil provinciali
Logo iniziativa “Un vaccino per tutti” di confindustria Brescia con Cgil, Cisl e Uil provinciali

L’obiettivo dell’iniziativa è di concorrere alla diffusione globale degli interventi vaccinali anti Covid-19 nei Paesi economicamente più fragili del mondo ed evitare che l’insorgenza di nuove varianti possa depotenziare i benefici della vaccinazione anche negli Stati che oggi sono riusciti a contenere la pandemia. Il progetto, inoltre, incentiva l’adesione alla campagna vaccinale tra le persone che lavorano nelle aziende e i loro familiari.

L’iniziativa prevede un meccanismo concordato di raccolta fondi, solidale tra aziende e lavoratori, che avrà luogo nelle seguenti modalità, anche alternative tra loro:

  • un contributo forfettario di 20 euro a carico azienda, per ogni dipendente che presenti green pass da compiuto ciclo vaccinale; 
  • un importo pari alla retribuzione di un’ora di lavoro devoluto dal dipendente su base volontaria, cui si aggiungerà un contributo di importo equivalente a carico dell’azienda;
  • un’erogazione liberale di importo complessivo pari al 150% del valore di ferie/permessi maturati (fino a un massimo di 8 ore), a cui ogni dipendente potrà scegliere di rinunciare decidendo di aderire all’iniziativa.

I fondi raccolti verranno quindi versati su un conto corrente bancario dedicato e destinati a un’organizzazione internazionale già operante nel settore dell’assistenza sanitaria nei Paesi in via di sviluppo. Inoltre, per massimizzare la prevenzione sarà riconosciuta un’ora di permesso retribuito al lavoratore che presenti green pass da compiuto ciclo vaccinale, da utilizzare per l’assistenza ai familiari che si vaccinano.

L’avvio operativo del progetto è previsto dal 1° settembre 2021, con validità fino al 31 dicembre 2021. Possono aderirvi le aziende associate e loro dipendenti, i partners del Progetto ALL-IN Brescia, ma anche aziende non associate e altri soggetti che ne facciano richiesta, previa approvazione unanime di tutti i firmatari, e qualsivoglia persona fisica o giuridica che voglia contribuire economicamente condividendo le finalità del progetto.

Necessità di vaccinare i Paesi poveri
Necessità di vaccinare i Paesi poveri

L’iniziativa si inserisce in un contesto globale in cui, attualmente, circa l’85% delle vaccinazioni sono state somministrate a Paesi a reddito alto o medio-alto (fonte: Science, giugno 2021). Solo l’1% di 3.3 miliardi delle dosi già fornite nel mondo è stato somministrato nei Paesi meno sviluppati (Le Monde, 11-12 luglio 2021). Le aree più bisognose, tenendo conto dei dati disponibili su vaccini garantiti e le probabili varianti SARS-CoV-2, sono in America Latina, Asia centrale e Africa, regioni che, fino ad oggi, hanno ricevuto il minor numero di vaccini COVID-19.

“Brescia si pone, una volta di più, come capofila di un progetto che mira a superare i confini provinciali, diventando un punto di riferimento per l’intero sistema imprenditoriale nazionale – commenta Franco Gussalli Beretta, Presidente di Confindustria Brescia –. Abbiamo, sin dall’inizio, sostenuto in modo attivo la campagna vaccinale, convinti che sia l’unica strada possibile per superare la pandemia: con il progetto “Un vaccino per tutti”, le aziende del territorio rimarcano il valore sociale dell’impresa, e il loro ruolo all’interno della società.”

“Dopo il protocollo per il rientro in sicurezza al lavoro dell’aprile 2020, Brescia si dimostra ancora una volta un territorio in cui il dialogo tra associazioni datoriali e sindacati può portare a risultati importanti – aggiunge Roberto Zini, Vicepresidente di Confindustria Brescia con delega a Relazioni Industriali e Welfare –. Il meccanismo studiato in modo congiunto consentirà di proseguire nella campagna di diffusione del piano vaccinale e, allo stesso tempo, di portare avanti un programma di attenzione alle nazioni meno sviluppate. Nel mondo attuale le interconnessioni tra i vari Paesi sono molto intense. È quindi probabile che una malattia fortemente infettiva come il COVID-19 possa continuare a diffondersi da un Paese all’altro, e su tale aspetto dobbiamo lavorare.”